XVIII

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Someone you loved- Lewis Capaldi 

Il biondo aveva ormai quartadue anni, era un uomo, così come tutti gli altri membri della band. L'età non influiva certamente sul suo carattere o sul fare le cose. Stava provando a nascondere la sua forte paura di perdere il suo grande amore in tutti i modi ma falliva la sera, la sera tornava a casa, tutto era buio , non poteva stare con Freddie perché i giornalisti non avrebbero perso tempo a fotografarli e a crearci una storia dietro, non che no ci fosse nulla ovviamente ma non era il caso di farne un caso di stato. La malattia di Freddie ormai lo stava consumando ed era la preda perfetto per i media.
Una volta superata la soglia della porta era come se tutte le sue paure e i suoi timori decidessero di uscire, sottoforma di lacrime, voleva chiamare il suo "tesoro" come si chiamavano ma ogni volta che pensava di farlo si ricordava del fatto che era tutto il contrario di ciò che egli gli aveva chiesto, doveva essere forte ma non lo era, doveva sempre sorridere ma non ci riusciva, doveva combattere ma era come se ogni volta che provava a farlo qualcuno lo colpisse facendolo crollare.
La sera prima avevano parlato al telefono, o meglio ci avevo provato, il nero ormai aveva persino smesso di parlare, il dolore che provava era tale da privarlo anche della sola forza ti parlare. Quindi si, si potrebbe pensare che le loro chiamate fossero solo pochi minuti di silenzio, non era così, a Freddie servivano quelle chiamate, a Freddie serviva sentire la voce di Roger , a Freddie serviva Roger. Lui parlava, per ore, e il nero lo ascoltava, poi si davano la buona notte, ed era in quel momento che dalla bocca del cantante riusciva ad uscire un semplice e lieve..."notte...".
Oggi non si erano ancora chiamati, eppure ogni volta che Freddie sapeva che quel giorno sarebbe dovuto arrivare il biondo faceva fare ai suoi assistenti milioni di telefonate, non riusciva ad aspettare era come un bambino. Il batterista era in viaggio, il traffico era favorevole e sapeva che non avrebbe dovuto attendere molto. Alla radio aveva la sua musica, la sua voce che riempiva il vuoto, il silenzio; aumentava la voglia di vederlo ma rallentava l'attesa, le note di love me like there's no tomorrow andavano a ritmo con i battiti del biondi. Era a circa 300 yard dalla meta, non vedeva l'ora di baciarlo , di stringerlo tra le sue braccia. lui la sua voce non la riusciva a sentire da un pò quindi era diventato molto necessario il contatto fisico. Ad un tratto il elefono squillò, pensò che fosse freddie che finalmente lo chiamava allora non diede molto peso al fatto che stava guidando, cosa che normalmente non avrebbe fatto ma in quel caso si trattava di freddie quindi tutto passava in secondo piano. Prese il suo piccolo cellulare e lo portò all'orecchio per rispondere, teneva il volante con una sola mano mentre con l'altra teneva il telefono.

Roger: pronto

Peter: Roger...

Con un pò di delusione per il biondo al telefono non era il suo freddie ma bensì Peter Freestone, l'assistente e grande amico del nero che omai viveva con lui e lo aiutava in tutti i momenti di bisogno

Roger: ehi Peter, scusa sono un pò in ritardo lo so, adesso arrivo, lui come sta?

Peter: non so come dirtelo Rog ma non credo ci sia più bisogno che ti disturbi a venire...

roger:perchè?

peter: rog...

roger: Peter è successo qualcosa?

peter: mi dispiace tanto roger...

roger: Peter che hai??? dimmi come sta. digli che sto arrivando.

peter: non posso farlo...

roger: perchè no?!?!

peter: se n'è andato...

roger: ...

peter: e non tornerà mai più...

roger: ...

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