Una settimana dopo, nella stanza di un motel a poco prezzo, lesse la notizia sul giornale del ritrovamento di suo padre. Era in coma all'ospedale di Magadan. I giornali ipotizzavano che dei rapitori avessero picchiato lui e rapito suo figlio.
Nel cuore della notte un rumore terribile di lamenti e crepitii alla finestra lo svegliarono. Quando aprì il mostro che era fuoriuscito dal suo corpo si sollevò sulle zampe anteriori e notò che era cresciuto a dismisura. Si comportò come se fosse felice di vederlo.
Rasmus lo lasciò entrare per paura che il suo baccano svegliasse qualcuno e attirasse l'attenzione su di lui. Quando gli disse di tacere lui smise di emettere versi confusi. Notò che aveva del sangue sulla mascella e parte del volto. La mattina dopo sentì al telegiornale la notizia di un uomo massacrato da una bestia selvatica nel bosco.
Aveva paura. Si sentiva responsabile. Avrebbe voluto che sua madre fosse lì per aiutarlo, per dirgli cosa fare.
Scoprì che la bestia, a cui non diede un nome per paura di creare un legame ancora più forte di quello che già condividevano, era in grado di rientrare nel suo corpo sotto forma di fumo anche se questo gli procurava dei dolori alla testa e al petto molto forti. Decise che sarebbe tornato negli Stati Uniti, stanco del freddo glaciale della Russia e di sentirsi solo. Pieno di desiderio di rivedere i luoghi che gli ricordavano giorni più felici.
Appurato che il mostro non si sarebbe mai separato da lui e avrebbe sempre trovato un modo per raggiungerlo decise di portarlo con sé. Prese del denaro dalla cassetta di sicurezza di suo padre e si procurò dei documenti falsi, ringraziando il cielo che dimostrasse più anni di quanti ne avesse in realtà e che fosse plausibile che ne avesse 18.
L'aereo per Mosca impiegò 7 ore e 40 minuti durante i quali vomitò nel bagno di un metro quadrato due volte. Riposò una notte e il giorno dopo prese il volo per l'aeroporto JFK di New York. Altre 9 ore infernali. Pianse quando la chiave che rubò a suo padre prima di partire entrò perfettamente nella serratura della casa che aveva lasciato più di sei anni prima.
Visse i seguenti mesi come qualcuno a cui semplicemente non importava di vivere. Usciva di rado, soltanto di notte, e girovagava per i luoghi che ricordava con affetto e che non facevano altro che ricordargli tutto quello che aveva perso. Era cosciente del fatto che quel mostro fosse il frutto del suo dolore ma non era abbastanza interessato dal fare ricerche e interrogarsi.
Una notte sentì una fitta lancinante nel fianco ma capì che quel dolore non era il suo. Così richiamò a sé la bestia che, come immaginava, era ferita in vari punti. La medicò come aveva visto fare suo padre diverse volte alle sue ginocchia sbucciate e alle ferite tipiche di un bambino curioso. Neanche questo fu abbastanza perché potesse interessarsi a qualcosa e la sua depressione lo riportò a letto, dove si muoveva a stento e la sofferenza lo consumava.

STAI LEGGENDO
What Was Left Behind
Fiksi Penggemar[COMPLETA] Un demone minaccia la tranquillità di New York. Derek, con l'aiuto di Stiles, l'umano che gli ha salvato la vita, dovrà trovare i pezzi che compongono l'unica arma in grado di sconfiggerlo, il Dirkey. Un enigma dopo l'altro, indizio dopo...