Capitolo 1 : Haven

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Haven

1 Novembre 2017

È una mattina fredda e nebulosa quella che intravedo dalla finestra della camera di Beverly.

Vorrei restare a letto tutto il giorno, oziare, e guardare serie tv con una lattina di pepsi sul comodino.

Ma la sveglia  continua a trillare, e con un gesto annoiato, mi allungo per spegnerla.

Al mio fianco, la mia migliore amica ha un fremito; ha il sonno pesante, e non sempre scatta su al suono della sveglia.

La scuoto per una spalla biascicando un « muoviti » appena udibile.

Scosto le coperte e poggio i piedi sul pavimento freddo; un brivido mi percorre la schiena. Siamo a novembre ed è già cosi gelido; ci saranno quantomeno 3 gradi, stamani.

Beverly si muove al mio fianco, e lentamente si tira su.

Nel frattempo, ho già raccattato i miei calzini dispersi in diversi punti della stanza.

Sono due notti che mi fermo da lei. E non perché non abbia una casa, ma ora come ora, preferisco non tornarci.

« Mi sembra di aver dormito pochissimo... » borbotta, per poi, a sua volta, scostare le lenzuola e affrontare il freddo improvviso del mattino.

« Beh siamo tornate alle tre... teoricamente abbiamo riposato soltanto due ore e mezzo. » azzardo un'occhiata verso la sveglia che segna le cinque e trenta.

Di fuori, il mondo non è ancora pronto per questa giornata.
La gente dorme, dopo aver fatto baldoria la sera prima, precisamente la sera di Halloween. Per questo le strade sono deserte e silenziose, quando saliamo sul pickup di Beverly. Strette nelle nostre felpe, io col cappuccio sollevato e lei con un'enorme sciarpa stretta al collo, gli occhi gonfi di sonno e i residui di trucco che non sono venuti via, ci avviamo verso la nostra scuola, la Detroit High School.
Non è distante da casa di Beverly, ci mettiamo poco ad arrivare, giusto in tempo prima degli allenamenti.

Il sole non è ancora sorto, ma il cielo è una chiazza blu pervinca, che ben presto tenderà all'azzurro. La nebbia ha cominciato lentamente a dissolversi, e finalmente parcheggiamo senza problemi nei posti auto riservati agli studenti.

Nel totale silenzio, afferriamo i nostri borsoni e ci avviamo verso l'entrata.

Non c'è nessuno a parte noi e la squadra di basket che ci attende in palestra.

Abbiamo gli allenamenti prima delle lezioni, in modo che possano svegliarci a dovere, ma sopratutto perché il pomeriggio è quasi impossibile, data l'enorme quantità di compiti per casa che i professori hanno deciso di assegnare agli studenti dell'ultimo anno.

Il fatidico anno del diploma, quello che si ambisce prima del college.

E se vogliamo vincere il campionato, quest'anno, ci tocca allenarci duramente, sotto pressione e con una forza di volontà di cui forse, non siamo del tutto capaci.

Sbadigliando, ci facciamo strada nei corridoi vuoti e deserti.

È inquietante la scuola visitata di notte; è come se da un momento all'altro ti aspetti di veder sbucare un serial killer dall'angolo più buio.
Sarà forse colpa di tutti i film horror che ho visto in vita mia.

Una volta arrivate negli spogliatoi, il resto delle ragazze è già lì, che si sveste dei propri indumenti per indossare la nostra divisa, fredda e sgualcita.

Mi vengono i brividi soltanto a prenderla tra le mani. Non ho il coraggio di togliermi la felpa, ma devo farlo.

Beverly se ne sta lì, seduta sulla panca con lo sguardo perso nel vuoto.
« Non avremmo dovuto esagerare, ieri. » borbotta più a se stessa che al resto del gruppo.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora