XV.

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"Quella invece è una ricca miliardaria che vive da sola, in una villa enorme con dieci gatti. Fidati." dice Harry ridendo prima di portarsi un pezzo di carne alla bocca.
Appena siamo entrati qui la prima cosa che ho pensato è stata che mi sarei sentita a disagio per tutta la sera, circondata da persone ricche ed eleganti, con la puzza sotto il naso e pronte a giudicarti alla prima occasione. Infatti, sono rimasta sorpresa quando Harry mi ha portata qui, so che deve avere molti soldi per il lavoro che fa, è una pop star internazionale, ma non lo facevo un tipo da posti del genere. Eppure l'atmosfera è tutto il contrario di quello che immaginavo con Harry accanto a me. Non ho quasi toccato cibo per quanto sto ridendo. A metà serata Harry se n'è uscito iniziando a descrivere secondo lui le vite delle persone che ci circondano in modo così divertente da costringermi a tapparmi la bocca per non attirare l'attenzione con le mie troppe risate. Ha già dichiarato che i tre uomini del tavolo accanto sono dei mafiosi, che si divertono a spendere il denaro sporco guaragnato illegalmente. Oppure che il signore in giacca e cravatta e la donna ben truccata e molto elegante sono li perché lui vuole solo portarsela a letto visto che ha già una moglie che lo aspetta a casa. E ora sta tentando di portare avanti la sua teoria sull'ansiana signora, ben vestita e piena di gioielli, seduta accanto al nostro tavolo.
"No! Su questo non sono d'accordo." riesco a dire dopo essere riuscita a placare le risate.
"Te lo dico io, quella signora in passato era stata invitata a cena da un uomo affascinante del quale si era innamorata perdutamente. Ma quella sera lui non si presentó e lei ci restò cosi male che tutte le sere da quel giorno siede lì tutta sola in attesa che lui arrivi." dico con convinzione. Lui mi guarda interessato.
"E perché continuare ad aspettare qualcuno che sai non arriverà mai?" chiede intrigato.
"Perché lo ami." rispondo senza pensare. E arrossisco all'istante. Lui sembra colpito, ma decide di non soffermarsi sull'argomento e distoglie lo sguardo dal mio, indicandomi con un cenno nascosto l'uomo seduto a qualche tavolo di distanza dal nostro.
"Mmh. E che mi dici di quell'ansiano signore dall'altra parte della sala?" domanda.
"Bè, magari è proprio lui l'uomo della quale si era innamorata la nostra signora tutta sola, è lì seduto, solo anche lui, ma lei non lo riconosce perché sono passati troppi anni. E magari sono mesi che cenano l'uno accanto all'altro senza sapere l'uno della presenza dell'altro e per questo resteranno entrambi con il cuore spezzato in eterno. Lei per quel ragazzo che le ha dato buca tanti anni prima e lui per aver lasciato andare una persona che tanto lo ha amato." concludo imbarazzata, ma comunque non riesco a non scoppiare a ridere per la sua espressione sorpresa.
"Wow." dice.
"Che c'è?" domando.
"Non era la risposta che mi aspettavo." ride. "Sai, dovresti scriverci un libro." aggiunge ancora ridendo.
"Chissà, magari un giorno lo farò." dico ridedo a mia volta. Poi lui smette subito di ridere e mi guarda con una strana espressione.
"Che c'è?" domando.
"Niente. Hai una bella risata . . ." dice sorridendo. E io arrossisco inevitabilmente, ancora una volta, per quel complimento inaspettato. Ma prima che possa ribattere qualcosa, il telefono di Harry inizia a vibrare sul tavolo, salvandomi dall'imbarazzo. Lui con uno sguardo di scuse se lo porta all'orecchio.
"Trevor, che succede?. . . Ah, capisco. . .Okay. . . Si, scendiamo subito." riaggancia e mi guarda con un mezzo sorriso.
"Che succede?" chiedo.
"Abbiamo un piccolo problemino. Nulla di grave però." dice incerto, guardandosi intorno.
"Harry, che succede?" ripeto improvvisamente nervosa.
"Bè, molto probabilmente qualcuno mi ha riconosciuto e ha Twittato che sono a cena qui con una ragazza. Cosa che ha fatto impazzire i fan, che ora si trovano giù in strada a fare un gran casino aspettando che usciamo." sorride. E io resto perpelessa. Non avevo affatto considerato l'eventualità che questo sarebbe potuto accadere, è assurdo quanto spesso mi dimentico che Harry è famoso in tutto il mondo.
"Okay . . . E quindi che si fa?" chiedo incerta, non avendo la più pallida idea di come reagire ad una situazione simile.
"Quindi . . . Dovremmo uscire dalla porta di servizio." dice alzandosi.
"Cosa? E dov'è?" chiedo alzandomi a mia volta.
"Lo vedrai, vieni." dice porgendomi la mano, senza esitare l'afferro e lo seguo lungo la sala fino all'ascensore. Appena arriviamo al piano di sotto Harry, senza lasciare la mia mano, si avvicina all'uomo che al nostro arrivo ci ha accompagnati sulla terrazza e gli sussurra qualcosa all'orecchio.
"Certo, sognor Styles, nessun problema. Buona serata." dice il tizio sorridendo a entrambi prima di sparire dalla nostra vista.
"Okay, andiamo." dice Harry avviandosi verso un piccolo corridoio nascosto a lato dell'atrio.
"Ma cosa . . ." dico non capendo dove mi stia portando. "Sei sicuro che possiamo entrare qui?" domando. Lui ridacchia senza fermarsi.
"Stando con me capirai che tutto è possibile." afferma. Alla fine dello stretto corridoio vi è una porta socchiusa e, senza la minima esitazione, Harry la spalanca. Un forte odore di aglio e aromi di vari tipi ci avvolge all'istante.
"Non posso crederci." rido. Mi ha portata veramente nelle cucine del ristorante.
"Mi spieghi cosa cavolo ci facciamo qui?" gli chiedo ridendo.
"È qui che si trova la porta di servizio." sorride, scoprendo quelle due fossette che tanto adoro, e sembra proprio un bambino. Tutto contento di comportarsi come tale, e io non riesco a togliermi un sorriso stupido dalla faccia mentre attraversiamo la grande cucina, mano nella mano, diretti verso una porta di legno.
"Harry! Che diavolo ci fai qui, amico?!" chiede un uomo di mezza età, con un grembiule bianco e un cappello da chef del medesimo colore.
"Mario!" esclama Harry marcando il suo forte accento inglese nel pronunciare un nome italiano come quello. Harry gli spiega che stiamo cercando di evitare le sue fan che lo stanno aspettando fuori dall'entrata principale.
"Ahh! Sempre la stessa storia vecchio mio! Forza, uscite, prima che le tue fan mi distruggano il locale." dice ridendo e tornando al suo lavoro.
"Grazie, Mario, ciao!" esclama in italiano Harry ridendo. Dopodichè usciamo dalla cucina, sbucando in un vicolo poco illuminato.
"Aspetta, quello era il proprietario del ristoranto, vero?" domando.
"Già." risponde con un alzata di spalle."Sbrighiamoci, Trevor è qui fuori che ci aspetta." dice e seguendo il suo sguardo vedo un auto nera apostata pochi metri più avanti. Mentre la raggiungiamo posso sentire benissimo un gran vociare. Oddio, devono essere davvero tante. Saliamo in auto e l'autista di Harry mette in moto all'istante partendo a tutta velocità.
"Ma, aspetta." dico voltandomi verso di lui. "E la tua auto?" chiedo.
"La mia auto, cosa?" chiede inarcando un sopracciglio.
"La lasci lì?" domando, ricordandomi solo adesso che siamo venuti con la sua auto.
"Ah, no. Trevor la verrà a riprendere più tardi." sorride lui.
"Oh . . ." sussurro.
"Dove devo portarvi, Harry?" domanda l'uomo alla guida. È fantastico, come i dipendenti di Harry parlino in modo così poco professionale con lui, sono certa che deve essere stato lui a chiederglielo. Harry mi guarda per un attimo, prima di voltarsi e comunicare una via che non conosco all'uomo.
"Non torniamo al mio appartamento?" domando confusa.
"Pensavi che ti avrei già riportata a casa?" chiede lui con quel mezzo sorriso che farebbe cadere in mare di giuggiole anche l'animo più freddo.
"No, è solo che . . ." balbetto non sapendo come rispondere.
"Te ne vuoi andare?" chiede interrompendomi, è il suo sorriso si spegne leggermente.
"No." dico di getto. Ed è vero, non me ne voglio andare. Voglio restare con lui il più a lungo possibile, perché non so quando lo rivedrò dopo sta sera, e soprattutto, se lo rivedrò. "No, non me ne voglio andare." affermo convinta, e il suo sorriso torna ad allargarsi.
"Bene. Perché non ti avrei lasciata andare comunque." scherza ridendo. E io lo imito, questo ragazzo ha una risata così contagiosa . . .

Trenta minuti dopo, Trevor accosta l'auto lungo un marciapiede poco trafficato e ci fa scendere annunciando che siamo arrivati.
"Non sono mai stata da queste parti. Dove siamo?" domando curiosa.
"Nemmeno io conoscevo questa zona, nonostante sia stato a Milano spesso. Ma l'ultima volta passando qui ho notato un parco e da allora volevo venire a vederlo." afferma con una scrollata di spalle.
Appena giriamo l'angolo infatti, proprio come aveva detto Harry, troviamo una bella distesa di verde, un parco. Non lo avevo mai visto, ma d'altronde non è molto che vivo a Milano e non ho ancora visto la maggior parte dei posti. Ma devo ammettere che Harry ha ragione, è davvero bello e decisamente molto tranquillo.
"Li  chiamino Giardini Perego, in onore della ricchissima famiglia Perego di Cremnago che li possedeva. Tra la fine del 700' e i primi dell'800' un architetto italiano, Luigi Villoresi, progettó questo posto in stile inglese. Probabilmente è per questo che mi piace venire qui." spiega pensieroso.
Perché ti ricorda casa . . .
Penso.
Ma quello che mi limito a dire è: "Come fai a conoscere tutte queste cose?"
"Leggo molto." risponde con un'alzata di spalle e un mezzo sorrisetto. "Dai vieni, sediamoci." aggiunge e lo seguo verso una panchina poco distante, anche se una parte di me vorrebbe restarsene lí, immobile, solo per continuare ad osservare il contrasto di luci ed ombre naturali che si infrangono contro i suoi lineamenti mancati e perfetti. E un fremito mi attraversa le mani, quel fremito che ogni artista conosce, quello che si prova quando sia ha davanti agli occhi una cosa troppo bella per non essere ancora stata dipinta.

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Hey❤️
Okay! Lo so, sono in ritardo con il capitolo di un giorno... scusatemi! Ho avuto qualche piccolo contrattempo questi giorni che non mi ha permesso di riguardare e aggiornare il capitolo in tempo.
Però eccolo qua! Tutto per voi!
Spero vi piaccia. Fatemelo sapere nei conmenti.
Xoxo❤️

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