una lunga notte

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LEI

Derya e Leyla dormivano seraficamente.

Can mi aveva promesso qualcosa di indefinito, e fummo costretti ad aspettare notte fonda.

Mi condusse fuori dall'albergo e mi trascinò verso la spiaggia, seguì delle indicazioni che qualcuno gli aveva suggerito e arrivammo alla conca della luna.

"Quella della leggenda?" chiesi e lui asserì.

Se quelli fossero stati i ritmi scanditi che avremmo affrontato, di certo non sarei riuscita a trovare il lato negativo a quella vacanza.

Con scatto repentino posò le sue mani sul mio sedere e mi sollevò. Lo assecondai, cingendo il suo corpo con le mie gambe.

"Qui c'è stato un amore eterno, dovevamo venirci anche noi" scherzò, facendo riferimento alla leggenda.

Era incredibile quanto fosse facile per me lasciarmi andare alle cose folli. Di giorno ero davvero una madre apprensiva, premurosa e una moglie attenta, dedita. Ma di notte, o nei momenti di solitudine, tra me e Can regnava una magia ed io dimenticavo la parte razionale di me.

Nessuno aveva mai toccato il mio corpo in quel modo, eppure, riuscivo ad abituarmi.

Can era l'unico uomo che avessi mai amato.

L'unico uomo della mia vita. Per sempre.

"Ti amo" sussurrò al limite della pazienza.

Stava perdendo la calma, in preda al desiderio.

"Voglio fare l'amore con te!" sussurrò.

"Anche io" ammisi.

Lo avevo detto davvero?

Non mi riconoscevo. Forse era un modo per porre un epilogo a quella giornata. Non ero certa di ciò, ma ero certa di volerlo.

Sembrò divertito e la malizia tornò nei suoi occhi.

Mi baciò. Si distaccò e tornai io sulle sue labbra.

Fui io ad innescare molti baci. E a mio marito non parve dispiacere. Anzi le sue mani girovagavano sul mio corpo.

D' un tratto si distaccò, ponendo fine alla dolce sequela di baci e le sue labbra iniziarono a depositare baci sul mio collo, sentivo la sua barba solleticarmi la pelle e le mie terminazioni nervose sprizzavano energia.

Sembrò impaziente. Come se avesse fretta. Mi tenne stretta.

"Sei solo mia: mia moglie, la mia anima" sussurrò.

Cercavo di non sorridere. Ma non ci riuscivo. Sentivo che Can stava perdendo il controllo.

Si distaccò e si chinò.

Le sue labbra baciarono il mio seno, il mio ventre e scese in basso. Fui costretta ad inarcare la schiena per reggere quell'impeto passionale.

Sollevò lo sguardo e mi osservò compiaciuto per qualche secondo.

Tornò al mio ventre. Disegnò delle linee con la lingua. E non parve bastargli. Senza esitare mordicchiò lembi della mia pelle. Ed io emisi un sospiro.

Da dov'eravamo nessuno poteva sentirci, potevo lasciarmi andare?

Emisi un altro sospiro strappato attraverso i denti a causa del piacere improvviso.

Chiusi gli occhi e cercai di godermi ciò che stava accadendo.

Mi costringevo a non lasciarmi andare. Ma non ci riuscivo.

Trattenni il fiato. Solo quando si allontanò dal mio corpo per tornare alle mie labbra, tornai a respirare. E mi baciò ancora. Ma con una delicatezza e una dolcezza che non dimenticava mai.

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