capitolo 27

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CAPITOLO 27

Steve camminava con lentezza esasperante, quasi che attraverso quello straccio sottile che doveva avere avuto un tempo la parvenza di un cappotto, non sentisse il freddo.

Niels al contrario, al quale il ruolo di pedinatore poco si addiceva, stava lentamente gelando.

Un paio di volte inciampò in una buca o in un sasso sporgente al lato della strada e Steve, dando prova di avere un udito incredibilmente fine, s'era voltato squadrando sospettosamente la nebbia con piglio scorbutico.

Una volta minacciò perfino di tornare indietro, puntando dritto al nascondiglio che Niels aveva appena fatto in tempo a sfruttare, quando un gatto marrone era balzato fuori da un bidone ed era corso via scivolando a pochi centimentri dal piede di Steve, che per lo spavento si era abbandonato ad un'imprecazione irripetibile.

Il resto del percorso fu privo di altri incidenti, mano a mano che Steve recuperava sicurezza e procedeva a testa alta, le mani nelle tasche e un sorrisetto beffardo stampato in faccia.

Niels, dal canto suo, che aveva imparato a procedere con prudenza attraverso la foschia, si era fatto silenzioso come un'ombra.

Ma mentre lui seguiva Steve, il rammarico di non riuscire a distinguere le strade che percorrevano seguiva lui senza un attimo di tregua.

Pur aguzzando gli occhi per cercare una qualche indicazione o tentando di distinguere e memorizzare determinati particolari, la foschia si era fatta così densa e pesante che era già abbastanza difficile riuscire a non perdere di vista il giocatore d'azzardo.

Più volte ripromise a sé stesso che, al ritorno, avrebbe chiesto indicazioni e tracciato una mappa mentale dei luoghi che aveva attraversato, anche se questo da solo non bastò per diminuire le sue ansie.

Dopo circa una mezz'ora giunsero in una sorta di vicolo (o quello che a Niels pareva tale) dove la bruma si mischiava con il buio. Era una nebbia viscida e vischiosa, che sembrava essere composta da una moltitudine di tentacoli che avvolgevano il giovane, strisciando sulla sua pelle attraverso i vestiti, mentre l'umidità impregnava le ossa come grasso sul cuoio, lasciando un vago senso di oppressione.

Niels dovette fare appello a tutta la sua pazienza per non rabbrividire disgustato ed allontanarsi, rinunciando a tutti i suoi propositi.

Schiacciandosi contro il muro di mattoni di una casa dall'aria sbilenca si sporse appena in tempo per scorgere Steve che s'era avvicinato a una sorta di grata rotonda, chiusa da sbarre di ferro rugginoso e alta quanto un uomo adulto.

Dal basso usciva una piccola cascatella d'acqua verdognola che scivolava pigramente all'interno di uno stretto canale dal fondo terroso.

Si alzò una brezza leggera che, oltre a spazzare via un lieve strato di foschia, sollevò un tanfo così tremendo che Niels dovette portarsi un lembo della giacca davanti al naso per non vomitare, gli occhi che gli lacrimavano per il bruciore.

Anche Steve non sembrò troppo allegro del fetore che, nella sua posizione, doveva risultare ancora più forte: da una delle tasche del cappotto trasse un fazzoletto di cotone bianco e una boccetta di quello che doveva essere un profumo da quattro soldi.

Imbevve il fazzoletto del liquido della boccetta e se lo legò sul viso il che, notò Niels, lo rese incredibilmente simile ad una specie di bandito.

A.C.U.M.E. spa, la società dei Cacciatori di mostriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora