"Non ci credo, cazzo."
Lorenzo teneva la porta socchiusa davanti a lei, le sopracciglia aggrottate e una perfetta espressione da "Non è possibile, adesso ti ammazzo."
Iris accennò a un sorriso "Ehi, fre."
Suo fratello cambiò espressione lentamente, come realizzando che qualcosa non andava. Insomma, che qualcosa non andava persino più del solito. Aprì del tutto la porta e lasciò che Iris lo abbracciasse, con gli occhi che già le pizzicavano. Lorenzo la separò da sé, mettendole le mani sulle spalle e iniziando a scrutarla con sguardo indagatore, come per strapparle un segreto dalle iridi castane.
"Che cosa è successo?"
Iris si mise le mani nei vecchi jeans e abbassò lo sguardo verso la punta dei propri piedi, dondolandosi nervosamente avanti e indietro "Ho lasciato Eric. E voglio smettere con la droga. Voglio davvero smettere. Sì, insomma, ecco... mi spiace di esserti pesata sulle spalle per tutto questo tempo, magari posso stare in hotel o-"
Lorenzo neanche la lasciò finire prima di fare una cosa molto poco da Lorenzo. La abbracciò con decisione e calorosamente, e non come se la sua esistenza lo disgustasse fino al profondo del suo midollo. Iris non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui era stata abbracciata così da lui e non riusciva a quasi a credere a quello che stava succedendo.
"Wow, io smetto di fumare, tu mi abbracci, il mondo è proprio andato sottosopra, direi." Iris ridacchiò, poi tirò su col naso.
"Due cose. Uno, sì, averti in giro per casa a fumare e in botta una volta su due non è stato affatto piacevole e due tu resti qui. Almeno finché non ti sarai disintossicata. Hai... uhm, hai idea di come si superi la dipendenza da marijuana?"
"Non... fumando marijuana?"
"Ha senso. Dai, vieni dentro, stavo facendo la cioccolata calda."
...
Prima di dire a tutti le nuove notizie, avevano deciso di passare una serata tra loro due. Fratello e sorella, tranquilli, sul divano, occupati a guardare la televisione con dei piatti di pasta alla carbonara (la preferita di Iris) sulle gambe. Normalmente, alla sola idea che qualcuno osasse mangiare davanti alla televisione, seduto sul sofà, con il rischio che un pericoloso pezzo di qualsiasi cosa cadesse e rovinasse il tappeto immacolato che era costato a Lorenzo un occhio della testa, il ragazzo sarebbe impallidito, avrebbe bestemmiato e forse, successivamente, sarebbe svenuto. Ma quella sera si era costretto a lasciarsi andare e, soprattutto, a passare sopra a quella possibilità da incubo. Era una serata particolare, quindi si era sforzato di essere un poco più aperto.
Era comunque terrorizzato.
"Non dico che mi stia simpatica - stava dicendo Lorenzo mentre teneva lo sguardo sullo schermo - Dico che ha senso del fashion. Cioè è un po' una stronza però guardala. Si vede che vincerà lei, mi spiace."
Sullo schermo, per l'appunto, una drag queen camminava su una passerella. Avevano deciso di riconsolidare la loro pace ritrovata con una sana maratona di RuPaul's Drag Race, una loro vecchia tradizione, che non avevano visto per qualche anno e con cui erano rimasti un po' indietro.
"Fidati, non vince lei, è troppo stronza, io voto Alaska." rispose Iris, masticando a bocca piena (altra visione degna dei peggiori incubi dell'altro).
Lorenzo alzò gli occhi al cielo e si stiracchiò. Poi gli venne in mente qualcosa "Forse. Ehi. Senti."
"Mh?"
"So che qui vicino c'è una sorta di gruppo per persone che stanno cercando di... sì, insomma, di smettere con le droghe."
"Tipo alcolisti anonimi dell'erba?"
"Sì. Ecco - Lorenzo si portò leggermente verso di lei - non sarà un viaggio piacevole, ma voglio darti una mano per quel che posso. Forse loro possono sostenerti e capirti più di quanto possa farlo io. Potresti provare."
"Potrei provare."
Si sorrisero.
Lorenzo si sentiva così strano, in quel momento. A lungo la presenza di sua sorella gli aveva dato così tanto fastidio, lo aveva irritato, lui non vedeva l'ora che lei se ne andasse e quando effettivamente se n'era andata aveva tirato un sospiro di sollievo, si era autoproclamato padrone del suo universo e della sua casa e aveva suonato l'oboe e bevuto vino, che erano gli unici due elementi necessari a rappresentare la sua felicità. Sì, c'era anche Rufus, ma l'oboe veniva un po' prima.
Eppure quando quel pomeriggio aveva aperto la porta e guardato sua sorella negli occhi, non si era sentito arrabbiato. Nell'immediato sì, un poco, ma quando lei aveva provato a spiegarsi aveva capito. E gli dava una strana e calma felicità sapere che Iris aveva fatto quel passo in avanti, che aveva deciso di uscirne. Era sicuro che sarebbe stata meglio, lontana da Eric e dall'erba.
"Non credevo che tu avessi un cuore, comunque." commentò Iris, punzecchiandolo con un sorriso.
"Pensa, io non credevo che tu avessi un cervello."
Come unica risposta ricevette un cuscino in faccia e il suo primo istinto fu di strozzarla. Ma si disse che per quella sera, almeno quella sera, sarebbe stato un ragazzo gentile e carino, comprensivo e sensibile. Per tutte le sere che sarebbero venute quella era un'altra storia. Lorenzo poteva essere gentile e aperto solo per periodi molto, molto limitati.
"Avresti potuto far cadere il piatto di pasta, Iris."
"L'ho notato."
"La prossima volta ti affogo nel lavandino."
Ci provava, a essere gentile. Ma il tappeto restava pur sempre il tappeto.
Siamo svanite per un sacco di tempo? Sì. Abbiamo una vera giustificazione? Tranne il blocco dello scrittore, purtroppo no. Ma ehi we back.
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Sunflowers
Ficção AdolescenteIl Girasole simboleggia l'allegria, la solarità e la vivacità. Regalare quindi un fiore di Girasole equivale a rimarcare il carattere gioioso e allegro. Carattere con cui, la persona che lo riceve, affronta la vita. Un altro significato del Girasole...