Dimmi che resterai ...

era ciò che volevamo davvero

LEI

Sentivo l'adrenalina, l'agitazione fluire nelle mie terminazioni nervose.

Mi agitavo tra le lenzuola.

Alternando sospiri cauti e frenetici.

Il test di gravidanza nuovo che mia sorella aveva lasciato in bagno -per evitare che mia madre lo scovasse in qualche angolo nascosto del mio armadio- lo tenni sotto al mio cuscino.

In piena notte, osservando il soffitto, immaginavo cose laddove non ci fossero.
Dopo aver osservato la fiamma della candela emanare auree di colore blu e arancio, abbandonai il letto.

Nella mano destra stringevo quel test di gravidanza.

Volevo solo buttarlo e invece dirottai la meta.

Corsi al bagno e provai ancora una volta.

Ogni rintocco dell'orologio scandiva la mia agitazione.

LUI

In piena notte.

Disteso nel mio letto.

Solo.

Mi muovevo tra le lenzuola, sperando in qualcosa d'indefinito.

Il tempo scorreva con cauta lentezza a dir poco snervante.

Ma cosa stavo aspettando di preciso?

LEI

Ero certa.

Non era la prima volta.

Riconoscevo quelle sensazioni insite in me.

Non era stato così diverso da Leyla.
Attesi.

Ero incinta.

Di nuovo.

Sospirai e sorrisi.

Fissando il mio riflesso allo specchio.

E se il test si fosse sbagliato?

E se mi sbagliavo?

Ma di certo non era così.

Ero sicura.

Eppure, non ero serena fino in fondo.

Can aveva davvero pronunciato quell'immensa enumerazione perché non era pronto ad un altro figlio, o aveva solo cercato di limitare i danni?

Non potevo mentirgli ancora.

Non volevo vivere un'altra gravidanza da sola. Senza lui.

Impulsivamente afferrai il telefono.

E composi il numero.

Rispose.

Nonostante fosse piena notte, non apparve allarmato.

"Devodirti una cosa!"