XIX.

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Harry

Prendo il taccuino e la penna dalla valigia a mano e ricomincio a scrivere parole senza senso, sono giorni che lo faccio. Scrivo e scrivo senza mai riuscire a descrivere a parole cosa provo realmente.
Ho scritto decine di canzoni che parlano di sentimenti forti, sentimenti che spesso vengono associati all'amore verso un altra persona. Ma la verità è che difficilmente mi sono mai davvero innamorato di qualcuno.
Ho creduto di esserlo . . . Più e più volte, ma ogni volta che succedeva arrivavo ad un punto in cui mi chiedevo 'cavolo, come ho fatto a pensare che quello potesse essere amore?!' .
E infatti non lo era.
Qualcuno potrebbe chiedersi come faccia a saperlo visto che sto ammettendo di non aver mai provato nulla del genere, bè, sinceramente. . . Non ne ho idea. Lo so e basta.
So che quello che scrivevo in quei testi non era lo stesso tipo d'amore che provavo realmente, era il tipo di amore che volevo povare. Ero sempre così attratto dall'idea che avevo di quel sentimento di cui tutti parlavano . . . Ma non l'ho mai provato. Ora, su questo aereo, guardo la ragazza che dorme sul sedile di pelle accanto al mio e mi domando se mi stia sbagliando anche questa volta. . .
"Harry, ci siamo." dice Tayler uscendo per mezzo secondo dalla cabina del pilota. Gli faccio un cenno d'assenso e mi volto nuovamente verso Emma, che ha appoggiato la testa sulla mia spalla, ancora immersa nel mondo dei sogni.
"Em." sussurro accarezzandole il viso. "Emma, siamo arrivati." dico. E lei apre gli occhi e si tira su di scatto, sbattendo le palpebre più volte.
"Di già?" bofonchia ancora mezza addormentata.
"Di già? Sono quasi tredici ore che siamo in volo." ridacchio alzandomi in piedi.
"Oh." si limita a dire, ma si stropiccia il viso assonnato e si decide ad alzarsi. E insieme, dopo aver recuperato le valige, scendiamo dal mio aereo.

Emma

"No, papà, te l'ho detto, staró bene. Non preoccuparti." dico per la centesima volta a mio padre. Appena siamo arrivati nell'hotel dove alloggia Harry ho deciso di chiamarlo, sapevo che si sarebbe incazzato a morte una volta che gliel avessi detto, ma non potevo tenerglielo nascosto.
"Come puoi dirmi di stare tranquillo, Emma?! Mi chiami e mi dici che sei in America con un ragazzo che nemmeno conosci! Ti sembra normale? Sono pur sempre tuo padre come dovrei reagire secondo te?!" continua lui dall'altro capo del telefono.
"Papà, smettila. Ti ho detto che sto bene. E non è per sempre! Sono solo alcuni giorni! Torno presto, promesso." tento di rassicurarlo.
"Tua madre lo sa?" dice.
Merda. . .
"Ehm, no." sussurro sperando con tutta me stessa che non abbia sentito.
"Che cosa?!" esclama. "Non gliel hai ancora detto?! Dio, Emma, impazzirà quando lo scoprirà, lo sai, vero? Cioè sai com'è tua madre . . . Darà letteralmente di matto." sbuffa. E anche a dirstanza di chilometri posso immaginarlo mentre si passa una mano sul viso, esausto.
"Lo so." sospiro.
Ma ha ragione. Quando mia madre lo scoprirà darà i numeri. È per questo che non l'ho ancora chiamata. E una parte di me spera ancora di riuscire ad aggirare del tutto la cosa. È felice con il suo nuovo compagno, perché dovrei darle una preoccupazione inutile? Cosa mai potrebbe succedermi di tanto brutto?
"Devi dirglielo." ribatte.
"Papà. . ." dico in tono lamentoso, neanche fossi una bambina.
"Emma. Se non lo fai tu dovrò dirglielo io. Sai che il rapporto tra me e tua madre funziona a malapena, se sapesse che gli nascondo le cose che ti riguardano allora sarebbe la fine."
Ecco, ha toccato il tasto giusto per farmi cambiare idea. . .
"Odio quando hai ragione." sbuffo. E la sua risata rimbomba nel ricevitore. Dopo avergli assicurato ancora una volta che sto bene e che non deve preoccuparsi, lo saluto e richiudo la chiamata. Cerco il contatto di mia madre in rubrica e quando provo a chiamarla entra immediatamentela segreteria. Sto pre far ripartire un altra chiamata, ma in quel momento la porta della suite si apre ed Harry entra con un sorriso enorme e un vassoglio pieno di cibo dall'aspetto delizioso.
"Bè, per noi, tornando ora dall'Italia, sarebbe la colazione, ma per loro è ora di cena." ride.
E solo in quel momento, guardando il suo sorriso mi rendo conto di quello che è accaduto nelle ultime ore.
Sono in America.
A Chicago.
Con Harry Styles.
Come cavolo è successo?!
"Tra circa mezz'ora devo andare a provare per il concerto, mancano solo due ore. Verrai, vero?" chiede prima di addentare il suo trancio di pizza.
"Io . . . Ehm . . . Non credo che . . ." balbetto. Se c'è una cosa che odio sono i posti affollati. E quale posto è più affollato di un concerto?
"Non sei obbligata. Se non ti va lo capisco." dice lui con un sorriso tenue, ma gli si legge alla perfezione la delusione nello sguardo.
"Va bene, verrò." dico con un sorriso, tentando di rimediare.

E cosa accadrà quando tutto questo avrà una fine?

È questo che mi domando da più di un ora, da quando sono bloccata in questa stanza. Sono nel camerino di Harry da più di un ora, in attesa che il concerto inzi, ma a quanto pare quando sugli annunci c'è scritto che un evento del genere inizia alle nove, sta pur certo che le nove si trasformano nelle nove e mezza. Ho passato la mia attesa a scrivere o disegnare i primi pensieri che mi frullavano per la testa sul diario in cuoio che porto sempre con me, ultimamente sta diventando una raccolta di pensieri che hanno come tema principale un ragazzo inglese con gli occhi verdi e il sorriso contagioso. Il rumore di un paio di colpi alla porta mi riscuote.
"Avanti." dico aspettandomi di vedere Harry, ma non mi stupisco di incontrare lo sguardo di Trevor.
"Signorina Emma, il concerto sta per iniziare. Lui la vuole li." dice in tono professionale. Nonostante gli abbia detto e ridetto di parlarmi normalmente lui si ostina a trattarmi come se fossi un ansiana signora in cerca di rispetto.
"Lì dove? S-sul palco? Vuole che salga sul palco? Oddio, dimmi di no, ti prego." inizio a dire, completamente nel panico.
"No, no. Certo che no." risponde lui lasciandosi sfuggire una risata. Mi accorgo solo ora di quanto sia bello, sicuramente non avrà piu di trent'anni. Il viso è scolpito, gli occhi ambrati a contatto con la luce al neon della stanza si illuminano, i capelli quasi biondi e il sorriso è gentile come sempre. Se non fossi totalmente presa da un certo ragazzo inglese e bello da paura, forse mi soffermerei più spesso a guardarlo.
"Mi ha chiesto di scortarla dietro le quinte."dice. E probabilmente si accorge della mia esitazione perché un sorriso rassicurante gli increspa il viso. "Non si preoccupi signorina, nessuno la vedrà da lì." aggiunge.
"O-okay." dico, traendo un lungo respiro tentando di placare l'ansia. "Andiamo allora."
Lui si volta, con un sorriso rassicurante e io lo seguo lungo lo stretto corridoio scuro che conduce al palco.
Appena raggiungiamo la fine del corridoio, delimitato da una porta in legno, il vociare confuso delle persone presenti si amplifica e appena Trevor spalanca la porta facendomi segno di oltrepassarla il caos diventa tale da farmi sobbalzare sul posto. Senza capire una parola di quello che tenta di dirmi Trevor, raggiungiamo il retro delle quinte e poi, finalmente, incrocio lo sguardo del ragazzo che mi ha trascinato fin qui.
"Hey! Sei pronta?" domanda Harry cingendomi la vita con le braccia.
"Ehm, si." dico arrossendo leggermente. "Tu? Sei pronto? Voglio dire, stai per salire li fuori . . . Davanti a migliaia di persone. Non sei agitato?" chiedo.
"In realtà no. Per niente." sorride. "Anzi, quando salgo sul palco sono più tranquillo che mai. Davanti a tutte quelle persone che sono lì solo per me . . . È una bella sensazione." aggiunge, con un sorriso sincero.
"Okay, bè, allora vai! Credo proprio che ti stiano aspettando." rido, ascoltando il coro di voci che ripetono il suo nome.
"Si, hai ragione. Ora vado." dice davandomi un bacio sulla guancia e avviandosi a grandi passi verso il palco. Ma a metà strada si blocca e con riluttanza si volta nuovamente verso di me. E resto quasi interdetta e sorpresa nello scorgere la marea di emozioni che gli vedo passare nello sguardo in un solo secondo.
"Resti qui, vero?" chiede, improvvisamente serio e quasi timoroso.
Dove altro potrei voler andare?
"Certo. Resto qui." rispondo. "E tu poi torni, non é così?" aggiungo di getto.
"Sempre." risponde con un sorriso che mi toglie il fiato.
Ed è con lo stesso sorriso che lo guardo salire sul palco, accolto da grida assordanti e acclamazioni che mi lasciano senza parole. Sapevo che aveva tantissime fan in tutto il mondo, sapevo che era più che amato da milioni di persone. Ma sentire queste urla . . . Dio, è tutta un altra storia.
Lo guardo cantare, ridere, scherzare, interagire con il pubblico come non avevo mai visto fare a nessun'altro prima d'ora. Poi alla fine parte una canzone. Una canzone che non credo di conoscere. Ma appena la sento, il mio cuore sprofonda nel petto.

Lei.
Lei, vive con me nei miei sogni ad occhi aperti.
È la prima che vedo e non so perché.
Non so chi sia.
Lei.

Alla fine dell'ultima canzone, dopo i ringraziamenti e i saluti, sono ancora scossa dal testo di quella canzone insapettata, perciò a malapena mi accorgo di lui che corre nella mia direzione.
"Dobbiamo correre." dice con foga.
"Cosa?" domando, tentando di riprendermi dallo stato di shock in cui ero caduta.
"Em, corri!" ripete più forte, mi prende per mano e iniziamo a correre. E senza riflettere, senza capire cosa stia succedendo mi lascio trascinare da lui e la valaga di emozioni che ho dentro.

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Heyyy❤️
Come state?
Che ne pensate della storia? Siete curiosi di esplorare un po' anche il mondo di Harry oltre a quello di Emma?
Cosa vi aspettate che succeda?
Fatemi sapere tutto nei commenti, leggo e rispondo a tutti!
XoXo❤️

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