III

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Quando tornai in me (dire che mi svegliai sarebbe incorretto) sentii una voce lontana, come se qualcuno avesse gridato in una scatola prima di chiuderla e io l'avessi riaperta cento anni dopo. Sentivo ma non capivo, ero troppo stanco. Qualcuno mi strattonava le spalle cercando di svegliarmi, di farmi riprendere, ma io non ci riuscivo. Avevo male alla testa - dentro e fuori -, alla caviglia, alle gambe, alla spalla, al petto. Non volevo alzarmi, non potevo. L'idea di restare su quel pavimento gelato era improvvisamente diventata più confortevole dinanzi alla prospettiva di alzarsi e affrontare quello che c'era da affrontare e ignorare la voce che stava cercando di spronarmi era facile. Svenni di nuovo.

La volta dopo, mi trovavo in macchina. Un taxi, capii dai numerini rossi e sbiaditi del tassametro sopra la radio. C'era un autista, c'era qualcuno al mio fianco e io, mezzo morto, che non sapevo neanche come ero arrivato sul sedile posteriore. Provai a girarmi per vedere di chi fossero le gambe che vedevo con la coda dell'occhio ma non appena mossi il collo una fitta di dolore mi fece svenire di nuovo.

Tutti i ricordi dei successivi due giorni sono confusi nella mia mente e anche cercare di ricordarli ora, a distanza di così tanto tempo, mi fa venire il mal di testa. Sono solo dei flash, spiragli, ricordi di ricordi e anche metterli in ordine mi è difficile. Quasi sicuramente la prima volta che mi svegliai dopo il taxi era giorno, o meglio, c'era luce ma era così docile che forse era il tramonto, forse l'alba. Ero steso e nonostante i mille dolori e il bruciore ero comodo, su un letto alto, coperto da un lenzuolo sottile e bianco. Vidi una finestra, bianca, nuova, semiaperta e al di fuori di questa le finestre del palazzo di fronte che non fui in grado di riconoscere. Con un grande sforzo mi toccai la ferita sulla fronte e sentii il filo da sutura che mi aveva chiuso il taglio. Poi, di nuovo il buio.

Quando mi risvegliai era notte, la finestra che avevo visto prima era chiusa, le veneziane erano abbassate e non passava luce, ma la lampada a qualche metro da me illuminava di luce gialla la stanza e mi permise di notare delle gambe che riconobbi come quelle del taxi. Un ragazzo, giovane, capelli corti, viso preoccupato, seduto sulla sedia della scrivania e che non si era accorto che ero sveglio, fissava il palmo della sua mano come se dentro ci fosse chissà cosa. Prima di poter attirare la sua attenzione, però, mi riaddormentai.

L'indomani ero abbastanza in forze per rimanere sveglio e smetterla di crollare all'improvviso. Finalmente la testa non mi faceva così male e gli altri dolori erano sopportabili. Avevo un cattivo sapore di sonno in bocca e mi sentivo indolenzito per tutto il tempo in cui ero stato fermo. Da sveglio potevo finalmente guarire più velocemente e forse in meno di un giorno sarei stato in grado di tornare perfettamente in forma. Mi tirai su facendo forza sulle braccia e riuscendo a poggiare la schiena sulla tastiera del letto. Sulla stessa sedia che avevo visto quella notte il ragazzo dormiva serenamente  di fianco al mio letto e potevo notare un'infinità di dettagli che prima mi sfuggivano sia perchè finalmente vedevo bene e gli occhi non mi si chiudevano da soli, sia perché dalle fessure della veneziana entravano spiragli di luce gentili.

L'intero appartamento - un monolocale non troppo grande - era un mix perfetto di semplicità e disordine (quel disordine accogliente che fa la differenza fra un appartamento da copertina e uno in cui vive una persona vera: poche magliette sparse in giro, un paio di piatti e di tazze da colazione nel lavandino, un paio di converse ai piedi del divano, un altro paio sotto la scrivania). L'arredamento era tutto sulle sfumature del bianco: il pavimento, le pareti, il divano, i pochi mobili che c'erano. Due cose però mi avevano stupito e distratto per un paio di minuti dalle fitte alla spalla.

Primo, la libreria che separava il letto dalla zona cucina: piena di libri di ogni tipo, ordinati per genere. Riuscii a leggere alcuni dei titoli di quelli posizionati sullo scaffale alla mia altezza: Criminologia e vittimologia; Sociologia del diritto, della deviazione e della criminalità; Elementi di psicologia dinamica; Diritto penale.

What Was Left BehindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora