XVI.

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Io e Harry ci sediamo su una delle  fredde panchine del parco e perdo il conto dei minuti che passano prima che a qualcuno dei due venga in mente qualcosa per spezzare il silenzio. Non c'è imbarazzo, è solo paura di spezzare l'insolita e accogliente asmosfera che aleggia tra noi. Siamo entrambi persi nei propri pensieri, non so cosa darei per sapere a cosa sta pensando. E proprio quando la vaga idea di chiederglielo mi sfiora la mente, Harry si volta verso di me e immagino che voglia dirmi qualcosa, ma quando lo guardo si volta e tira fuori dalla tasca del suo giaccone quella piccola agenda sulla quale scribacchiava sul divano di casa mia. Inizia a scrivere, in silenzio, completamente assorto nei suoi pensieri. Provo a sbirciare senza farmi accorgere, ma è inutile, non riesco a leggere assolutamente nulla. E la mia mente ricomincia a vorticare senza sosta.
Cosa starà scrivendo? Perché deve farlo proprio ora?
E poi cedo.
"Che stai facendo?" domando, senza sapermi trattenere oltre. Lui si volta verso di me con un ombra di sorpresa sul viso.
Si era forse dimenticato che ero qui con lui?
"Niente. Mi era solo venuta l'ispirazione per il testo di una canzone." risponde con un alzata di spalle e un lieve rossore dipinto sul volto.
È in imbarazzo?!
"Ah, si?" chiedo e lui annuisce.
"Posso vedere?" domando senza pensare. Quando si tratta di curiosità sono capace di tutto. Lui mi gaurda alzando le sopracciglia e poi scoppia a ridere.
"Assolutamente no." sentenzia tra le risate, riponendo la piccola agenda velocemente nella tasca da dove era venuta.
"Perché, no?" chiedo imbronciata. So di sembrare una bambina, ma sinceramente non mi importa. La curiosità mi sta divorando.
"Non faccio mai leggere ciò che scrivo a nessuno." spiega, ancora divertito.
"E si puó sapere cosa c'è di tanto divertente?" domando alzando gli occhi al cielo.
"Il fatto che tu voglia leggere quello che sto scrivendo." dice con un sorriso.
"Io non ci trovo nulla da ridere! Perché non posso leggere?" dico in tono lamentoso. Anche se è ovvio che non vuole che lo legga. Io per prima non ho mai permesso a nessuno di leggere il mio taccuino pieno di schizzi e pensieri che porto con me da quando ero alla scuola superiore, racchiude cose troppo personali per essere mostrate ad altri che me stessa.
"Perché . . ." inzia a dire per poi interrompersi. "Perché se tu lo leggessi probabilmente scapperesti a gambe levate." dice improvvisamente serio. È inconcepibile e totalmente assurda la marea di emozioni che scaturisce in me un suo sguardo. Come se tutto il mio corpo venisse scosso dall'interno con una forza assurda, quasi da capogiro.
"Impossibile." affermo senza riflettere.
"Nulla è impossibile. E fidati, ho visto anche troppe persone scappare." dice ed è assurdo come appena il suoi occhi incontrano i miei, il battito del mio cuore aumenta a dismisura. Quasi come fosse un motore appena riabilitato dopo secoli.
"E perché le persone dovrebbero scappare? Perché io dovrei scappre?" chiedo.
"Perché è cosí che funziona, no? Ti affezioni ad una persona, e poi sei costretto a vederla andarsene dalla tua vita per non tornare mai più." dice.
"E se io non avessi alcuna intenzione di scappare? Se io volessi restare? Cosa succederebbe?" sussurro, completamente assorta del verde intenso del suo sguardo.
"Probabilmente ti direi di farlo, perché non potrei fare altrimenti." sussurra, talmente vicino al mio viso che posso sentire il profumo di menta che proviene dalle sue labbra.
"Cosa vuoi dire?" chiedo con un filo di voce. Lui si avvicina ancora di più a me, ormai pochi millimetri dividono le sue labbra dalle mie e non mi sento più il cuore nel petto.
"Voglio dire che . . ." inizia a dire, ma la suoneria del suo telefono lo interrompe e ci allontaniamo di scatto l'uno dall'altra. Lui mi guarda con un espressione di scuse, e io non posso far altro che distogliere lo sguardo, sentendo il calore che invade le mie guance. Cosa diavolo stavo facendo?! E perché mi sento così . . . Così strana?
"Travor. Che succede?" chiede lui con voce scocciata al telefono. "Ah. Va bene. Si, si, lo capisco. Okay. Arrivo subito." sbuffa richiudendo la chiamata.
"Che succede?" domando schiarendomi la voce.
"Era il mio autista." sospira alzandosi in piedi. "Devo andare."
"Cosa? Ora?" chiedo confusa alzandomi a mia volta.
"Si. Domani sera ho un concerto a Chicago e devo essere li prima delle sette di domani sera." spiega.
"Oh . . ." sussurro.
"Mi dispiace. Doveva essere una serata romantica invece è stato un completo disastro." dice con espressione afflitta.
"No, non devi. È okay. Nessun problema, lo capisco. È il tuo lavoro, hai delle responsabilità." dico tentando di mascherare con un sorriso tutta la delusione che provo.
"Okay . . . Andiamo allora. Ti riporto a casa." dice porgendomi la mano. E insieme ci avviamo verso la fine del parco, lungo la strada dove è parcheggiata l'auto scura che meno di mezz'ora fa ci ha accompagnati qui.

* * *

Il viaggio in auto è più breve di quanto ricordassi e nell'abitacolo regna il solenzio per tutto il tempo. Quando Trevor accosta l'auto lungo il marciapiede, accanto al mio appartamento, il cuore sembra volermi uscire dal petto.
Nemmeno lo conosco così bene. Perché dovrei preoccuparmi tanto? Perché sento questo improvviso senzo di vuoto?
Non lo rivedrò mai più . . . Continua a ripetere una voce in un angolino remoto della mia testa.
"Ci siamo." dice con un sorriso tirato. "Ci metto due minuti Travor." aggiunge rivolto all'uomo alla guida che si limita ad annuire. Harry scende dall'auto e viene ad aprirmi la portiera dalla mia parte.
"Allora . . ." inizio a dire schiarendomi la voce, improvvisamente assente.
"Già. . ." sussurra lui. Ci perdiamo l'uno negli occhi dell'altro per quello che sembra un tempo infinito. Poi lui si avvicina di qualche centimetro e per un attimo penso che stia per baciarmi. Sento il sangue gelarsi nelle vene e il cuore pulsare più velocemente. Il suo viso è cosi vicino al mio, tanto che riesco a sentire il calore caldo che esce dalle sue labbra quando dice:
"Buonanotte allora." Sorridendo. Ma con mio disappunto, subito dopo fa un passo in dietro, ponendo improvvisamente distanza tra noi. Ancora una volta. Ed è come se una voragione si fosse aperta sotto di me, risucchiandomi al suo interno.
"Si . . . Ehm . . . Buonanotte." balbetto in risposta. Lui sorride e mi volta le spalle, tornando verso la sua auto.
Con un respiro profondo apro il portone d'ingresso e salgo le scale verso la porta del mio appartamento, al secondo piano. Appena la raggiungo la spalanco, entro e mi appoggio ad essa con la schiena, lasciandomi scivolare a terra.
Che stupida sono stata.
Cosa mi aspettavo? Che mi avrebbe baciata sul serio?
Idiota.
Ecco cosa sono.
Una grandissima idiota.
Quanto tempo passerà prima che lo rivedrò? Lo rivedrò mai?
Mi alzo in piedi e mi dirigo verso la camera da letto di Megan, so che se parlerò con lei saprà tranquillizzarmi. Ma appena alzo gli occhi sull'orologio appeso alla parete della cucina vedo che sono le una e mezzo passate e forse è meglio non svegliarla.
Le immagini della serata appena trascorsa mi ritornano in mente e non posso fare a meno di sorridere. Harry che si presenta a casa mia, Harry che mi porta a cena in uno dei ristorani migliori d'Italia, Harry che mi fa ridere . . . Ridere per davvero.
L'unica cosa che ho in testa sin da quando l'ho conosciuto in quel dannato hotel è lui. Lui e nient'altro.
Harry.

Imponendo a me stessa di non cendere al dolore per la consapevolezza che non lo rivedrò mai più, vado in camera mia e mi cambio. Infilandomi un comodo e caldo piagiama di flanella verde che ho da diverso tempo ormai. È quel genere di piagiama che si mette quando non si ha alcuna intenzione di uscire dal letto per giorni. Vado in bagno, tolgo i residui del trucco, faccio una doccia veloce, lavo i denti e sono pronta per andare a dormire. Quando un rumore mi blocca sul posto.
Aspetto un attimo per capire di cosa si tratta, ma niente . . . Silenzio totale.
Mi siedo sul letto e sto per spegnere la luce, quando . . .
Di nuovo quel rumore.
Ma che cosa diavolo . . .
Esco dalla mia stanza e il rimore si fa più forte, e poi capisco. Qualcuno sta bussando alla porta.
Chi cavolo é alle due di notte?!
Mezza addormentata apro la porta e resto senza fiato.
"Che ci fai tu qui?!" chiedo più che sorpresa.
"Ho dimanticato una cosa." ansima senza fiato Harry davanti a me. Sembra che sia appena tornato da una lunga corsa.
Ma perché è qui?!
"Che cosa . . .?" inizio a dire confusa, ma vengo interrotta bruscamente dalle sue labbra, che prima ancora che me ne renda conto sono sulle mie labbra. E mi ritrovo coinvolta in un bacio passionale che mi toglie il fiato. Lasciando che il mondo sparisca, mi lascio travolgere dall'improvvisa ondata di emozioni e dalla piacevole sensazione delle labbra di Harry che si scontrano con le mie. E improvvisamente esiste solo questo.
Solo io e lui.

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