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Era un martedì.

Mi alzai,mi preparai e mi fermai al bar vicino alla stazione.
Presi posto al tavolino vicino l'angolo del locale, il più possibile nascosto dagli altri.

Quel giorno ero di fretta, dovevo andare in studio per consegnare una bozza del mio libro.
Il tempo stava scadendo ed avevo quasi finito, ma l'ansia prevaleva su qualsiasi cosa.

Il tepore dello studio colpì il mio viso e mi fece rabbrividire.
Margaret, la segretaria, era già lì, con il suo solito sguardo svogliato.

< Buongiorno Keiji > disse lei, alzando di poco il volto da sopra la scrivania.

< Giorno > non una parola di più, né una di meno, sapevo quanto fosse poco trattabile di prima mattina.

< Keiji, il direttore mi ha detto che vorrebbe al più presto la bozza del libro, ce l'hai? > disse lei, con tono tranquillo.
< Si, ora glie la porto > dissi io, la voce un pò tremolante.

andrà bene?

< Keiji, stai tranquillo, andrà tutto bene. Hai talento!! > disse lei, con occhi dolci, perché sapeva che ero nel panico più totale.

< Comunque, sta tranquillo Keiji > detto questo, rimise il capo sulla scrivania e mi fece con la mano il gesto di andarmene.

Dopo aver consegnato la mia bozza ed essermi preso un caffè, andai nel mio studio nella speranza di scaldarmi un pò.

quasi quasi faccio un salto al parco.

Erano le 19:30,il parco era ancora aperto ed, ancora una volta, vidi la mia panchina occupata.

Il ragazzo dagli occhi dorati era ancora una volta con gli occhi persi nel vuoto e la sigaretta tra le labbra.
Mi avvicinai piano piano, avevo paura di interrompere dei pensieri importanti.
Mi misi seduto e tirai fuori, come sempre, il mio diario, pronto ad esprimere ogni minimo pensiero.

< Cosa scrivi? > una voce roca parlò.

Sussultai, mi girai verso il ragazzo che mi stava guardando con occhi quasi, curiosi?

< Per ora nulla > dissi a voce bassa.

Il ragazzo continuò a guardarmi per poi voltarsi e sospirare.

< Anche lui amava scrivere > disse < Veniva sempre in questo parco, con il suo diario > continuò.

lui?
chi?
il suo ragazzo?

Non capivo ma decisi di non fare domande, continuai ad ammirarlo.
Aveva un viso così angelico, un leggero strato di barba, gli occhi grandi e brillanti, le labbra rosee.

< Sono Bokuto > disse occhi dorati.

Non mi diede il tempo di poter rispondere che se ne andò, a passo lento.

che nome meraviglioso.

Restai scioccato dall'improvviso "abbandono" di Bokuto.
Il suo nome ronzava nel mio cervello, era così bello ed insolito.
Non l'avevo mai sentito prima.

dedication - bokuaka Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora