Capitolo 15 . Aprile 2017

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Lorenzo aveva una routine maniacalmente precisa. Aveva un orario esatto in cui andare a letto, mangiare, cucinare, smettere di o iniziare a esercitarsi con l'oboe e tutto il resto.

Proprio per questo per lui aveva perfettamente senso passare l'aspirapolvere di primo mattino, che qualcuno stesse dormendo o meno nella sua stanza. E qualcuno, effettivamente, quella notte aveva dormito con lui. Non era la seconda volta che Rufus e lui si trovavano a letto insieme e Lorenzo non poteva sentirsi più soddisfatto di così. Non avevano ancora definito il loro rapporto e a lui, onestamente, non interessava. Lorenzo non aveva relazioni serie da un po' e non ne cercava, poteva benissimo essere amico di Rufus e finire a letto con lui senza doverselo sposare, per quel che lo riguardava. 

L'unica sua preoccupazione era per i sentimenti di Rufus. Lorenzo infatti sapeva molto, molto bene di essere il primo ragazzo ad averlo baciato e ad averlo fatto con lui. Rufus non era ancora convinto, ancora non sembrava accettare questa parte di sé e si contraddiceva baciandolo e affermando un attimo dopo di non essere gay. Si stava mentendo da solo, creando una bolla di irrealtà, in cui poteva benissimo dire una cosa e farne un'altra. Capire di non essere etero gli faceva paura, probabilmente, ma quando Rufus avesse realizzato la verità probabilmente avrebbe cercato in lui un appiglio. In sintesi, Lorenzo temeva che l'altro si innamorasse e iniziasse a volere una relazione seria, e lì le cose si sarebbero fatte imbarazzanti. Rufus era carino, simpatico, dolce e tutto il resto, ma a Lorenzo non piaceva innamorarsi. 

Non voleva e non poteva, per suo codice morale, pensare a lui in quel modo, e non lo avrebbe fatto. Sospirò, si posò le dita sugli occhi e si disse che lui non provava nulla di nulla per Rufus, il quale era solo un buon amico e un gran bel figo. In ogni caso, Rufus se n'era già andato da un po', quindi quello sarebbe stato un problema per un altro giorno. 

Stava lavando i piatti e le tazzine, reduce da una colazione frettolosa, e presto si sarebbe messo al lavoro sul nuovo pezzo che doveva imparare. Avrebbe avuto uno spettacolo a Giugno e gli piaceva imparare tutto subito, senza procrastinare. 

Proprio allora, mentre aveva dei grossi guanti di plastica rossi sulle mani e stava imprecando perché era quasi finito il detersivo, sentì suonare il campanello.

Sorrise quasi involontariamente al pensiero che Rufus probabilmente avesse dimenticato qualcosa in casa sua, dunque si tolse i guanti, spense l'acqua e andò al citofono.

"Sì caro?" disse con voce impostata e un ghigno sulle labbra.

"Ma ciao fre! Indovina chi ti ha fatto una sorpresa, Lore?"

Nonostante il citofono Lorenzo capì subito di chi si trattava. Per un attimo considerò l'opzione "suicidio" ma poi si disse che tagliandosi le vene avrebbe rovinato il parquet e che appunto il detersivo era finito, quindi non avrebbe potuto fare nessun drink particolarmente letale.

Forse poteva fingere lo svenimento e fare in modo che la persona davanti al portone chiamasse un'ambulanza. Ma ciò avrebbe solo ritardato l'inevitabile.

"Ciao." disse. E, disgraziatamente, aprì la porta a Iris.

°°°

La biblioteca in cui Iris era appena entrata era stata visitata dalla stessa ragazza solo una volta, qualche anno prima. Aveva fatto una scommessa con Greta e camminare tra gli scaffali sparando a tutto volume The Real Slim Shady fino a farsi cacciare le aveva fatto guadagnare ben venti euro. E beh, non si sputa sopra venti euro.

Stavolta però, nonostante stesse ascoltando una canzone dello stesso cantante, aveva un paio di cuffiette addosso.

Era stata semi-cacciata di casa da Lorenzo dato che il suo scopamico/fidanzato/la situazione era poco chiara sarebbe arrivato presto e il suo caro fratellino aveva evidentemente voglia di ficcare, ma aveva saputo che Giulio era lì e lei aveva voglia di compagnia. E infatti eccolo, un biondino tutto occupato a sprecare la giovinezza piegato sulle pagine. Anche lui aveva delle cuffie e non sembrava averla affatto notata. La ragazza colse l'occasione per posargli violentemente le mani sulle spalle e fargli cacciare un urletto soffocato. Una donna seduta qualche metro più in là li guardò male.

"Oh... ehi Iris. Non sapevo che fossi tornata."

"Ogni tanto mi viene voglia di fare un salto in questo mortorio di città - la ragazza si tolse le cuffiette - Credo sia la sindrome di Stoccolma. Cosa ascolti?"

Giulio le porse le cuffie e Iris sentì qualcuno urlare come un agnello sgozzato "Ma che..."

"Avevo promesso a Tommaso di ascoltare la nuova canzone con cui è entrato in fissa. Non è esattamente il mio genere."

"Ah no? Tu sei uno tipo Rufus che piange quando guarda i concerti dei Queen?"

"No... Lo ha fatto?"

"Secondo me sì."

"Forse dovremmo andare da un'altra parte per parlare, sai?" il biondino si voltò a guardare dietro di sé.

Iris seguì lo sguardo di Giulio e vide che la donna di prima continuava a guardarli male.

"Stupida vecchia del cazzo." disse Iris, sussurrando sotto il proprio respiro.

"Beh non si dovrebbe parlare in biblioteca, c'è anche scritto sui cartelli."

Iris alzò gli occhi al cielo. Queste persone, pensava, sempre pronte a seguire le regole. Toglievano vita all'esistenza.

"Allora usciamo un po', tanto la biblioteca mica corre via, no? E poi ho proprio voglia di fumarmi qualcosa."

Andarono fuori, ma non prima che Giulio avesse avuto modo di prendere in prestito il libro che stava leggendo, un mattone dalle dimensioni tanto considerevoli quanto decisamente spaventose.

"Dicevamo - disse Iris, accendendosi una sigaretta appena usciti dall'edificio - che cos'è che tu ascolti?"

"Mh... indovina. Secondo te?"

Iris lo osservò a sopracciglia aggrottate "Ariana Grande?"

Giulio ridacchiò e si coprì la bocca con una mano "Acqua."

"Emo?"

"Completamente fuori strada."

"Mi arrendo, puoi dirmelo, grazie."

Giulio indicò la propria maglietta con un sorriso e Iris aggrottò le sopracciglia con aria molto, molto confusa.

"They Might Be Giants."

"Sì."

"Che cazzo di roba sono i Potrebbero Essere Giganti?"

Il biondo in tutta risposta si limitò ad alzare le spalle "Tu?"

"Mah, diciamo che non vado a cercarmi cose super underground, non mi interessa. Mi piace il rap e il trap, ascolto quello che sento in giro e mi interessa. Lil Peep, Eminem, qualcosa anche di italiano..."

Iris lasciò cadere la sigaretta quasi terminata e la pestò con una scarpa da ginnastica bianca. Giulio rimase a fissare il mozzicone abbandonato per terra, poi guardò Iris con i suoi grandi occhi azzurri e limpidi.

"Fai sul serio? - Iris alzò le sopracciglia, Giulio continuò a fissarla - Accidenti a te e ai tuoi occhi da cerbiatto."

La ragazza sbuffò e prese tra due dita il mozzicone, dopodiché i due si misero a cercare un cestino della spazzatura. Quando Iris ebbe buttato i resti della propria cicca si voltò verso Giulio "Ora sei felice?"

"Molto felice. Adesso mi odi?"

"Nah, solo un pochino. Chissà se potrò tornare a casa ora. Non vorrei beccare mio fratello mentre scopa, potrebbe lanciarmi addosso qualcosa."

"Uhm... hai voglia di restare a cena da me e Tom? Ordiniamo messicano stasera."

"Oh. Burrito."

"Burrito."

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