/6/

2.3K 250 31
                                    

"Più cerchi di tirarti su, di aggrappati, più affondi."

Le parole di Bokuto erano impresse nel mio cervello, nel mio cuore.
Il modo, l'espressione, il tono che usò per dire tali parole era così tagliente da farti congelare sul posto.

Non potevo dire di essere rimasto scioccato, ero più pietrificato sul momento. Sentirsi dire parole del genere, direttamente o inderettamente che sia, è davvero sconvolgente.

Parole come queste ti investono, ti scombussulano e non sai più dove girarti.

Il lavoro aumentava, la scadenza per il libro si avvicinava ed i miei pensieri si ammassavano uno sopra l'altro nella speranza di poter uscire.

Non sono più andato al parco. Mi sono immerso nel lavoro per cercare di togliermi dalla testa quella frase che, in qualche modo, mi ha segnato.

Sospiro, un altro foglio buttato nel cestino, altre parole buttate al vento, la penna sbattuta nuovamente sulla scrivania, l'ennesimo fallimento.

Cercai di calmarmi, di respirare, di darmi forza.

La rabbia oppressa dentro di me cercare di uscire, volevo sfogarmi: urlare, piangere, picchiare oggetti o tirarli. Qualsiasi cosa che potesse riuscire a calmarmi.

ma come?

Mi alzai di scatto, presi il mio cappotto, il diario ed uscii di fretta dalla studio.

Corsi, corsi, corsi.
Cercai di arrivare al parco, il più in fretta possibile. Come se avessi paura, paura di vedere Bokuto andare via.

Mi fermai davanti all'entrata con il fiatone, poggiai le mani sopra le ginocchia e tentai di regolarizzare il respiro.

< Sei qui > un sussurro.

Alzai di scatto la testa, fissai Bokuto, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Occhi vuoti, spenti, senza vita. Guardarli sembrava inutile perché non si poteva scorgere niente all'interno di essi.

Non risposi, mi misi diritto ed iniziai a camminare verso la panchina, la nostra panchina.

< Hai presente quando senti di non farcela più? Quando sai che da un momento all'altro tutto potrebbe sparire. Quando all'improvviso la terra ti manca sotto i piedi e sai che farai una rovinosa caduta. > una macchinetta, sembrava una macchinetta. Parlava, parlava, parlava ad una velocità estenuante.

< Ti sei mai sentito soffocare? Hai mai provato la sensazione di volerti liberare, da qualsiasi cosa, ma di non riuscirci? > si girò verso di me.

mi sono mai sentito così?

< Si > dissi, feci una pausa e continuai < So come ci si sente, so cosa vuol dire, so la sensazione di soffocamento che si prova > cercai di scandire bene ogni mia parola, avevo paura.

Bokuto stette in silenzio, non disse niente. Continuò a guardarmi finché, ad un certo punto, indicò il mio diario.

< Scrivi ciò che senti, liberati da ciò che ti opprime, lascia che tutto sparisca > non disse niente di più.

cos'è che sento?

Le parole di Bokuto, come sempre, si ripetevano all'interno del mio cervello come a volermi torturare.

Furono dette con un tono disperato come se volesse che io facessi ciò che mi aveva detto.

Come se sperasse che, almeno io, l'avessi ascoltato.

dedication - bokuaka Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora