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Ormai è passata una settimana e di Bokuto nessuna traccia.

Ho aspettato, per molto tempo, nella remota speranza che potesse presentarsi all'improvviso davanti ai miei occhi.

Era un lunedì, quel giorno Margaret mi aveva chiamato dicendomi di non andare a lavoro perché il libro era quasi finito e non c'era bisogno di andare di fretta.

Il tempo stava cambiando, faceva meno freddo, il vento diminuiva, così come i miei testi.
La tristezza che aleggiava in me nel non essere più in grado di scrivere i miei famosi testi mi soffocava.

Decisi, ancora una volta, di andare al parco.

Bokuto, Bokuto, Bokuto.

Il suo nome mi riempie il cervello, mi fa battere il cuore. I suoi occhi mi stregano, mi agnentano. Mi attrae, voglio sapere chi è, perché viene in questo dannatissimo parco.

di più, di più, di più.

Scossi la testa, dovevo cercare qualcosa, una qualsiasi cosa, che potesse aiutarmi a liberare ciò che mi assillava e mi opprimeva.

<Ehi> un flebile sussurro.

Mi voltai, incredulo di sentire quella voce roca ma allo stesso tempo soave giungere alle mie orecchie.

<Ehi> feci un piccolo cenno con la testa.

Si sedette accanto a me, più vicino delle altre volte.
Sembra così diverso, più cupo, più vuoto.

Il silenzio regnava tra di noi. Ma non era un silenzio imbarazzante, no, era un silenzio che ti avvolgeva, che ti stringeva e ti soffocava.

<Più cerchi di tirarti su, di aggrappati, più affondi> la sua voce era sempre più bassa.

Questa volta, non me ne andai, rimasi a guardarlo. Aspettavo, convinto di un suo proseguimento, ma non arrivò.

Bokuto chiuse gli occhi e restammo lì, a goderci quel silenzio straziante, che piano piano, stava portando con sé anche me.

dedication - bokuaka Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora