Emma
Quando ero alla scuola media, le mie amiche o compagne di classe non facevano altro che parlare di pop star famose, cantanti, ballerini, attori . . . Erano tutte in fissa per qualcuno di famoso. Arrivavano a scuola con i mega poster nello zaino, l'astuccio, il quaderno e il diario con la stampa di quelle persone che idolatravano così tanto. Cantavano le canzoni durante la ricreazione o imitavano i loro modi di fare o di vestire, si divertivano molto con così poco. Sembravano pendere dalle labbra di quelle persone che non avrebbero mai saputo neppure della loro esistenza. Poi c'ero io, in un angolo remoto della classe, da sola, con il 'Grande Gatsby' tra le mani, o un quaderno e una matita per disegnare. Di certo ero ben lontana dall'essere come le mie altre compagne di classe o qualsiasi ragazzina della mia età. Ritenevo una perdita di tempo passare giornate a struggersi di desiderio per un cantante o chiunque altro di famoso. Che senso aveva? C'era una possibilità su mille di portelo incontrare, e se anche fosse accaduto, lui o lei ti avrebbe dimenticato nell'istante esatto in cui i suoi occhi si fossero posati su di te, se mai lo avessero fatto. Avevo già i miei di pensieri, perché aggiungerne degli altri senza alcuno scopo, su un qualcuno a cui non fregava assolutam niente di te e neppure sapeva che eri al mondo? Che senso ha avere un idolo? Mi chiedevo continuamente, guardando quelle ragazze che non facevano altro che fare gli occhi dolci ad una foto su uno schermo. Ma forse, il solo motivo per cui me lo chiedevo, era perché non ne avevo mai avuto uno . . . Nessuno mi aveva mai catturato così tanto interesse. Ed è tutt'ora così, non ho un idolo e neppure ne voglio uno. Penso ancora che sia una stupidaggine adolescenziale, un qualcosa che ha il compito di alleviare una mancanza concreta nella vita di una persona. Eppure, in questo preciso istante, seduta a questo tavolo, nella mia cucina, con Harry difronte a me, non posso fare a meno di pensare non solo a tutte quelle persone nel mondo che vivevano per gli One Direction, ma anche a gli One Direction stessi, che sono stati catapultati in quel mondo tosto e violento che è la celebrità e ne sono rimasti segnati insieme, per poi dividersi e condurre strade parallele. Ora guardo gli occhi verde intenso del ragazzo con il marcato accento britannico seduto davanti a me, e non posso che osservare quella miriade di emozioni che fanno la guerra all'interno di quelle gemme brillanti.
"Cosa? Non vi siete più rivolti la parola? E perché?" la curiosità sta avendo la meglio. E' assurdo come io, colei a cui non è mai importato nulla di questo mondo, mi sento così tanto risucchiata nella storia che questi cinque ragazzi hanno condiviso.
"Non c'è una ragione precisa. Quando sei abituato a passare quasi tutti i giorni della tua vita insieme a delle persone, se di punto in bianco smettete di vedervi i rapporti si allentano. Per il semplice fatto che non li vedi più sempre ad ogni ora del giorno, non sei più nella loro stessa città, e non puoi pensare di chiamarli in interrotta ogni volta che hai una battuta stupida da fargli. Quindi è così che è andata. All'inizio ci telefonavamo regolarmente, poi però le telefonate e i messaggi erano sempre meno e abbiamo finito con il non parlarci più." dice e la sua espressione è così rassegnata che avrei voglia di abbracciarlo.
"E come mai a nessuno dei cinque è più venuto in mente di chiamare gli altri per riunirvi? E' palese che tu senti la loro mancanza, e seppur non li ho mai visti sono certa che per loro è lo stesso." dico con la voce più alta di quanto mi aspettavo.
"In realtà le nostre fan ci sperano ancora, lo so. Sui social media ci sono così tante cose su una presunta reiunion degli One Direction, e sia io che gli altri non abbiamo mai realmente smentito questa possibilità perché gli spezzerebbe il cuore sapere che in realtà non ci rivolgiamo più nemmeno la parola." dice passandosi una mano tra i folti riccioli scuri. Oppure anche voi continuate a sperarci in realtà . . . Vorrei dire, ma non mi va di infierire oltre, lo vedo turbato e io non sono nessuno per fare congetture su un argomento per lui di tale importanza.
Sai Harry, l'insicurezza la nascondi bene sul palco, ma basta guardarti un po' più da vicino per scoprire che cosa provi in realtà."Secondo me dovresti chiamarli tu." dico con un alzata di spalle, fingendo infifferenza, portandomi l'ultima forchettata di pasta alla bocca. Harry ha già finito la sua da un pezzo nonostante non ha fatto altro che parlare.
"Non posso!" esclama guardandomi come se fossi pazza.
"Perché no, scusa?"
"Perché . . . perché non avrebbe alcun senso dopo tutto questo tempo e poi non saprei cosa dirgli." afferma, quasi come se cercasse di convincere se stesso per primo.
"Non è una motivazione valida." dico guardandolo con sufficienza.
"Lo so . . ." sospira. "E' solo che . . . non posso e basta, okay?" dice afflitto. Lo guardo per un lungo momento e capisco che questo è il suo modo gentile di farmi capire che non gli va più di prolungare sull'argomento.
"Okay." dico alzandomi e appoggiando i nostri piatti vuoti nel lavandino. Harry si alza da tavola e va in salotto senza dire una parola. Lo sento fare zapping con il televisore come se fosse a casa sua e mi viene da ridere. È seduto con le gambe accavallate sul divano, il telecomando in mano e un espressione concentrata, come se scegliere quale programma televisivo guardare fosse di vitale importanza per lui. Inizio a sistemare la cucina e a caricare la lavastoviglie quando me lo ritrovo dietro, appoggiato allo stipite della porta che fa da tramite tra cucina e salotto.
"Ti do una mano a sistemare . . ." dice incerto.
"No, tranquillo, ho finito."
Chiudo la lavastoviglie, premo il tasto di accensione e mi volto verso di lui. E' appoggiato con una spalla allo stipite e riesco quasi a vedere i muscoli scolpiti che guizzano sotto la sua maglietta, i jeans scuri che gli fasciano le gambe e i fianchi, i capelli che gli scivolano morbidi sulla fronte, le labbra morbide, gli zigomi e la mascella scolpiti e la luce che si infrange nel verde dei suoi occhi da la stessa identica sensazione di quando guardi il sole che illumina una radura piena di piante, fiori e vita. Anche se in questo momento, in questa stanza improvvisamente troppo piccola, l'unico sole dal quale vengo accecata è Harry."Ti va di guardare un film?" dice sorridendo. Probabilmente poi si accorge che ho un espressione strana, troppo persa tra i miei pensieri, infatti il suo sorriso vacilla. "Oppure no . . .Se hai altro da fare posso andarmene. E' sabato sera sicuramente hai altri programmi, vero?" dice improvvisamente in ansia, come se si fosse ricordato soltanto adesso che anche, come lui, io posso avere una vita.
"In realtà i miei unici programmi per la serata erano starmene sotto le coperte a leggere libro o guardare un film su Netflix." dico sorridendo per rassicurarlo. Lui mi guarda incuriosito, tentando di mascherare un sorriso.
"Quanti anni hai detto che hai?" chiede cogliendomi di sorpresa.
"Ventitré, perché?"
"Ah, perdonami, credevo ne avessi ottantadue." esclama ridendo della sua stessa battuta mentre si rifugia in salotto.
"E perché mai dovrei avere ottantadue anni secondo te? Sentiamo." dico seguendolo incrociando le braccia al petto. Tento di risultare più risoluta possibile, ma fallisco quando sento spuntare un sorriso spontaneo.
"Alla tua età dovresti uscire a divertirti, andare in giro per locali, ballare, ridere, scherzare e fare cazzate, bere e dimenticare tutto la mattina seguente, no? " dice continuando a ridere.
"Senti chi parla! Il ragazzo famoso che potrebbe essere ovunque egli voglia e invece spreca il suo sabato sera sul divano di una ragazza qualunque a parlare della sua età." affermo enfatizzando la parola che tanto lo infastidisce. Lui alza gli occhi al cielo senza smettere però di sorridere.
"Io sono esattamente dove mi va di stare. Tu invece? Non preferiresti uscire e divertirti?" chiede, mi sembra una domanda a tranello, come se celata sotto l'ironia ci fosse una nota di timore per quella che sarà la mia risposta.
"No. Voglio stare qui." affermo sedendomi sul divano accanto a lui. "E poi, non mi piace andare in giro per locali o fare tutte quelle cazzate che sembrano soddisfare tanto i ragazzo di oggi giorno."
"Bene. Allora vorrà dire che quel film su Netflix che avevi in programma di vedere da sola, sotto le coperte come una nonnetta, lo guarderemo insieme." sentenzia Harry appoggiandosi allo schienale, accanto a me, senza aspettarsi risposta. E io non posso far altro se non scoppiare a ridere.
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Heeey!❤️
Come state?
Spero il capitolo vi piaccia! Cosa vi aspettate che accada dopo? Fatemelo sapere nei commenti!
Un bacio!❤️
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Space between us
FanfictionCinque ragazzi. Ogniuno con la propria carriera, la propria vita e il proprio successo. Un passato condiviso. Un legame che li ha legati in passato e continua a legarli anche se a distanza di anni. Si conoscono meglio di chiunque altro, eppure sono...