VII.

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Emma

Sicuramente sarà come minimo la cinquantesima volta che faccio avanti e indietro per il piccolo salotto del mio appartamento. L'agitazione non ne vuole sapere di andarsene e l'irritazione ancora meno. Un unico pensiero è affisso nella mia mente: Harry sta venendo qui.
Harry Styles, quell'Harry Styles, sarà qui da un momento all'altro. Ma come cavolo è potuto succedere?!
Sicuramente è uno scherzo. Sono certa che Megan c'entra qualcosa. Ora la chiamo. Cerco rapidamente il suo numero tra i contatti, e quando lo trovo non ci penso due volte e faccio partire la chiamata. Il telefono squilla per quella che mi sembra un eternità prima che entri la segreteria. Accidenti a Megan! Perché non risponde?! Sempre più infastidita getto il telefono sul divano e non spreco altro tempo inutile a preoccuparmi per qualcosa che non accadrà mai. È impossibile che lui venga qui. Non avrebbe alcun senso logico . . . Perché dovrebbe?!
Lui è cosi . . .
Ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero che il campanello inizia a suonare.
Merda.
Faccio un paio di respiri profondi. Che poi, perché dovrei essere agitata? Che mi importa se Harry è qui? Niente. Vero?
Vado verso la porta con una compostezza che non mi aspettavo. Afferro la maniglia e faccio per aprire.
Sicuramente è Megan che torna a casa, sicuramente è . . .
Harry.
Con due occhi verdi da paura e i capelli sparati da tutte le parti, con una fascia verde che tenta di trattenerli invano, un paio di jeans neri veramente troppo attillati, da farmi rischiare di perdere la concentrazione, e una camicia del medesimo colore.
"Si può sapere che ci fai qui?!" strepito all'imporovviso, ritrovando improvvisamente la voce. Lui mi guarda prima sorpreso, ma comunque con un espressione raggiante.
"Te l'avevo detto che sarei venuto, no?" dice, con un sorrisetto sghembo che mi da sui nervi.
"Già. E io avevo detto che non dovevi." sbuffo senza muovermi dalla porta.
"Già." dice. I suoi occhi percorrono ogni angolo del mio corpo. E solo in quel momento mi rendo conto che indosso soltanto una felpa grigia lunga fino a metà coscia e un paio di jeans. Per un attimo mi maledico per non aver pensato a mettermi qualcosa di decente.
"Bè non dovevi venire." dico con la voce improvvisamente instabile. Faccio per richiudere la porta, ma lui è più veloce e la blocca con un piede.
"Ma ormai sono qui. E sarebbe maleducazione sbattermi la porta in faccia, sai?" Sorride. Io lo guardo male. Sbuffo.
"Entra." dico tornando nuovamente nell'appartamento senza guardarlo, ma sono abbastanza sicura che stia sorridendo soddisfatto quello stronzo. E mi ritrovo a sorridere anch'io.
Perché sorrido?!
Smetto subito di farlo e mi volto verso di lui con le braccia incrociate mentre si appoggia di schiena verso lo schienale del mio divano.
"Ora me lo dici perché sei qui?" ripeto. Lui non mi stacca gli occhi di dosso. Appoggia le mani ai lati del suo corpo, sullo schienale, facendo guizzare i muscoli delle braccia. La camicia è arrotolata fino al gomito lasciando in bella vista i tatuaggi. I primi due bottoni della camicia sono slacciati e le ali di due rondini tatuate catturano la mia attenzione.
"Perché mi andava di rivederti." dice strappandomi dai miei pensieri poco consoni. Mi schiarisco la gola, sperando con tutta me stessa che non si sia accorto che lo stavo letteralmente mangiando con gli occhi, ma dal sorrisetto impertinente si direbbe il contrario.
"Mi dispiace deluderti, ma oggi ho da fare." butto lì, non sapendo in che altro modo intimargli di andarsene.
"Cosa hai da fare?" chiede. E adesso?! Mi guardo intorno . . .
"Non credo siano affari tuoi." dico poco garbata. Tanto che lui alza un sopracciglio, sorpreso dalla mia reazione. Si, forse ho esagerato . . .
"Ehm, devo fare spesa." bofonchio, tentando di riprendermi con la prima cosa che mi passa!per la testa. Non è del tutto una bugia, ma neanche la pura verità. Tanto lui questo non lo sa, e sembra credere alle mie parole. O almeno è quello che dà a vedere.
"Okay. Andiamo." dice avviandosi di nuovo verso la porta.
"Eh? Cosa?" chiedo confusa.
Sta scherzando, vero?
"Hai detto che devi andare a fare spesa, no? Allora andiamo a fare spesa." afferma soddisfatto, consapevole di avermi messa in trappola.
"E tu vorresti venire a fare spesa con me?" mi viene da ridere, ed è quello che faccio. Harry, una pop star come lui, che vuole andare a fare spesa con una perfetta sconosciuta. È assurdo. Non sta succedendo a me. Mi sento come se fossi in un film, una di quelle storie stupide per ragazzi, quelle dove lei incontra il tipo famoso e boom diventano inseparabili. Mi pare di aver visto un film di questo genere qualche sera fa con Megan . . . Però la ragazza interessata finiva insieme ad un principe e ovviamente era una storia a lieto fine. Nulla di più lontano dalla realtà insomma.
"Ti faccio ridere, eh?" domanda lui alzando gli occhi al cielo. "Solo perché parecchie persone mi conoscono non significa che io non sia una persona normale come te o come tutti gli altri, sai? E posso benissimo fare spesa da solo. Anzi, lo faccio sempre." dice.
"Si, come no." rido. "E va bene. Andiamo a fare spesa. Ma solo perché sono curiosa di vedere Harry Styles con un carrello in mano." aggiungo raggiungendo la porta prima di lui. Appena scendo la rampa di scale e mi affaccio allmesterno, Harry mi raggiunge e mi afferra per un polso facendomi girare verso di lui. Sussulto. Siamo tremendamente vicini.
"Non farlo più." sussurra con voce grave, scuro in volto, a pochi centimetri da me. Il suo fiato profuma di menta e mi accarezza la pelle.
"C-Cosa?" balbetto con la voce malferma. È come se ogni cellula di me stessa avesse iniziato a vibrare violentemente insieme al cuore, nel momento esatto in cui la sua mano ha sfiorato la mia pelle.
"Non dire il mio nome e cognome in quel modo." dice serio.
"In quale modo? Io non . . ." tento di dire ma mi interrompe.
"Come se io non fossi nient'altro che una figura uscita fuori da un poster, o come se esistessi al solo scopo di essere famoso. È snervante, sai? Vedere che tutte le persone che ti circondano lo fanno solo perché sei famoso. E non perché sei una brava persona, un ragazzo simpatico o intelligente. Solo per questo."

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