VII

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La mattina di due settimane dopo Stiles aveva un esame, Comunicazione e socioterapia, che lo costrinse ad accantonare le ricerche nei giorni precedenti con suo grande dispiacere. Quasi a mezzogiorno, mentre uscivo dalla doccia dopo l'allenamento della mattina, ricevere la sua chiamata mi sembrò insolito.

«Stiles?» risposi.

«Derek!» la sua voce allarmata mi fece scattare. «Derek! Ci siamo!»

«Cosa? Hai fatto l'esame? Tutto bene?» sentivo i clacson e i rumori della strada in sottofondo.

«Sì, sì, sto bene ma l'ho trovato! Il leone! Vieni subito qui, ti mando la posizione» e riattaccò prima che potessi aggiungere altro. Neanche cinque secondi dopo arrivò il messaggio.

Si trovava nel Lower East Side, al numero 58 di Delancey Street. Mi vestii in tutta fretta e uscii di casa quasi dimenticando le chiavi. Purtroppo dovevo attraversare quasi tutta l'isola e quindici chilometri nell'ora di punta a Manhattan avrebbero richiesto molto più tempo di quello che ci si poteva aspettare. Armato di tutta la pazienza che trovai, sollevato almeno dal fatto che Stiles fosse riuscito a trovare finalmente il nostro leone, presi la metro alla Street Station, scesi dopo 17 fermate alla Grand Street Station e dopo trecento metri a piedi iniziai a cercare Stiles nella folla. Il sole bollente di metà luglio scottava fin troppo e l'unico sollievo era dato dall'ombra dei palazzi alti almeno quattro o cinque piani con gli angoli arrotondati e le scale antincendio esterne. Un vigile urbano regolava il traffico assistito dai semafori roventi e decine e decine di persone si riunivano nell'attesa di attraversare le strisce pedonali. Vidi Stiles in lontananza con lo zaino in spalla che guardava tra la folla cercandomi. In pochi secondi lo raggiunsi.

«Derek! Oh mio Dio, non puoi immaginare! Stavo uscendo dall'università e stavo andando da Starbucks per prendermi un thè freddo quando l'ho visto!» iniziò a camminare. Dopo pochissimo tempo si fermò di nuovo e io, di fronte a lui, ancora non vedevo nulla.

«Oh, giusto» disse e mi fece fare mezzo giro su me stesso tenendomi per le spalle. Ci misi un secondo per focalizzare e poi lo riconobbi. Al primo piano di un edificio in mattoni rossi, su tutta la fiancata non illuminata dal sole, un murales alto dieci metri raffigurava un leone dalla criniera arancione e dal portamento fiero. Sulla parte sinistra del volto aveva una specie di scacchiera gialla e rossa e poggiava su un pavimento fatto di lava le zampe con gli artigli dorati.

«È lui! È per forza lui!» disse Stiles alle mie spalle.

«Ascolta, ho fatto un po' di domande mentre ti aspettavo. Ho chiesto ai negozianti qui intorno e il murales è stato completato soltanto ieri da un artista di strada piuttosto conosciuto.»

«E che mi dici della scritta?» chiesi.

Stiles mi guardò come se avessi chiesto come mi chiamavo.

«Quale scritta?» disse con gli occhi stretti e dubbiosi.

«Quella sopra la criniera, vicino la firma dell'artista» indicai con la mano il punto sopra l'animale dove l'iscrizione era stata fatta con una bomboletta spray bianca in uno stile semplice e lineare.

«Derek... io non vedo nessuna scritta» ammise.

«Allora significa che siamo sulla pista giusta. Forse solo le creature soprannaturali possono vederla.»

«E cosa dice?!» chiese ansioso.

«When nothing goes right, go left.»

«Quando le cose non vanno bene, che significa anche destra in inglese, va a sinistra» ripetè Stiles.

«Che può voler dire?»

«Non lo so... Ma abbiamo fatto un passo avanti, no?» mi sorrise fiducioso.

What Was Left BehindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora