The accident

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P.O.V. Mark

L'aria odorava di pioggia e un'occhiata al cielo grigio confermò la mia sensazione: stava per arrivare un temporale, il primo di quell'autunno. Ben presto il freddo si sarebbe insinuato sotto le vesti e avremmo iniziato a raccogliere la legna da ardere nel camino. Mi alzai riluttante dai gradini del saloon, lanciando un cenno di saluto ad Abraham, il proprietario: lui e mio padre erano amici da prima che Rosenville sorgesse dal nulla, fin dai tempi gloriosi della costruzione della ferrovia. Per me, come per gli altri numerosi operai, il saloon costituiva l'unico svago dopo una faticosa giornata di lavoro e prima di rientrare a casa. Si diceva che prima fosse un bordello e che Abraham, quando l'aveva ricevuto in eredità, aveva convinto le ragazze che ci lavoravano come prostitute a rimanere alle sue dipendenze, ma come cameriere. Sembrava una storia inverosimile, ma i dipendenti del saloon erano tutte donne.

La fabbrica di Rosenville produceva componenti di treni: ruote, locomotive e vagoni vedevano la luce in fucine soffocanti, che ricoprivano la nostra pelle di uno spesso strato di fuliggine — ma non mi sarei mai lamentato di qualcosa che contribuiva ad aiutare la mia famiglia, sebbene fosse quasi ora per me di sistemarmi, come ripeteva spesso mia madre.
Mi stiracchiai, facendo una smorfia per le proteste dei muscoli indolenziti e sbattendo le palpebre davanti all'improvvisa luce del sole pomeridiano.
Il quieto chiacchiericcio di Rosenville sembrava uguale a quello degli altri giorni, ma chi era cresciuto in quella cittadina sapeva bene come capire se qualcosa non andava: le donne procedevano velocemente in piccoli gruppi senza fermarsi lungo la strada e gli uomini non si riunivano a parlare come al solito, limitandosi a lanciarsi occhiate furtive oltre il fornello della pipa.

Il motivo di tanta agitazione era un gruppo di pistoleri, di passaggio in città per scortare un carico d'oro per conto di una banca di Washington. Le loro carte erano in regola e l'oro che trasportavano sembrava pulito, secondo i controlli; tuttavia, a Rosenville tutti si chiedevano come fosse possibile che una banca avesse affidato un tale incarico a degli uomini così poco raccomandabili.
Facce maligne e ghigni sdentati spuntavano da sotto i cappelli malandati e le loro mani non si allontanavano mai molto dalle fondine. Ispiravano un reverenziale timore e sapevo che l'atmosfera della cittadina si sarebbe notevolmente rilassata quando il carico d'oro sarebbe ripartito con il treno, la mattina dopo.

«Mark!» mi chiamò la voce rauca di Abraham, giunto sulla soglia.

«Sì?»

«Di' a Russell di tenere la Colt pronta, questa notte. Quei tizi non mi piacciono per niente, non vorrei che per noia iniziassero a bighellonare per le fattorie!»

Rabbrividii e lo ringraziai, improvvisamente ansioso di tornare a casa: la nostra fattoria era isolata rispetto al centro cittadino e mi sarei assicurato che mia sorella Elizabeth, che a quell'ora era sicuramente a lezione da un'amica di nostra madre, tornasse con me.
Strinsi i pugni, affrettandomi in direzione della casa di Annabeth e Kasper Nowak, anch'essi amici di vecchia data dei miei genitori: era stata mia madre a
insistere affinché sia io che Elizabeth imparassimo a leggere e scrivere correttamente, sebbene mio padre sembrava non comprendere l'importanza della cultura. Mentre io avevo smesso di prendere lezioni non appena avevo raggiunto l'età per andare a lavorare in fabbrica, Elizabeth studiava con interesse ed entusiasmo e tutti noi eravamo orgogliosi di lei, una ragazza intelligente, solare ed estremamente gentile con tutti.
Fu quindi con grande terrore che mi accorsi di essere arrivato in ritardo: la mia piccola sorellina, di soli sedici anni, era stretta tra le braccia di uno dei pistoleri. A niente servivano le lacrime che rigavano le sue guance o i calci che lanciava contro gli stinchi dell'uomo: quello continuava a ridere divertito, tenendole una mano sulla bocca e l'altra sul seno.
Non appena provai ad avvicinarmi fui bloccato dai compari dell'aggressore, che spedii a terra con un paio di spinte ben assestate.

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