capitolo 22

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CAPITOLO 22

Quando Coreli sentì chiudersi anche la porta dello spogliatoio, tirò un lunghissimo sospiro malinconico, giocherellando con il kit ''stregaburlata'' immerso nei suoi pensieri.

''Quell'inutile ragazzino ha la tua stessa testa di rapa'' mormorò tra sé e sé.

Resosi conto di stare parlando da solo scosse il capo tristemente.

Quant'era brutto invecchiare...

Niels smise di prendere appunti dopo i primi dieci minuti e si afflosciò sulla scomoda sedia scricchiolante, spossato.

Mentre il professor Percyvald spiegava, le sue orecchie ronzavano come se in testa avesse un intero alveare di api arrabbiate. Vedeva la sua bocca muoversi, ma non intendeva minimamente le parole, né si sforzava troppo d'intenderle.

Solleticandosi la punta delle dita con la sottile penna d'oca si guardava intorno roteando gli occhi impercettibilmente, in modo che Percyvald non si accorgesse che era distratto.

Alla sua destra l'imbranato ed il suo strampalato papillon nero a strisce bianche scrivevano convulsamente, riempiendo fogli su fogli e schizzando gocce d'inchiostro un po' ovunque, senza però curarsene troppo.

Davanti a lui vide invece Steve che si sforzava al massimo per mantenere un'attenzione costante, ottenendo però scarsi risultati: a tratti sbuffava, si metteva a tracciare strani simboli sul banco con le dita salvo poi accorgersi che s'era distratto e tornare a tendere le orecchie, finché il ciclo non ricominciava daccapo.

In prima fila, il soldato se ne stava immobile con le braccia incrociate sul petto come il busto di pietra di un vecchio caporale ma, a giudicare dalle rughe perenni che gli solcavano la fronte, molto probabilmente pur pestando attenzione non stava capendo una parola di quello che il professore diceva.

''Comunque non sono l'unico messo male'' pensava, ed aveva ragione.

Gli tornarono alla mente le parole che Coreli gli aveva propinato poco prima, e capì che doveva agire se voleva passare l'esame.

Avendo compreso che semplicemente studiando per conto suo non ce l'avrebbe mai fatta, decise di puntare tutto sulla suprema arte che già un anno prima gli aveva anche consentito di diplomarsi con degli ottimi voti: copiare.

L'unico che tuttavia appariva il più papabile per il ruolo di suggeritore era quel ragazzo cicciottello, col suo inseparabile farfallino e le mani perennemente sudate. La domanda era: come riuscire a convincerlo (o costringerlo, se necessario)?

Niels rimuginò su questo per una buona mezz'ora, elaborando almeno una dozzina di piani che vennero tutto puntualmente scartati.

Di chiederglielo direttamente non se ne parlava nemmeno. Se anche non avesse avuto una faccia così ottusamente onesta, con ogni probabilità si sarebbe rivelato talmente incapace da farli scoprire entrambi.

Occorreva giocare d'astuzia, che con un tipo del genere in fondo non avrebbe dovuto rivelarsi poi molto difficile.

Ma che cosa dire a qualcuno che aveva paura perfino della sua stessa ombra per convincerlo a fidarsi?

Inoltre doveva agire con circospezione per non farsi scoprire dagli altri due, che sicuramente avrebbero voluto accodarsi al suo piano, o peggio ancora, rubarglielo.

-E questo ragazzi è il motivo per cui non dovrete mai, e ripeto mai, incolpare il canarino di qualcuno di essere un mutaforma se prima non avrete delle prove certe- concluse Percyvald, scrivendo poi alla lavagna con un gessetto:

A.C.U.M.E. spa, la società dei Cacciatori di mostriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora