Butterflies in my stomach||10°

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Arrivò presto il giorno del ballo e ormai tutto era pronto: avevo il vestito e il cavaliere, ma ero comunque nervosa e agitata.

E certo era comprensibile, l'unica altra festa a cui avevo partecipato l'avevo trascorsa con Jer e, quindi, tutto in quel momento mi ricordava quel giorno.

Eravamo andati alla festa insieme ai nostri amici, ed era stato in quel momento che avevo capito che l'amicizia tra di noi era diventata qualcosa di più, o almeno, mi ero scoperta innamorata di lui, ma non sapevo se ricambiasse i miei sentimenti. Avevamo ballato e scherzato tutta la sera, Jeremy aveva spesso sorriso, e credo che, per una volta, fosse anche felice, cosa rara per lui, data la difficile situazione familiare.
Un momento in particolare era rimasto impresso, indelebile, nella mia mente: avevamo ballato abbracciati una canzone molto lenta, e lui aveva allacciato le mani dietro ai miei fianchi, appoggiando la testa alla mia e sussurrandomi all'orecchio "io per te ci sarò sempre". Mi aveva tenuta tra le braccia dolcemente, e c'eravamo fermati in mezzo alla pista da ballo, incuranti delle altre coppie che tutt'attorno a noi avevano continuato a ballare.

Ma non era stata che tutta una bugia, lui mi aveva abbandonata, e adesso mi trovavo qui, nella stessa situazione a un anno di differenza, ma senza di lui.

Alcune lacrime mi rigarono il viso, mentre i ricordi di quella sera, e la rabbia insieme al senso di colpa per il suo abbandono riaffiorarono. Cercai di asciugarmi gli occhi, in fin dei conti, non c'era ragione di rovinare la serata prima ancora di cominciarla, e iniziai a truccarmi.

In quel momento entrò in bagno Lucy, e, dopo aver visto i miei occhi rossi, mi abbracciò, senza fare domande, e, molto probabilmente, indovinando il motivo del mio umore. Finii con lei di truccarmi, e poi andammo entrambe in camera per indossare i rispettivi vestiti.

Eravamo andate qualche giorno prima a prenderli, e li avevamo scelti, ma solo dopo aver provato quasi tutto il negozio, per il disappunto della commessa, che aveva dovuto rimettere in ordine tutto.

Ma alla fine, ne avevamo trovati di perfetti per noi. Lucy aveva scelto un vestito color argento, che ben s'intonava con gli occhi, e che, aderente e lungo solo fin sopra il ginocchio, esaltava le sue forme.

Per me, invece, avevo preso un abito blu scuro con due spallini sottili e la scollatura a cuore con inserti di pizzo. Il vestito non era molto lungo, era fermato con un nastro bianco sotto il seno e scendeva morbido, con la gonna che ad ogni mio passo svolazzava. Detto in questo modo può non rendere l'idea, ma Lucy mi aveva assicurato che avrei lasciato tutti a bocca aperta.

Stavo giusto sistemando un po i capelli, quando sentii il citofono suonare, evidentemente erano arrivati Calum e Luke. Lucy andò ad aprire, e rimase con loro fino al mio arrivo. Dalla camera potevo sentire le loro chiacchiere, che cessarono non appena arrivai.

Al mio arrivo, Lucy mi alzò il pollice in segno di approvazione, Cal mi sorrise, e mise un braccio intorno alla vita della mia amica, sussurrandole all'orecchio qualcosa che la fece arrossire. Mentre Luke, stranamente silenzioso, fece vagare lo sguardo su di me e, con voce un po' roca, mi fece mille complimenti.

-Sophie... sei davvero stupenda stasera, tutto gli altri ragazzi saranno invidiosi di me!-

Salimmo in macchina, Luke guidava e arrivammo a scuola: la festa era stata organizzata in palestra, sulle cui pareti erano appesi striscioni e dal cui soffitto pendevano dei nastri che, intrecciati tra di loro, formavano dei fiocchi di neve.

Appena entrati, Calum e Lucy sparirono, lasciando noi da soli e imbarazzati.

Stettimo un attimo a guardarci, dopodiché Luke mi chiese subito di ballare, ed io accettai. Ballando, parlammo molto e io scoprii tante cose che non sapevo su di lui: mi raccontò dei suoi fratelli, di come fosse diventato da poco zio e di sua madre, che, costretta a crescere i figli da sola, era stata tutto per loro.

Never doubt || HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora