/12/

2K 196 149
                                    


Continuavo a chiedermi perché, dopo così tanti anni, doveva farsi rivedere proprio in quel momento.

Eravamo piccoli, non coscienti di quello che avevamo fatto.
Ma allora perché? Perché è qui? Perché è tornato?

Fisso imperterrito il soffitto, nella speranza che quest'ultimo possa aiutarmi a trovare una risposta.

Ma non accadde.
Decisi di chiudere gli occhi, lasciandomi trasportare dai ricordi.

Era l'inverno dei miei sedici anni, io ed Hajime avevamo deciso di incontrarci a casa sua, come eravamo soliti fare quando non c'erano i suoi.
Ero felice di poter passare quella giornata con lui, con il mio fidanzato.
Tutti erano ignari di ciò.
Erano ignari dei nostri baci, delle nostre carezze, delle parole dolci e dei "ti amo" sussurrati.
Ci comportavamo come fuggitivi.
Avevamo paura, io avevo paura.
Lui no, Hajime era diverso.
Diceva di essere forte, non gli interessavano le parole degli altri, che a lui bastava amarmi.
Ed io ero convinto di quelle parole, avevo ceduto a quelle parole.
Ma avevo sbagliato.
Ero quasi arrivato a casa di Hajime, non vedevo l'ora.
Bussai, aspettando che mi aprisse la porta, ma mi accorsi che era già aperta così entrai, senza fare rumore.
Hajime non era da solo, c'era qualcuno con lui.
Erano tranquilli, sul divano, mentre si abbracciavano, mentre si coccolavano.
Ed io ero pietrificato, non emisi un rumore, un verso, niente.
Semplicemente corsi via, mi rinchiusi in camera, cercando di soffocare il dolore che provavo in quel momento.
Ma sfaní tutto dopo poco, come se tutto quello non fosse mai accaduto.

Decisi di alzarmi per prepararmi un caffè e cercare di mettermi a lavoro.

Ero stanco.
Da quanto tempo è che non esco di casa? Bokuto è ritornato al parco? Sta bene? Kuroo lo tratta bene? Si amano?

Continuavo a pormi tutte queste domande a cui non avrei mai avuto risposta, ma avevo bisogno di pensare a lui.

Avevo bisogno di lui.

Un impeto di rabbia mi scosse, corsi verso il mio diario, strappai i testi che avevo scritto pensando a lui, a Bokuto.

Misi le scarpe ed il giubbotto, corsi fino al parco e decisi di posarle lì, sulla nostra panchina, nella speranza che lui prima o poi le venga a prendere.

Nella speranza che senta il mio grido di aiuto, come se fossimo connessi.

uooooo gente, non so quanto possa essere bello questo capitolo. SO CHE STO FACENDO SHIP CHE NON STANNO NE IN CIELO E NE IN TERRA but, che storia sarebbe senza un pò di "stranezza"???
vi auguro buona pasqua piccol* gufett*.


vi lovvo,

-mar<3

dedication - bokuaka Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora