XII.

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"Spiegami allora. Perché io ho l'impressione che tu ce l'abbia con me per un motivo che non conosco. E vorrei sapere qual è." dice lui.
"Harry, io non ce l'ho con te. Non mi hai fatto niente di male. Se a volte sono fredda è perché . . . Bè, probabilmente perché non so spiegarmi per quale ragione ti trovi qui. E in realtà se fino a poco fa ero fredda e scostante con te, era solo perché avevo paura di affezionarmi troppo." dico cercando di essere il più sincera possibile. Tanto non lo rivedrò più, no? Tanto vale dire la verità . . .
"E che male c'è nell'affezionarsi ad una persona?" chiede con una strana scintilla nello sguardo, forse un lieve barlume di speranza.
"È rischioso." dico. "Rischi di farti davvero male quando permetti a te stesso di affezionarti ad un altra persona. Soprattutto se quella persona se ne andrà dalla tua vita molto presto." Sento il rossore affluire sul mio volto, ho parlato troppo. Di nuovo.
E l'espressione attonita di Harry me lo conferma. Appoggia la ciotola dei pop corn, abbadandola sul pavimento, e scorre verso di me sul divano, con un solo  movimento sfluido.
"Io credevo . . ." dice a pochi centimetri dal mio viso. I suoi occhi verdi sono nei miei, e sembrano cambiare d'intensita appena incontrano il mio sguardo, il cuore mi batte all'impazzata.
"Emma . . ." sussurra accarezzandomi il viso con il palmo della mano, mentre il suo respiro caldo mi solletica il volto.
"Perché quella persona dovrebbe andarsene?" sussurra vicino alle mia labbra, troppo vicino . . .
"Perché ha una vita impegnativa, un tour da finire e milioni di fan in tutto il mondo." dico, sincera, senza smettere di guardarlo negli occhi, quasi fossi totalmente ammaliata da lui.
"E se invece . . ." inizia a dire, ma non fa in tempo a finire quella frase.
Il rumore della serratura dell'ingresso ci fa allontanare l'uno dall'altra all'istante. Giro la testa verso l'entrata mentre Megan si chiude la porta alle spalle e appende il cappotto grigio al gancio accanto alla porta senza accorgersi della nostra presenza. Quando i suoi occhi si posano su di noi la sua espressione è palesemente sorpresa e attonita. Se non avessi ancora davanti agli occhi l'immagine di Harry a pochi centimetri di distanza da me e il piacevole calore della sua mano sulla guancia, scoppierei a ridere a più non posso. Invece faccio un accenno di risata forzata e mi volto verso Harry che sorride apertamente.
"Ciao Megan!" esclama lui alzandosi dal divano appena in tempo per accogliere l'abbraccio euforico della mia amica.
"Oh mio Dio, Harry! Ma che ci fai tu qui?! Non posso crederci . . ." dice talmente veloce da farmi ridere.
"Passavo da queste parti e ho pensato di fare un saluto." sorride lanciando uno sguardo nella mia direzione. Il film scelto da Harry è ancora bloccato sul più bello, mi ero quasi dimenticata che dovevamo finirlo. Ero talmente presa da lui e dalle sue parole che ho dimenticato tutto tranne lui. E il mio respiro ancora affannoso lo conferma.
Harry e Megan parlano per diversi minuti, lui le racconta del concerto di ieri rispondendo apertamente all'infinita serie di domande di lei e gli dice che è in ansia per la data di domani, questa volta a Madrid.
Lei lo guarda affascinata per tutto il tempo poi alla fine si gira verso di me e pare ricordarsi di qualcosa d'importante perché spalanca gli occhi e dice: "Comunque si è fatto davvero tardi. Credo proprio che me ne andrò a letto. Voi continuate pura a fare quello che stavate facendo prima che vi interrompessi." dice con una traccia di malizia nella voce. "'Notte." aggiunge, per poi sparire nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle senza darci neanche il tempo di ricambiare il saluto.  Harry ed io ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Non so bene per quale motivo, ma ridiamo. Non c'è alcuna traccia d'imbarazzo tra noi, solo risate.
"Megan ha ragione." dice poi smettendo di ridere.
"Si è fatto davvero tardi. E in più devo partire tra un ora per Madrid." sorride.
"Oh, bè, allora okay . . ." dico, non sapendo cos'altro aggiungere. Questo è il momento che ho temuto per tutta la serata. Sapevo che sarebbe arrivato, eppure una parte di me si era illusa del contrario. Si dirige alla porta e io lo accompagno.
"Bè, buonanotte allora." dico mentre lui apre la porta d'ingresso.
"Si, buonanotte Emma." sorride e poi sparisce. E solo ora mi rendo conto di una cosa. Abbiamo parlato ininterrottamente per ore di qualsiasi cosa, ma nessuno dei due ha il numero dell'altro. Lui ha la mia email, ma quella che ho io di lui è solo un falso account. Perciò, non solo non ci rivedremo più . . . Ma non potremmo nemmeno mai più sentirci . . .

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