Capitolo 4 . Marzo 2016

207 32 74
                                        

Greta pranzava da sola, solitamente. Lorenzo la raggiungeva solo ogni tanto, più che altro perché a lei piaceva mangiare presto e lui finiva di lavorare sempre verso le due. Ma le piaceva uscire, cercare un bel locale, gustarsi il buon cibo e godersi l'atmosfera. Venezia, per quanto fosse impensabile, aveva certi angoli, vicoli e locali tranquilli, che in non straripavano di gente. E quello non era male.

Quel giorno era entrata in un semplice bar e, dopo essersi tolta la giacca bianca e averla appoggiata allo schienale della sedia, si era messa ad aspettare. Il cameriere era arrivato in neanche cinque minuti e lei gli aveva chiesto un toast con cotto e formaggio, distrattamente.

Aveva dovuto aspettare che il ragazzo che aveva preso l'ordine si allontanasse per accorgersi di qualcosa di terribilmente sbagliato.

Quello stesso ragazzo era un tizio che spiccava abbastanza, complice l'altezza sopra la media. Ma c'era anche l'enorme quantità di piercing che aveva addosso, su labbra, orecchie e sopracciglia. Addosso aveva un paio di pantaloni neri, scarpe nere e una maglietta gialla che ben si abbinava alla carnagione olivastra. Quello stesso tizio Greta lo aveva già visto.

Ma non per strada, assolutamente non per strada. Lo fissò senza preoccuparsi troppo di sembrare una pazza e realizzò che quel tizio l'aveva servita a un ristorante neanche due settimane prima. E prima... prima ancora, un tizio pieno di piercing non le aveva consegnato una pizza? Ma era stato a fine Dicembre, come era possibile una cosa del genere?

Il ragazzo tornò dopo poco con il suo Estathé e il suo toast e Greta decise che era il caso di chiarirsi un attimo le idee.

"Ehm, scusa, posso chiederti una cosa?"

Il ragazzo la guardò negli occhi, sorridendo tranquillo "Certo."

Aveva occhi scurissimi, decorati da pagliuzze dorate.

"Tu... tu consegnavi pizze il mese scorso?"

Il ragazzo alzò le sopracciglia e le disse, con un accento piuttosto marcato "Beh, sì. Perché me lo hai chiesto?"

"E prima lavoravi in un ristorante?"

"Sì, esatto. Ho cambiato lavoro giusto qualche giorno fa."

Greta aggrottò le sopracciglia, abbastanza confusa. C'era da chiedersi se quel ragazzo avesse avuto il tempo di ritirare almeno una volta la paga.

"Non... non sei tipo uno stalker che mi segue? No, perché la cosa è molto, molto inquietante."

"Se lo fossi - disse lui, con aria pensierosa - Probabilmente non te lo direi, sai?"

"Rassicurante."

"Cambio lavoro spesso, non mi trovo quasi mai bene. Ho fatto così anche con la scuola."

Greta sorrise "Cioè trovi sempre il modo di incasinarti la vita solo perché qualcosa non ti va bene?"

Lui alzò le spalle "Sono fatto così, che ti devo dire? Scommetto che tu sei tutto il contrario, sembri una tutta perfettina."

"Potresti avere ragione, forse. Ma soprattutto, se non ti spiace, voglio mangiare il mio toast."

"Adesso mi faccio licenziare di nuovo - disse il ragazzo, sedendosi nel posto vuoto davanti a lei - Io sono Tommaso, tu mangia pure."

"Ma che fai? Non vorrei che il nostro prossimo incontro consistesse in me che ti do una monetina da cinquanta centesimi all'angolo della strada."

"Più probabilmente mi troveresti a fare il gigolò, ma anche il barbone non deve essere male come impiego..."

Greta alzò gli occhi al cielo, sorridendo "Guarda che se vuoi parlarmi possiamo anche farlo fuori dal qui."

"Ha, mi stai invitando a uscire? Il mio cuore è già occupato."

SunflowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora