2. "Sei inquietante"

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Pronuncia corretta dei nomi
Greyson: Greyson
Delilah: Delaila
Garrett: Gerrett
Sophie: Sofi
Ethan: Ithan
Haley: Eli
Arya: Arya

Due giorni dopo io e Ethan andiamo in una cartoleria per farci stampare i volantini. Non che ce ne sia sul serio bisogno, tra l'altro: basta che diciamo alla commessa del supermercato che abbiamo bisogno di personale, e la notizia girerà per tutta Kangaroo Island in meno di due ore.

«Io ancora non capisco.» Borbotto, alzando gli occhi al cielo mentre il tabaccaio stampa i nostri volantini. «È uno spreco di carta inutile.»

«Stai zitta, Delilah.» Ribatte lui, rifilandomi una gomitata nelle costole. «Decido io. Lo zoo è mio.»

«È di tutti e due, razza di homo erectus.» Mi trattengo dal non dargli un pugno sul naso, proprio davanti allo sguardo indagatore del tabaccaio.

Che poi, non capisco perché ci sta fissando con sospetto. Forse è perché Ethan è entrato ridendo e ha fatto cadere lo scaffale con le cartoline o forse perché io ho guardato il mio gemello e ho chiesto "hai preso la roba ieri?" riferendomi alle medicine dei nostri animali. Ma, oltre questo, non siamo per nulla due persone che meritano uno sguardo del genere.

Dopo circa venti minuti, però, il tabaccaio ci dà cento volantini plastificati e mentalmente mi congratulo con me stessa per il bel lavoro fatto.
Strizzo gli occhi, però, appena mi rendo conto del numero. «Cento?! Ethan, sono troppi!» Che dobbiamo fare, darne uno per ogni formica presente su quest'isola?

«Sorellina.» Alzo gli occhi al cielo, perché siamo gemelli e non ha il diritto di chiamarmi "sorellina". Ethan circonda le mie spalle con un braccio. «Hai mai sentito la parola "relax"?»

Lo ignoro, anche se mi trattengo tanto dal dire qualcosa di ironico. Tipo "con te come fratello, il relax è solo un miraggio".

Venti minuti dopo siamo di nuovo in macchina e Ethan mi sta spiegando il suo piano. «Metteremo quei volantini anche nelle città qui vicino, fuori Kangaroo Island.»

«Oh, e fammi immaginare. L'affitto della casa del nuovo dipendente sarà a tue spese?» Domando con sarcasmo, riferendomi all'altra sera, quando ha organizzato una festa di nascosto ai nostri genitori. Ed ha quasi trent'anni, mica diciassette.

Alla fine l'altra sera, per sua fortuna, è andata bene. I miei genitori non rispondevano al telefono non perché non sentivano, ma perché non volevano. Erano andati in un hotel a fare Dio solo sa che cosa. E io sono rimasta tutto il tempo in macchina perché non volevo salire in camera mia, per poi trovare ragazzi inquietanti nella mia stanza nel bel mezzo della notte. Forse qualcuno peggio di Garrett.

«Molto divertente. Comunque, è l'unico modo per trovare del personale.» Continua, mettendo la freccia per dirigersi verso il nostro zoo. Che poi, più che uno zoo è un rifugio per animali. E solo quelli di qui, che troviamo feriti e poi teniamo con noi.

Decido di non ribattere e abbasso il finestrino per guardarmi dallo specchietto. Controllo che il rossetto rosso nuovo, che non ho mai messo e che sto sperimentando, sia ancora intatto. Inizio a sorridere per vedere se ho i denti rossi e poi iniziò a fare smorfie per vedere quanto resiste.

«Puoi smetterla di fare quelle facce?» Mi interrompe dopo un po' Ethan. «Sei inquietante.»

«L'inquietante sei tu.» Ribatto, passandomi una mano tra i capelli biondi e chiudendo il finestrino. Mi giro a guardare mio fratello con un sopracciglio inarcato. «E adesso dimmi, mio grande genio, quando hai intenzione di mettere quei volantini in giro per tutta l'Australia.»

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