A series of unfortunate events||1°

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Quella giornata era iniziata male fin dal principio: già da prima di svegliarmi, avevo capito che sarebbe stata una pessima, pessima mattinata.

E ci avevo proprio azzeccato, riflettei.

Avevo passato una notte insonne popolata da incubi vividissimi, come non mi capitavano più da molto tempo.

Al risveglio avevo scoperto con orrore di non aver impostato la sveglia la sera precedente, così questa non aveva suonato, ed io ero decisamente in ritardo con la mia tabella di marcia.

Mi ero messa rapidamente i primi vestiti che mi erano capitati sotto mano, salvo poi rimirarmi per qualche breve istante nello specchio per controllare di essere presentabile e di aver almeno indossato le calze dello stesso colore.

Mi ero scoperta dimagrita, e questo non era affatto un bene: continuando di questo passo sarei presto rimasta solo pelle e ossa. Tralasciando questo dettaglio, avevo visto nello specchio una ragazza nella media, senza una particolare bellezza che possa suscitare l'invidia o l'attenzione di altri: una ragazza semplice con dei capelli ricci color nocciola e un paio di occhi azzurri che avevo ereditato dalla nonna materna.

Dopo aver controllato l'orologio, ero subito corsa giù per le scale fino in cucina, tanto veloce da farmi sbattere il fianco contro lo spigolo del tavolo: non avevo quasi sentito il dolore presa com'ero dall'agitazione.

In tutto, in quella decina di minuti, ero stata capace di bruciare le fette biscottate, macchiarmi la maglietta con il caffè e dimenticare di lavarmi i denti.

Insomma, una serie di sfortunate coincidenze che sarebbero potute accadere a chiunque, e che, comunque, non mi avevano impedito di essere a scuola in perfetto orario.

Eh già, perché la parte più brutta di tutta la storia era proprio questa: oggi è il mio primo giorno nella scuola nuova che devo frequentare a causa del trasferimento mio e della mia famiglia.

Nonostante sia anche piuttosto bravina, la scuola non mi è mai piaciuta: e il fatto che non conosca nessuno qui, sicuramente non aiuta.

La campanella suonò interrompendo I miei pensieri funesti, dando inizio ad una giornata che sarebbe terminata anche peggio di come era iniziata.

Tutt'intorno a me sfrecciavano insegnanti, studenti e studentesse, tutti assorti nei loro pensieri o impegnati in conversazioni fitte fitte tra di loro.

E poi c'ero io, sola e agitata.

Entrai in classe con il mio passo incerto, cercando di essere il più disinvolta possibile, e mi andai a sedere nell'unico posto rimasto libero.

Avevo immaginato quel primo giorno molte volte durante l'estate, e mi aspettavo, non so, che qualcuno si sarebbe interessato alla mia presenza.

E invece niente, ognuno continuò come se io non esistessi. Individuai subito nella classe un gruppo di barbie bionde che cercavano di catalizzare l'attenzione degli altri su di sé, circondate da ragazzi che si contendevano la loro compagnia: i classici ragazzi guidati solo dagli ormoni.

Qualche istante dopo di me, arrivò il professore di chimica.

Il povero diavolo, per quanto si sforzasse di mantenere l'attenzione degli studenti su di sé, era talmente noioso nelle sue spiegazioni, che, già nel giro di una decina di minuti, aveva perso ogni controllo sulla classe.

Nemmeno io potei resistere, e mi trovai a fantasticare con lo sguardo perso nel l'orizzonte.

Alcune ore più tardi ero ancora lì, assorta nel miei pensieri e annoiata più che mai, mentre aspettavo ansiosamente la pausa pranzo.

Quando finalmente arrivò, andai subito in mensa, e mi buttai subito sul cibo, stavo letteralmente morendo di fame. Dopo aver preso un trancio enorme di pizza,

Mi trovai difronte a una scelta: avrei mangiato da sola o avrei cercato la compagnia di uno dei miei compagni di classe di cui non sapevo nemmeno il nome?

Ero più più propensa a starmene in disparte sola soletta, quando, distratta, andrai a sbattere contro un ragazzo: caddi e mi versai l'acqua sulla maglia, suscitando risatine nei tavoli vicini.

Umiliata e bagnata fradicia, stavo per sedermi in un tavolo da sola, quando una ragazza attirò la mia attenzione, per chiedermi, con un gran sorriso, se volevo mangiare con lei e dei suoi amici. Accettai subito, e, ad una seconda occhiata, notai che era una di quelle ragazze che avevo definito in precedenza come 'barbie bionde'.

Mi sedetti al tavolo con lei, e, per tutta la durata della pausa pranzo, chiacchierai e risi insieme: non ci fu mai quel silenzio imbarazzante che mi ero aspettata.

Lucy, così si chiama, si rivelò una ragazza spontanea, chiacchierona e davvero molto gentile, tanto che mi prestò una maglietta per cambiarmi dimostrandomi che non si giudica mai un libro dalla copertina.

E dopo aver passato una mattinata così disastrosa, trovai un'amica, e la mia giornata diventò un pochino migliore.

E fu proprio in quel momento, mentre uscivo da scuola con Lucy, che incontrai per la prima volta il suo sguardo, e il mio mondo fu subito sottosopra.

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Ciao a tutti cari lettori/lettrici,

Questa è la prima FF che scrivo, e spero che, leggendola, vi possa far sorridere. E che vi faccia sognare.

Baci & abbracci

Lucasgirl♡

Never doubt || HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora