Dì Il Mio Nome

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Titolo: Dì Il Mio Nome
Rating: giallo
Warning: horror
Note: È la prima Creepypasta che scrivo. Non essendo una amante degli horror non sono sicura di come sia venuta, spero vi piaccia.

Human AU

















Non era stata una grande idea, pensava Theo, festeggiare il compleanno di Mason in un manicomio abbandonato.
L'aria diventava sempre più pesante man mano che si avvicinavano alla struttura decadente e una brutta sensazione gli attanagliava lo stomaco da quando aveva accettato di andare in quel posto.
Aveva sentito delle brutte storie al riguardo, secondo cui sotto l'edificio fossero seppelliti tutti i cadaveri dei pazienti deceduti, o che durante i giorni di pioggia, persone malcapitate trovassero rifugio tra quelle instabili e vecchie mura e sfortunatamente, quel giorno pioveva a dirotto.
Non che avesse paura, non era solito credere ai racconti sui fantasmi o baggianate del genere, ma quel luogo gli aveva sempre trasmesso uno scomodo senso di inquietudine, soprattutto ora che erano intenti a scavalcare le grosse recinzione di metallo.
Dannato Mason e il suo malsano interesse per il macabro.

<<Va bene se saliamo al secondo piano?>> propone Corey, entrando tranquillamente nella struttura, seguito dal resto del gruppo.
Theo invece era più cauto.
Si guardava intorno con circospezione, scattando ad ogni minimo rumore, anche al più flebile scricchiolio, venendo deriso da Liam, che al contrario suo era molto più tranquillo.
<<Rilassati.>> diceva.
<<Al massimo, se ci beccano, ci sgridano e ci rimandano a casa.>>
Peccato non fossero le forze dell'ordine o il semplice trasgredire la legge a preoccupare il ragazzo, ma preferì tacere al riguardo.

L'interno della struttura era spoglio, se non per qualche mobile trasandato dimenticato in un angolo.
La sporcizia regnava sovrana e la polvere ricopriva anche la più piccola sporgenza.
Le pareti e il pavimento, una volta bianchi, erano ricoperti di graffiti e ormai, il colore principale tendeva al grigio.
Le scale erano messe anche peggio: nessuna ringhiera a cui aggrapparsi e gli scalini in legno principalmente rotti o completamente mancanti.
Chiaramente, tutti avevano iniziato a salire senza pensarci due volte.
<<Andiamo Theo.>> lo richiamò Liam.
Il ragazzo prese un respiro profondo, scuotendo la testa.
Liam aveva ragione, doveva calmarsi.
A parte il rischio di buscarsi un malanno a causa della sporcizia o di slogarsi una caviglia inciampando in qualche crepa, non parevano esserci altri pericoli, perciò inspirando a pieni polmoni una seconda volta, per tentare di scacciare la tensione, iniziò a salire.
Eccezionalmente, il primo scalino fu quello più facile, ma nonostante i suoi amici continuassero a ridere e a scherzare come se niente fosse, trave dopo trave, l'ansia non faceva altro che aumentare nel povero Theo.
Più si avvicinava al piano superiore, più sentiva mancargli il respiro, più sentiva che quello che stavano facendo fosse tremendamente sbagliato.
Oramai ne era sicuro, quella era stata una pessima idea.

Una volta raggiunta la destinazione, i ragazzi stesero un paio di teli a terra e si accomodarono, senza smettere di rompere la tranquillità di quel posto con le loro risate.
Nonostante Theo si aspettasse che potesse capitare il peggio da un momento all'altro, quindici minuti passarono serenamente e dopo ben mezz'ora di pace ininterrotta, non poté far altro che darsi dell'idiota da solo.
A causa di questa sua insensata preoccupazione stava rovinando l'atmosfera della festa, così infine decise di tirarsi un pizzicotto come punizione di questa sua mancata flessibilità mentale e iniziò finalmente ad acquietarsi.
<<Devo pisciare.>> annunciò il festeggiato qualche tempo dopo, cambiando stanza per evitare di esporre il suo tributo al resto del gruppo.
Successivamente, Theo parlò con Corey di come l'insegnante di matematica avesse iniziato a dare più compiti per casa, discusse con Liam dell'andamento dell'ultima partita di lacrosse e si lamentò insieme a Nolan dello stomaco di entrambi brontolante.
Su quest'ultimo argomento si trovavano tutti d'accordo, la torta di mele preparata dalla nonna di Mason aveva un aspetto assai invitante, ma non potevano certo abbuffarsi in mancanza di quest'ultimo.
Effettivamente, era da più di cinque minuti che il ragazzo di colore si era assentato e si sa, i ragazzi non ci mettono così tanto a rispondere al richiamo di madre natura, così si alzarono tutti insieme con l'intento di fargli un agguato, ma di Mason nella stanza affianco non c'è n'era la minima traccia.

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