Capitolo 21

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La pelle di Irvine brillava sotto la luce del camino. Girata su un fianco, sdraiata vicino a lui, dormiva beatamente, dopo aver trascorso le ultime ore tra le sue braccia, fremente e piena di passione. Fare l'amore con lei era una nuova scoperta ogni volta; era incredibile quanto affondare nel suo corpo caldo e baciare le sue labbra morbide non lo stancasse mai: non ne aveva mai abbastanza. Era passato qualche giorno da quando Irvine si era svegliata, da quando lui le aveva confessato il suo amore e lei lo aveva reso l'uomo più felice del mondo, accettando di sposarlo.

Hakon non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che era accaduto, stentava a credere che le cose fossero finite nel migliore dei modi, che Irvine fosse finalmente divenuta la sua donna a tutti gli effetti e che lui avrebbe potuto passare il resto dei suoi giorni al suo fianco. Si sentiva fortunato ed era tutto così tremendamente bello da sembrare un sogno.

Per molti anni, probabilmente fin da quando era solo un bambino, Hakon aveva lottato per trovare la sua strada in quello strano e sanguinoso mondo. Si era sempre sentito fuori posto, rifiutato dalla sua vera famiglia, che non gli aveva mai donato amore ma che, piuttosto, l'aveva sempre trattato come un figlio non voluto, come un incidente di percorso, come l'ennesima bocca da sfamare in una vita già dura di per sé; cresciuto senza nessuno su cui poter contare, quando i barbari avevano invaso il suo villaggio e l'avevano fatto prigioniero, una piccola parte di lui aveva sperato in un futuro migliore. Ma nemmeno tra le file dei nordici aveva trovato ciò che cercava così disperatamente; il popolo vichingo, a eccezione di Uther e Magnùss, aveva provato a tagliarlo fuori, a dimostrargli che non era abbastanza per loro, che nessun gesto eroico sarebbe servito a integrarlo completamente.

Aveva trovato una famiglia, ma non un'entità, non un ruolo che gli desse soddisfazione.

Tutto quel disprezzo aveva piantato profonde radici nel suo cuore; negli anni, aveva fatto crescere nella sua anima travagliata una rabbia che non trovava mai sfogo. In ogni suo gesto, in ogni battaglia, in ogni reazione esagerata a qualche insulto, c'era una collera profonda e insaziabile. La guerra, il bandire una spada davanti al nemico, era questo il suo modo di cercare sollievo, una rivendicazione che non era mai arrivata però. Suo padre e suo fratello avevano provato in ogni modo a proteggerlo, dagli altri e anche da se stesso, da quel radicato desiderio di accettazione che scatenava la sua sete di violenza. Nemmeno loro però era riuscito a dargli la pace che cercava, solo Irvine era arrivata alla meta.

Lei era entrata nella sua vita in punta di piedi, senza pretese; con la sua anima gentile e fragile, Irvine aveva sconfitto tutte le sue paure e portato una ventata d'amore e pace nella sua vita. A lei non importava che lui fosse un barbaro o un inglese, non le interessava quante ricchezze avesse accumulato né quante battaglie avesse vinto. Lei aveva guardato dentro di lui, nel più profondo della sua anima affamata e l' aveva accolto e nutrito. Quella ragazza era divenuta il centro del suo mondo, tutto ciò di cui aveva bisogno. Con la sua bellezza eterea e il suo passato burrascoso si era intrufolata nel suo cuore, sotto la sua pelle, e aveva inceneritori ogni esperienza passata e spazzato via tutta quella rabbia che l'aveva divorato per anni.

Una donna, una straniera, una prigioniera gli aveva regalato qualcosa di più prezioso di bottini carichi d'argento o di qualsivoglia posizione di potere: l'amore.

Hakon, con lo sguardo, seguiva il sinuoso profilo del suo corpo nudo, partendo dai capelli dorati che ricadevano sulle sue spalle, alla schiena liscia e setosa, fino al fondoschiena rotondo e pieno. Per evitare di cedere al suo desiderio insaziabile, decise di spostare l'attenzione dal suo corpo e di soffermarsi sul suo visetto imbronciato. Irvine aveva la bocca leggermente dischiusa e un'espressione angelica. Chissà cosa stava sognando? Chissà se, anche mentre dormiva profondamente, era a lui che pensava. Cullato da questi amabili pensieri, si fece più vicino a lei, circondandole la vita con un braccio, mentre lei si accoccolava sul suo petto, e dopo poco tempo anche lui sprofondò nel sonno, felice e appagato come mai prima d'allora.

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