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Tornammo al mio appartamento e la prima cosa che facemmo fu prendere la lama (nascosta nella cassaforte dietro la porta della mia camera). In piedi, tesi come due corde di violino, non so cosa ci aspettavamo che potesse accadere, ma trattenemmo il fiato mentre feci combaciare i due pezzi che si unirono perfettamente.

Nulla, ovviamente non successe nulla.

«Oh...» fece deluso Stiles «Immaginavo che si sarebbe sprigionata un'onda d'urto, ma credo di avere troppa fantasia.»

Mi fece ridere, forse perché anche io mi aspettavo qualcosa di simile.

Portammo i pezzi da Walgreen che ci accolse stupito dal fatto che ci avessimo messo così poco a risolvere il mistero. Smise di coccolare Murph e la ripose con molta cura nella sua teca.

«Allora, vediamo cos'ha da dirci questo pezzo» tese la mano e gli consegnai la guardia. Inspirò, chiuse gli occhi e si concentrò. Rimase immobile per qualche secondo, poi cominciò ad infastidirsi e riprovare ancora e ancora ma niente. Non vedeva nulla, non sentiva nulla, nessuna forza si impossessava di lui facendolo diventare un pittore o un musicista, niente.

«Proviamo con i due pezzi insieme» suggerì Stiles. Li unimmo e Walgreen riprovò.

Si sedette, cercò di stare comodo, di concentrarsi ma... niente. «Non so cosa dirvi, ragazzi, non funziona» concluse.

Di nuovo, dopo neanche due settimane, ci trovammo al buio, senza un indizio o una pista da seguire. La cosa peggiore: il Ghul attaccava ancora, imperterrito. Il numero delle vittime aumentava mese dopo mese. Continuava a uccidere persona dopo persona e la frustrazione cresceva in me, come in Stiles, Cam e Walgreen, costretti a restare a guardare.

Dopo un mese di ricerche generiche e tanti buchi nell'acqua capii che le nostre possibilità si erano esaurite. Non c'era nulla che potessimo fare. Era stato bello illudersi di riuscirci ma dovevamo guardare la realtà dei fatti: non avevamo più speranza. Una parte di me pregava che la soluzione ci sarebbe piovuta dal cielo, come era successo con il murales, visto per caso mentre non lo stavamo neanche cercando. Il fatto che Walgreen non avesse avuto nessuna visione, però, era un segno abbastanza forte di quanto la situazione fosse arrivata al capolinea.

Un dobbio, di tanto in tanto, continuava a ronzarmi nella mente, di soppiatto, quasi come una voce che volesse suggerirmi qualcosa. Perché il secondo pezzo si trovava nell'orologio che era appartenuto a Mrs. Crowford? Se dopo il Cile ognuno dei tre Supremi aveva nascosto un pezzo del pugnale, perché proprio lì? Mi sentivo come se un pezzo mancante del puzzle ci impedisse di vedere il quadro completo (mentre ricordo questa storia so quanto poco conoscessi della verità allora).

Raccontai a Stiles dell'orologio a pendolo e anche lui, come me, capì che un collegamento doveva esserci: con me, con Mrs. Crowford, con tutta quella faccenda. Oppure era una sorta di avvertimento, un segno del destino? Sapevo poco di quello che i Supremi fossero in grado di fare, ne avevo solo sentito parlare e non mi ero mai interessato troppo, ma se in qualche modo loro avessero potuto prevedere quello che sarebbe successo?

«Stai dicendo che hanno visto il futuro e hanno pensato di nascondere i pezzi vicino a noi per aiutarci a ritrovarli?» Stiles parlava chiaro, sempre.

«Se lo dici così... non ne sono più così convinto.»

«Tanto valeva metterli tutti sotto il tuo letto, così ci saremmo risparmiati le ricerche, no?»

Dopo aver accettato il fatto che non c'era più niente che potessimo fare sul fronte Dirkey ci misi poco a decidere che avrei affrontato il Ghul, di nuovo. Avevo meno di un mese per migliorare e diventare ancora più forte, prima che lui attaccasse, puntuale come al solito, e io potessi seguire la sua scia che già al pensiero mi faceva rabbrividire.

What Was Left BehindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora