The quarrel

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«Dove andremo?» chiesi, angosciata.
Ci eravamo allontanati il più in fretta possibile dalla casa di Tony, vagando senza meta sui moli. Attorno a noi si muovevano numerosi pescatori e le loro occhiate curiose e sospettose mi mettevano in agitazione: ero sicura che l'ispettore Nelson avrebbe trovato molte informazioni soddisfacenti se avesse deciso di fare una passeggiata al porto.

Mark, che manteneva la testa bassa e il bavero della giacca alzato sul mento, ebbe un'idea improvvisa:
«Connor! Hai ancora le chiavi di casa mia?»

Price strabuzzò gli occhi:
«È una follia, Mark. Sarà il primo luogo in cui ti saranno venuti a cercare non appena sei evaso e anche se non ti hanno trovato, potrebbero tenerla d'occhio!»

«Mantenere degli uomini a guardia di un condominio operaio? La polizia non spreca così le sue risorse! E poi, abbiamo forse delle alternative valide?»

Per nostra fortuna, mio fratello aveva ragione: forse perché erano convinti che Mark non sarebbe mai più tornato lì, forse perché l'ostilità dei suoi vicini di casa avevano innervosito i poliziotti, fatto sta che non trovammo nessun agente ad aspettarci davanti a quell'edificio anonimo e spoglio incassato tra altri due palazzoni identici.
Mi guardai intorno, vagamente disgustata: l'androne delle scale aveva bisogno di una pulita e così i corridoi che si aprivano su numerose porte molto simili tra loro. Mark si fermò davanti ad una di esse e Connor sbuffò, tirando fuori il suo mazzo di chiavi: una era quella dell'appartamento di mio fratello.

«Davvero vivevi qui, Mark?» mormorai, confrontando l'angusto spazio di quei locali spogli con i dorati campi della nostra fattoria. Mio fratello sembrò in imbarazzo, ma scrollò le spalle senza rispondere. Poi borbottò:
«Devo prendere contatti con Calloway.»

«Vengo con te!» propose subito Price.

«No. Tu devi rimanere qui!»

Connor si accigliò:
«Non essere sciocco: sei un ricercato, non hai speranze di avvicinarti a Thomas Calloway da solo!»

«L'ho già fatto e sicuramente lui si sarà premurato di lasciarmi un modo per entrare. È molto in ansia per Barbara.»
Price grugnì, mentre io mi sentii stringere il cuore nel vedere quella stessa ansia negli occhi incupiti di Mark.

«Senti, potrai anche essere stato lì l'altra notte, ma ora è pieno giorno e l'ispettore Nelson è sulle nostre tracce!»

«Non posso lasciare mia sorella da sola!» sbottò allora Mark, interrompendolo. Connor si irrigidì e mi lanciò una lunga occhiata penetrante.

«Potrebbe venire anche lei. Tua sorella non è una donna a cui piace essere ignorata!»

La sua affermazione mi sorprese e mi fece sorridere, ma da un lato mi intristì anche:
"Forse non vuole rimanere solo con me? Forse si è già pentito delle cose che mi ha detto?"
Data la sua fama, non sarebbe stato affatto strano. Mark rifletté sulle implicazioni di quell'affermazione e sembrò quasi propenso a cedere, ma alla fine scosse la testa.

«È meglio così. Nel caso in cui mi arrestino di nuovo, devo sapere che c'è qualcuno che salverà Barbara. Riesci a capirmi?»

Vidi le spalle di Connor irrigidirsi sotto il peso di quella responsabilità:
«Sì, certo che capisco.» mormorò, con gli occhi bassi. Mio fratello abbozzò un sorriso e gli batté una mano sulla spalla, poi mi accarezzò sui capelli. Mi sforzai di nascondere al meglio l'inquietudine e l'angoscia che mi agitavano:
«Stai attento!» esclamai, sulla porta dell'appartamento.

Mark, che era già sulle scale, guardò in su con espressione seria:
«Anche voi.»

***

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