XIV.

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"Sei impazzito? Non puoi precipitarti a casa di una persona e portarla a cena fuori!" dico ancora in preda alla confusione. Lui mi guarda come se parlassi un'altra lingua, e per un attimo mi fa venire il dubbio di aver parlato italiano, ma poi sorride.
"Okay, ammesso e non concesso che io sia pazzo. Verresti a cena con me sta sera?"dice sorridendo come un bambino. Le fossette agli angoli della bocca lo fanno sembrare così dolce e i lineamenti scolpi del olto, incorniciati dai capelli scuri, mettono in risalto i suoi occhi verdi.
Dio, Emma, piantala!
"No." dico sorridendo a mia volta appena scorgo il sorriso morirgli sul viso.
"Cosa? E perché no?" chiede sbattendo le palpebre. È palese che non si aspettava affatto questa risposta, per questo l'ho detto.
"Non ricevi molti no nella tua vita, vero?" domando dandogli le spalle e dirigendomi in camera mia. Se andiamo a cena fuori devo proprio cambiarmi. Ma ovviamente lui mi segue.
"Ehm, non proprio. . . No." risponde incerto guardandosi intorno.
"Immaginavo." ridacchio. "Ora esci. Devo fare una doccia e cambiarmi."dico.
"Cambiarti? Perché?" domanda confuso guardandomi dalla testa ai piedi.
"Bè, non posso mica venire a cena fuori vestita così." rispondo incrociando le braccia al petto, con aria di sufficienza.
"Ma avevi detto che non . . ." ribatte confuso.
"Si, lo so. Ma l'ho detto solo perché mi andava di dirti di no." sorrido, e scommetto che ora sono io quella che ha tutta l'aria di essere una bambina. E lo spingo per le spalle larghe e scopite costringendolo a tornare in salotto, mentre io, con il beauty in mano, mi chiudo nel piccolo bagno del nostro appartamento dal quale lo sento ridere. Allora mi infilo sotto il getto dell'acqua calda e mi ritrovo a sorridere da sola come una scolaretta. Fino a mezz'ora fa riflettevo su come dimenticare quei due occhi verdi, e ora me li ritrovo davanti. È assurdo anche solo immaginare di tornare a casa e trovare Harry seduto nel mio salotto, sul mio divano, che mi aspetta per portarmi a cena fuori. Sono dieci giorni che non ci vedevamo, ero più che convinta che mi avesse dimenticata. Ma perché è qui?
Dopo essere uscita dalla doccia ed essermi asciugata i capelli, prendo tra le mani i capi che ho selezionato per la serata. Meglio un vestito o jeans e maglietta? Accidenti come faccio a decidere se non so dove andiamo. Mi avvolgo un asciugamano attorno alla vita e apro di uno spiraglio la porta. Lui è seduto sul divano con le gambe incrociate, con quaderno sulle ginocchia, una penna tra i denti e un espressione concentrata. Che cosa sta facendo?
"Harry?" domando incerta.
"Si?" risponde alzando di scatto la testa nella mia direzione.
"Dove andiamo a cena?" chiedo.
"Non te lo dico." ridacchia.
"Cosa? Dai! Non so cosa mettere!" sbuffo.
"Quali sono le opzioni? Ti aiuto io a scegliere." dice.
"Sul serio?" chiedo dubbiosa.
"Certo." afferma sicuro.
"Okay. . .Un vestito o un paio di jeans e una camicetta." dico.
Lui pare rifletterci seriamente, poi un mezzo sorriso gli increspa le labbra.
"Il vestito, decisamente." afferma sicuro sorridendo. Lo guardo scettica. Cosa cavolo ha in mente?
"Okay. Vada per il vestito allora." dico con una scrollata di spalle prima di richiudermi in bagno e cambiarmi. Venti minuti dopo, ho arricciato i capelli, mi sono truccata leggermente e ho indossato il vestito rosso bordeaux, non ricordo di averlo mai indossato, è morbido e non troppo elegante, ma la scollatura è decisamente eccessiva. Probabilmente è meglio che vada in camera a cercare qualcos'altro . . .
Esco dal bagno richiudendomi la porta alle spalle.
"Cazzo . . ." sussura. Mi volto verso Harry che mi squadra da capo a piedi con espressione attonita.
"Si, lo so. Mi sta male. Ora vado a cambiarmi." dico.
"Cosa? No. Anzi è . . . Wow. Stai . . . Sei bellissima." balbetta e sembra a disagio, come se non pensava di dirlo ad alta voce. "Voglio dire . . . Stai bene così." aggiunge facendomi quasi ridere.
"Grazie." rispondo arrossendo leggermente. "Pensi che sia adatto al posto in cui andremo?" domado subbiosa.
"Si. Si, altroché." risponde senza distogliere lo sguardo da me.
E dopo aver messo un paio di scarpe nere con un tacco non troppo alto, ci decidiamo finalmente ad uscire e seguo Harry fino ad una splendida auto d'epoca bianca.
"Dov'è il tuo autista?" chiedo guardandomi intorno.
"Oh, questa sera niente autista. Guido io."
"Tu guidi?" chiedo sorpresa.
"Certo che guido! Solo perché spesso ho un autista non signifche io non abbia la patente." ride. Mi apre lo sportello dal lato del passeggero, facendomi salire e si siede al posto di guida.
"Che macchina è questa?" chiedo.
"Una Mercedes cabrio. Bella, vero?" dice fiero e mi viene voglia di alzare gli occhi al cielo. Ma a quanto pare da quando è arrivato non riesco a togliermi il sorriso dalle labbra.
"Carina." rispondo invece. E lui ride, con quella sua splendida risata che riempie tutto l'abitacolo.
Cinquindici minuti di risate e battute stupide dopo, ci ritroviamo davanti ad un palazzo che non ho mai visto. È alto, e semplice dall'esterno, eccetto al terrazzo sul tetto, del quale si scorgono solo luci e vetrate. Sembra proprio un posto di classe e la cosa mi mette un po' a disagio. Le farfalle nello stomaco, che ero riuscita a placare qualche istante fa, riprendono il loro volo abituale.
"Harry, perché siamo qui?" chiedo mentre raggiungiamo insieme l'entrata del ristorante.
"Perché i proprietari mi conoscono e perché adoro la cucina italiana." risponde sorridendo con un alzata di spalle. Quando entriamo non sono affatto sorpresa di vedere che è effettivamente un posto molto elegante. Un cameriere in giacca e cravatta si avvicina con il sorriso più falzo che io abbia mai visto.
"Buona sera signori. Avevate una prenotazione?" domanda con gli occhi spudoratamente spuntati sulla mia scollatura. Anche Harry probabilmente se ne accorge perché mi cinge in vita tirandomi a sè, cogliendomi completamente di sorpresa.
"Si, ho prenotato due ore fa." dice secco. Gli occhi del camerire si spostano su di lui e li spalanca per la sorpresa.
"Signor Styles, non l'avevo riconosciuta mi scusi. Prego seguitemi." balbetta, per poi voltarci le spalle e dirigersi verso l'ascensore alle sue spalle. Harry mi fa cenno di seguirlo e ancora con il braccio attorno alla mia vita entriamo nell'ascensore. La vicinanza di Harry viene percepita automaticamente da ogni cellula del mio corpo, sento il suo profumo di agrumi e frutta inebriarmi e il cuore battere più forte. Appena le porte si riaprono ed usciamo resto senza fiato. Ci troviamo esattamente sulla terrazza del locale, e dire che è bellissima è dire poco. È letteralmente all'interno di una cupola di vetro, la quale non avevo notato dal parcheggio. I tavoli sono disposti in modo elegante, i colori che predominano sono l'oro e il rosso. Ma la cosa che più di tutte lascia senza parole, è la spettacolare vista del cielo stellato sopra si noi.
"Ti piace?" domanda Harry con voce strana, quasi come se fosse insicuro della mia risposta. Come potrebbe non piacermi un posto cosi?
"È bellissimo . . ." sussurro.
"Prego, accomodatevi pure al suo solito tavolo." dice il cameriere scortandoci verso un tavolo leggermente isolato dall'resto.
"Sarà la signorina Maria a servirvi questa sera. Arrivederci e buona serata." dice il tizio che a quanto pare afferma di chiamarsi Andrea.
"Wow! Questo posto è magnifico. Guarda le stelle. Sembra di cenare in mezzo al cielo." dico ammaliata. Lui ridacchia.
"Bello, vero? È per questo che ti ho portata qui. Me lo sentivo che la vista sulle stelle ti sarebbe piaciuta. E poi te l'ho detto, il cibo è ottimo. Aspetta solo di sentirlo." sorride.
"Scommetto che hai portato una marea di ragazze qui per fare colpo." dico distogliendo lo sguardo da lui e il suo sorriso.
"No. In realtà sei la prima che porto qui." dice spingendo il mio sguardo a tornare su di lui che si è fatto improvvisamente serio. Ma non faccio in tempo a ribattere qualcosa che una ragazza alta e slanciata, con i capelli castani, gonna nera e camicetta sbottonata per far vedere la scollatura, ci si avvicina.
"Buona sera. Ho sentito che Harry Styles era a cena da noi sta sera." dice sorridendo con un inglese scadente e un forte accento italiano, porgendoci i menù. O meglio, sbavando sopra ai menù. Non si prende neppure la briga di guardarmi, ha occhi solo per Harry. Il quale però, sta ancora guardando me e non le presta alcuna attenzione.
"Già. Grazie per i menù." si limita a rispondere.
"Bè, appena siete pronti per ordinare sarò da voi." sorride smielata Maria. Harry le fa un cenno d'assenzo e a me viene da ridere diforonte all'espressione delusa della poveretta, che si allontana dal nostro tavolo lasciandoci finalmente soli.
"Io penso che tu abbia fatto colpo su quella ragazza." rido.
"Dici? Non ci ho fatto caso." risponde lui indifferente. Ma come fa a non accorgersene? E poi, come dargli torto, probabilmente anch'io ho la sua stessa espressione.
"Allora sei proprio ceco. Ti stava mangiando con gli occhi." affermo con aria saccente.
"Bè, al momento è un altra la ragazza sulla quale vorrei fare colpo." sorride. E io mi sento arrossire violentemente.

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