Capitolo 9 . Maggio 2016

125 24 2
                                    

Iris, quando le due avevano iniziato a camminare verso la stazione, aveva messo la mano libera in tasca e aveva iniziato a tenere lo sguardo sul pavimento.

Fino a qualche minuto prima le due ragazze avevano mangiato, chiacchierando allegramente tra di loro come se fossero state ancora due adolescenti.

In quell'ultimo periodo si erano viste moltissimo, come ai tempi del liceo, quando non facevano altro che uscire insieme, scegliere tinte per capelli da usare e trovare luoghi nascosti dove fumarsi una canna. Si erano riavvicinate all'improvviso, raccontandosi l'un l'altra le loro vite e le ultime novità, le parti dell'esistenza dell'altra che si erano perse.

Avevano spettegolato come due ragazzine, con Greta che le parlava delle sue uscite con Tommaso (ancora si vedevano da amici) e Iris che le raccontava ogni genere di aneddoto proveniente da Milano.

Eppure Iris, nel momento in cui aveva afferrato la valigia, si era come incupita.

Il che era strano. Certo, era normale che lei volesse passare un po' di tempo con il fratello a cui nonostante tutto voleva bene e, in generale, a Venezia, la città dov'era cresciuta, ma era anche vero che Iris adorava vivere a Milano.

Non faceva che dire quanto amasse stare e studiare là, quanto il suo fidanzato fosse un ragazzo fantastico e quanto volesse passare là il resto della vita.

(Ovviamente quando l'argomento era stato tirato fuori di fronte a Giulio e Tommaso questi, in particolare il secondo, avevano finto di svenire e vomitare, da bravi Siciliani detrattori di Milano.)

Quindi era più che strano che lei sembrasse così infelice.

"Su con il morale! - disse Greta, con un sorriso - Non dirmi che ti mancherà Lorenzo, credevo che voi foste sul punto di strozzarvi a vicenda."

"Non è per quella puttanella isterica - rise Iris - Va tutto bene. È solo un po' di malinconia. Ma non vedo l'ora di rivedere Eric, davvero."

"Comunque io non avrei mai pensato che ti saresti messa con un dannato francese." Greta la vide riprendere un po' di vitalità e si sollevò. Probabilmente non era niente.

"E se sentissi che razza di accento gli viene a volte! È ridicolo, davvero."

Greta cercò di immaginarselo e ridacchiò, poi però si fece venire in mente una cosa e si zittì all'improvviso.

"Greta? Ti hanno mangiato la lingua così, all'improvviso?"

"Ho pensato a una cosa - disse lei - Mi sono appena resa conto che questa deve essere tipo la volta in cui mi parli di più di Eric da quando stai con lui. Non è assurdo? Non ne parli davvero mai."

Iris sorrise, alzando le spalle "Non c'è molto da dire a essere onesti. Beh, sì, ovviamente è una persona anche lui, quindi qualcosa c'è..."

Le due attraversarono il ponte che portava fino al grande spiazzo affollato davanti alla stazione ferroviaria e si fermarono per un attimo.

"Tipo?"

"Dai, sto per andarmene per chissà quanto e quello di cui parliamo è Eric? Chissà quando ci rivedremo!" Iris le sorrise e Greta si disse che, tutto sommato, Iris aveva ragione.

Nonostante ciò, qualcosa puzzava.

"Va bene, va bene... a che ora hai il treno?"

Iris tirò fuori il telefono, giusto per il tempo di vedere l'ora "Tra una decina di minuti, ho controllato sul sito prima di uscire. Allora... non fumiamo niente prima che io vada?"

"Iris..."

"Va bene, mi arrendo - la ragazza alzò le mani all'altezza della testa - Hai vinto, ormai sono l'unica tossica rimasta. Ma sappi che tutto questo mi offende terribilmente."

"Ti offende che io non mi droghi?"

"Esattamente - rispose Iris - Forse... forse dovrei iniziare ad andare. Non sia mai che il treno sia in anticipo."

"Mi sembra molto probabile." disse l'altra ridendo, e le due si allungarono l'una verso l'altra per abbracciarsi, solo che Greta dovette alzarsi sulle punte dei piedi, vista la sua altezza ridotta.

"Sentiamoci, va bene? - disse Iris - È stato bello rivederti."

"Certo. Ti voglio bene."

Si sorrisero e Iris iniziò ad allontanarsi, trascinandosi dietro il trolley.

Avevano passato insieme quasi tutta l'adolescenza, loro due. Ma a Greta sembrava che, nonostante tutto l'affetto che c'era tra loro, Iris si fosse diretta in una delle tante strade sbagliate.

Certo, Iris non era mai specifica riguardo ciò che esattamente faceva a Milano, ma ciò non la preoccupava di meno, anzi, al contrario. Sembrava che qualcosa fosse sul punto di sgretolarsi.

°°°

A toglierle i suoi pensieri preoccupanti, almeno, c'era la prospettiva di vedere Tommaso, quel giorno. Avevano deciso di uscire e, dato che la casa che il ragazzo condivideva con il suo amico non era molto lontana dalla stazione, aveva deciso di passare da casa sua per vedere se era ancora lì e, magari, vederlo un po' prima. Sapeva dove viveva perché già diverse volte si erano salutati esattamente sotto casa sua, quindi non fece fatica a trovare il vecchio palazzo.

Suonò il campanello e dopo una decina di secondi sentì una voce familiare venire dal citofono "Sì?"

"Sorpresa, Greta è in anticipo! Sei presentabile e puoi scendere o è meglio che io vada a farmi un giro?"

Tommaso parve rifletterci per qualche secondo "E se tu salissi? Sto sistemando in casa."

"Tu staresti facendo che cosa? Non credevo che me fossi capace!"

"Giulio mi ha minacciato, lo sto facendo solo per quello."

Giulio non era esattamente la prima persona che passava per la testa di Greta quando qualcuno pronunciava la parola "minaccioso".

Greta sentì lo schiocco del portone ed entrò, per salire i vari piani di scale e arrivare fino al piano dove viveva Tommaso. La porta era socchiusa, quindi Greta la aprì e si autoinvitò.

"Buongiorno!"

Tommaso indossava un grembiule e, con aria insofferente, lavava i piatti. Molti piatti, c'era da chiedersi da quanto non fossero stati lavati. Si era voltato verso di lei giusto per un attimo.

"Giulio ti fa da strozzino?"

"Non proprio, però sai, quelle cose da coinquilini... pulisco sempre tutto io, la casa è un casino, eccetera eccetera. Quelle... cose lì. Quindi, ecco, ci provo. Perché sennò ci rimane male."

"Aw, che carino che sei." Greta ridacchiò, andando ad appoggiarsi a un bancone di fianco all'altro.

"Carino? Io non sono affatto carino."

"Sì, certo. Sei grosso, cattivo, e fai paura."

"Esattamente!" Tommaso parve infinitamente sollevato.

"Perché ti vesti di nero, ti metti il gel sui capelli, hai mille piercing e ascolti tutta quella musica cattiva. Tu sì che sei un vero duro. Non so perché ti frequento, un giorno potresti cercare di uccidermi."

"Mi stai prendendo per il culo, vero?"

Greta alzò le mani all'altezza della testa "Sono stata scoperta, mi spiace. È che sì, hai l'aspetto da cattivone, però sei un tipo gentile. Non sei d'accordo?"

Tommaso borbottò qualcosa di incomprensibile, reso ancora più incomprensibile dal rumore dell'acqua che scrosciava sui piatti.

"Prego?"

"... rsesì."

"Eh?"

"Forse sì. Che ne so? Io non sono gentile con le persone. O con gli sconosciuti. Solo con gli amici. Ecco, non tratterei te come tratto uno sconosciuto. Non sono del tutto gentile. Solo... solo con quelli che mi vanno a genio."

"Che povero ragazzo incompreso... davvero. L'atipico antieroe."

"Credo di non aver capito le ultime due parole, ma sono abbastanza convinto che si tratti di minchiate."

Greta si mise a ridere, coprendosi la bocca con una mano "Non posso nemmeno darti torto."

SunflowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora