osare

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LEI

Nonostante fossi in preda al panico, cercai razionalità per porre rimedio.

Entrammo nel bagno.

"Perché vuoi fare l'eroe?"

Parlai in preda all'ira.

Arginavo il sangue con dei tovaglioli bianchi che diventavano rossi in un baleno.

Iniziai ad avvilirmi.

"Ci sono abituato!"

Sbuffai.

"Grazie!" parlai d'un fiato.

"Per cosa?"

"Per aver pensato a Leyla!"

"Non credo ci sia bisogno che mi ringrazi!" disse e non aggiunsi altro.

Poi riflettei per qualche istante.

"Non è andata tanto male però!" provai a cambiare discorso.

L'accoglienza della mia famiglia mi sorprese. Forse era per non destabilizzare Leyla. O forse era per me. Ero certa che tutti avessero notato come fossi tornata ad essere la vecchia me. E di certo non dispiaceva a nessuno, soprattutto ai miei genitori.

Finalmente dopo un paio di minuti il sangue si attenuò.

Allentai il tappo e applicai un po' della crema disinfettante.

"Mi ricorda qualcosa questa crema!"

Ammiccò, ricordando la sera del nostro primo bacio.

"Non so di cosa tu stia parlando!" mentii.

"Ah, ho capito!" controbatté lui.

"Cosa?" chiesi confusa.

"Vuoi che te lo mostri?"

Non risposi.

Si avvicinò con precisione alle mie labbra. Sfoggiò un sorriso non molto lontano dallo sfiorare le mie labbra.

La sua mano perlustrò verso il basso in cerca della mia. La afferrò.

Si allontanò.

Costringendomi a seguirlo verso il piccolo bagno.

"Cosa fai?"

Come sempre eluse la domanda.

Mi spinse verso un angolo e girò la chiave nella piccola serratura.

Quel piccolo bagno stretto divenne ancora più angusto quando il suo corpo iniziò a premere contro il mio, costringendomi con le spalle al muro.

Avvertivo il vociare della gente in lontananza. Non riuscivo a concentrarmi su nulla, solo sul suono della sua voce.

"Vuoi che te lo mostri?"

Non risposi e mi abbandonai al desiderio. Avvertivo solo le sue mani sul mio corpo. Sui miei fianchi.

Non capivo come il panico di poco prima si fosse trasformato in attrazione battente.

Sorrise. Notai la malizia nei suoi occhi.

Anche se ad attirare la mia attenzione furono le sue labbra.

Lo baciai. Ed era quello che voleva. Il bacio sfrontato. La sua lingua temeraria ne era la prova.

Mi baciò con impeto e desiderio. Ne aveva terribilmente bisogno. Chissà perché ne avessi terribilmente bisogno anche io.

Forse la tensione della serata. Forse lo spavento.

Iniziai a rilassarmi. Anche troppo.

Si allontanò per riprendere fiato.

Dovevo proseguire?

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