Non appena incrociai il suo sguardo, rimasi catturata nell'oceano dei suoi occhi ed ebbi un brivido lungo la schiena. Quegli occhi di ghiaccio erano talmente intensi che rendevano quasi difficile sostenerne lo sguardo.
Il contatto durò solo pochi magici istanti, che mi sembrarono infiniti.
E poi tutto finì: una figura si frappose tra me e il misterioso ragazzo, facendomelo perdere di vista.
Feci vagare inutilmente lo sguardo tra la folla alla sua ricerca, ma ormai l'avevo perso, e non riuscii più a trovarlo.
Mentre tornavo a casa ero piuttosto afflitta, l'avevo perso e non avevo la più pallida idea di chi fosse, ne sapevo che aspetto avesse; mi ero semplicemente persa nei suoi occhi limpidi e non avevo visto altro di lui.
Mentre camminavo, non riuscii a pensare ad altri, nonostante fossi contrastata da diversi sentimenti che si facevano battaglia tra di loro.
Ad un certo punto un paio d'occhi completamente diversi da quelli del misterioso ragazzo di quella mattina affiorarono dai miei ricordi. Erano castani, color cioccolato, di una dolcezza così evidente da ammaliare chiunque, e, cosa più importante, erano legati ad una figura molto importante della mia via. Qualcuno, il cui ricordo mi era ancora troppo doloroso per poterlo sopportare, tanto che copiose lacrime salate iniziarono a rigarmi il volto, come tante stelle cadenti.
Ormai ero giunta a casa: cercai di asciugare le lacrime con la sciarpa e di assumere un atteggiamento composto. Appena aperta la porta, corsi su per la scala a chioccola che portava la mia camera, e lì mi rintanai, con la testa affondata nel cuscino per soffocare il pianto.
Mia madre, avendo visto di sfuggita la mia espressione stravolta, bussò alla porta di camera mia.
-Oh Sophie...!- sussurrò: appena mi aveva vista con gli occhi rossi e gonfi di lacrime aveva capito tutto. Si sedette vicino a me, e si portò la mia testa in grembo, iniziando dolcemente ad asciugarmi le lacrime, come solo una madre sa fare.
Rimanemmo così per una decina di minuti: io che singhiozzavo e lei che mi cullava cercando di calmarmi.
Poi mi sollevai e la abbracciai forte, cercando di trasmetterle tutta la gratitudine che provavo nei suoi confronti.
Dopo pochi istanti, sentimmo Christian, il mio fratellino, entrare sbattendo la porta e chiamare -Mammaaa!- a gran voce.
Lei mi guardò con espressione colpevole, ed io, anticipandola, le dissi -Vai da lui, io sto bene adesso.-
Nonostante sapesse con chiarezza che non era così, che non stavo affatto bene, mi stampò un bacio a fior di pelle sulla fronte, e mi disse di raggiungerla presto, perché aveva preparato il mio piatto preferito, e voleva tutti i dettagli della prima giornata al Norwest Christian College.
Dopo aver fatto un lungo bagno rilassante con tanta schiuma per riordinare le idee, passai il resto della giornata come se nulla fosse accaduto: soffocai dentro di me le emozioni e i ricordi che il misterioso ragazzo mi aveva fatto riaffiorare.
Ormai ero diventata brava in questo: a raccogliere tutto ciò che mi provocava dolore in uno speciale scomparto della mia mente e dimenticarlo lì.
Ma oggi ne avevo avuto la conferma: prima o poi, non importa quanto tempo sarebbe passato, avrei dovuto fare i conti con tutto ciò che avevo represso.
Ero come una mina pronta a esplodere.
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#spazio autrice
Hey lettori/lettrici!
Mi sono impegnata davvero molto per questo capitolo, e spero vi piaccia!
Se vi va, lasciate un commento riguardo a come vi è parso il nuovo capitolo (o anche solo una ★, ne sarei felicissima)!
Ci vediamo al 3° capitolo :)
Bacioni,
Lucasgirl♥
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Never doubt || Hemmings
FanfictionSophie si è appena trasferita: paese nuovo, scuola nuova, compagni nuovi. Una serie di sfortunate coincidenze la porterà a conoscere un ragazzo misterioso e affascinante, Luke, che la attrarrà e respingerà al contempo, e porterà a galla la sua trist...