11. "Smettila di pensare che sono sexy!"

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La mattina seguente mi sveglio presto per attuare il mio piano di vendetta contro i due trogloditi. In realtà non é un piano di vendetta, è più prepararli ad una me che si metterà a urlare e probabilmente li prenderà a ceffoni.

Sbadiglio mentre prendo la farina, un bicchiere d'acqua, due uova e le giuste ciotole. Mi ha insegnato a fare i pancake mia nonna, quando ero piccola, e li ho fatti così tante volte che la ricetta la so a memoria. In poco tempo riesco a fare sei porzioni di pancake e, dato che mi è rimasto del tempo, faccio ai trogloditi anche la cioccolata calda. Mi mordo il labbro e sistemo la colazione: metto i pancake nei piatti, la cioccolata nelle tazze, metto persino le tovagliette a tavola. Mamma e papà non ho idea di dove siano andati, ma ieri sera non sono tornati. Probabilmente sono di nuovo in qualche hotel a fare chissà cosa.

Greyson e Ethan stanno dormendo nella stanza di quest'ultimo. Ieri ero troppo stanca per pensare ad un altro posto per mettere Greyson, così ho fatto l'unica cosa che la mia mente trovava plausibile: tutti e due nella stessa stanza e ciao ciao.

Come dice il detto, parli del diavolo -o pensi- e spuntano le corna. Sento dei passi pesanti che si avvicinano alla cucina e mi affretto a nascondermi in soggiorno, perché non voglio vedere le facce sorprese di quegli scimmioni. Vedo la figura di mio fratello entrare in cucina, seguito da Greyson.

Quest'ultimo si ferma sulla soglia. «Credi... che sia stata tua sorella?» Ethan si gira verso di lui con aria preoccupata ed io mi metto in modo da osservarli e non essere vista contemporaneamente. Entrambi hanno una cera orribile, ma dovevo aspettarmelo. È della post sbronza di cui stiamo parlando.

«Non lo credo, ne sono fermamente convinto.» Ribatte il biondo. «E non è nulla di positivo, non farti ingannare. Se l'ha fatto significa che ci vuole fare il culo. Probabilmente ha avvelenato quelle cioccolate calde.»

«Carina la considerazione che hai di me.» Decido, dunque, di uscire allo scoperto alle loro spalle. I due sobbalzano e Ethan dà una testata allo stipite della porta mentre si gira verso di me. Greyson si gratta il collo, imbarazzato, e solo dopo mi rendo conto che sono ancora in camicia da notte, che mi copre giusto le cosce.

«Delilah...» Inizia mio fratello, ma lo fermo con un'alzata di mano. «Perché non vi sedete e fate colazione? Parliamo dopo.»

Sto dando tempo, più a me che a loro, per far sbollire la rabbia. Sono stati degli incoscienti e poteva succedere di tutto. I due mi ascoltano e si siedono a tavola, mangiando con calma i pancake e sorseggiando la cioccolata calda come se avessero tutto il tempo del mondo. Quando hanno quasi finito, sbotto. «Mi spiegate che cazzo vi è preso? Vi pare il caso di andare fuori l'isola, in un'altra città, e ubriacarvi entrambi? Ma quanti anni avete razza di babbuini?»

Greyson rimanere un attimo fermo, con la forchetta a mezz'aria, solo a sentire il mio ultimo insulto. Poi si riprende e vorrei dargli un pugno. «Uno dei due doveva rimanere sobrio.»

«Ah sì?» Incrocio le braccia al petto, mentre mio fratello inizia a giocare con il cibo nel piatto.
«Sì, Delilah.» Ethan non mi guarda neanche negli occhi quando parla. «Solo che non ci siamo accordati prima su chi, e siamo finiti a bere entrambi.»

Sbatto le palpebre, assimilando le loro parole. Mi hanno fatto perdere trent'anni di vita solo perché... non si sono accordati? Io li ammazzo. «Vi odio! Vi detesto! Avete idea di quanto cazzo mi avete spaventato? Ci ho messo un'ora e mezza per venire a prendervi e chissà cosa poteva succedere nel frattempo!» Grido, infuriandomi ancora di più.

Poi realizzo. Sono arrabbiata. Greyson mi sta guardando. «E tu!» Gli punto un dito contro e mi guarda in attesa. «Smettila di pensare che sono sexy!»

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