dimmi solo si

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LUI

Parcheggiai in garage.

Cercai di evitare a Leyla, ormai profondamente accoccolata sul petto di Sanem, il freddo graffiante di quella sera.

Spensi il motore e percorsi il perimetro dell'auto per raggiungere Sanem.

Ma riuscì a precedermi con dei movimenti esperti. Abbandonò l'auto prima che le fossi accanto.

Esclusi l'idea di sfilarle Leyla dalle sue braccia: dormiva avvolta in uno stato di quiete e preferii non disturbare quel tepore.

Prendemmo l'ascensore.

Notai Sanem smaniosa.

"Cosa c'è che ti preoccupa?"

"Nulla!" negò.

Ma conoscevo fin troppo bene ogni su minima espressione facciale: stava mentendo.

Abbozzai un sorriso rassicurante. Ma non sembrò fare effetto.

Avvertivo ancora uno scudo ben avvolto attorno a Sanem.

E fremevo dalla voglia di tornare ad essere noi. Come lo eravamo prima.

Dinanzi alla mia porta notai Sanem indietreggiare e titubare.

Spalancai la porta, invitandola ad entrare.

Ci pensò su qualche secondo, poi accennò qualche passo incerto.

Prima che potessi chiedere spiegazioni notai Ayca seduta sull'enorme divano.

Fissava lo schermo perplessa.

Non notò la nostra presenza, dovetti schiarirmi la voce un paio di volte per ottenere la sua attenzione.

"Il mio coinquilino!" si rivolse a me.

Poi sembrò notare la presenza di Sanem al mio fianco. Ma non proferì parola, si limitò ad osservarla.

Era sempre più vicina ad una versione poco spontanea di simpatia.

"Lei è Sanem! "provai a fare le presentazioni necessarie

"Lei è Ayca!"

Nessuna delle due compartecipò alla cordialità.

Sanem abbozzò un sorriso.

Ayca biascicò qualcosa di poco comprensibile, simile ad un saluto.

Era sempre restia ad instaurare nuove conoscenze, anche se con Emre era sembrata diversa.

Ci fu un attimo di silenzio.

"Questa sera tocca a me dormire sul divano?" ruggì.

Un leone paragonato a lei era nulla. Una dose di aggressività colorava ogni sua espressione.

Cercai di non concentrarmi troppo sui dettagli

"Non è scomodo!" provai ad essere convincente e lo ero. Il mio divano non era affatto scomodo. Ormai quello era il mio letto.

Finalmente si rilassò e si lasciò cadere nuovamente sul divano

"Andiamo?" incitai Sanem a seguirmi.

Lo fece, ma in silenzio.

LEI

In un primo momento fui titubante, perché avvertivo ancora un freno dentro me che mi impediva di lasciarmi andare del tutto e casa di Can avrebbe solo riportato ricordi che forse non ero pronta ad accogliere ancora.

E invece la presenza di quella donna scalzò le mie preoccupazioni sostituendole velocemente.

Camminai in silenzio, qualche centimetro dietro Can.

Dimmi che resterai ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora