Capitolo 11

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Irvine pensava che avrebbe trovato un po' di sollievo nella partenza di Oleg e dei suoi soldati. Ma non c'era pace per lei; dopo la discussione con Hakon, quella mattina stessa, improvvisamente la quiete che aleggiava nella dimora, dove erano rimasti soltanto una ventina di uomini, la gettava ancor più nello sconforto. Ora che non doveva più preoccuparsi di guardarsi le spalle continuamente, la casa sembrava terribilmente vuota e desolata. O forse era solo il suo cuore deserto ha tramutare la tranquillità tanto attesa in qualcosa di negativo e avvilente.

Com'era possibile che una come lei, una persona sola da tutta la vita, sentisse su di sé il peso dell'abbandono?

Prima di Hakon aveva provato sulla propria pelle le peggiori umiliazioni e sofferenze. Prima di Hakon si era rifugiata nella lettura, nella preghiera, nelle opere di bene, pur di sentirsi viva e non un essere che si limitava a esistere. Prima di Hakon il suo cuore non poteva essere trafitto o ferito, perché lei vi aveva costruito tutto intorno una spessa muraglia capace di tenere lontano il dolore o qualsiasi sentimento. Solo così era sopravvissuta al padre privo d'amore e al marito maligno e sadico. E ora, ora che quel vichingo le aveva mostrato un briciolo di gentilezza e considerazione, ora che le aveva fatto tastare con mano cosa significasse avere qualcuno che si preoccupa per te, ora che aveva aperto minuscole brecce nel suo muro protettivo, come avrebbe potuto sopravvivere senza tutto questo?

Prima di lui non era niente, non provava niente e ora pareva che tutti quei sentimenti a lungo evitati le fossero piombati addosso tutti insieme, travolgendola come un'onda. Avrebbe tanto voluto tornare indietro, ritornare a essere quella di sempre: una persona vuota, ma intatta.

Finito di riassettare le stanze, Irvine si dedicò meticolosamente alle cucine e persino alla pulizia delle stalle. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non fermarsi e non pensare. Intenta a rifornire gli abbeveratoi dei cavalli, completamente immersa in quel semplice compito, sussultò quando sentì i passi di un uomo in avvicinamento. Una piccola parte di lei, seppur avesse cercato in ogni modo di schiacciarla fino a farla scomparire, sperò che la persona in arrivo fosse Hakon. Un uomo orgoglioso come lui non sarebbe mai sceso a compromessi, non l'avrebbe inseguita, non dopo quello che lei gli aveva detto. Ma non poteva smettere di sperare.

Quando la scura e corta capigliatura di Magnùss fece capolino da dietro l'angolo, una parte di lei gioì dell'arrivo dell'amico, mentre l'altra sprofondò ancora più in basso. "Credo che i cavalli non abbiano mai visto una stalla più pulita!"

Bjorn, lo stallone nero che Hakon aveva ceduto a suo padre in cambio di lei, frinì quando Magnùss gli passò accanto, cercando di richiamare la sua attenzione. Il ragazzo passò la mano sulla sua criniera, sfregandogli affettuosamente il collo. "Anche i cavalli meritano un giaciglio pulito", gli rispose. Si sforzò di sorridere, anche se non smise di lavorare, come se non potesse fermarsi per nulla al mondo.

In verità aveva paura che se si fosse arrestata, se Magnùss l'avesse guardata negli occhi, sarebbe scoppiata a piangere. Lui era un buon osservatore e lei una pessima bugiarda. "Non devi necessariamente fare tutto oggi. Oleg e gli altri sono partiti solo questa mattina, ora avrai tutto il tempo che vuoi per far brillare la casa senza che nessuno ti infastidisca più." Si strinse nelle spalle, ignorando le sue parole. "Irvine, fermati. Tra poco tramonterà il sole e tu non hai smesso un attimo di lavorare, non hai nemmeno mangiato."

Solo ora che lui aveva pronunciato quelle parole, Irvine si ricordò di non aver toccato cibo né per colazione né per pranzo. Si sentì improvvisamente stanca e affamata, con le braccia doloranti per i troppi secchi sollevati e la schiena a pezzi. Si era ammazzata di lavoro pur di non sentire il suo cuore andare in pezzi. Per questo non poteva dare retta a Magnùss, temeva che se l'avesse fatto sarebbe crollata. "Finirò qui e poi mangerò qualcosa. Tornate dentro, tra poco preparò la cena."

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