13.

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Il fuoco scoppietta nel camino, illumina la stanza e la scalda.
<<non può essere lontano, ha solo quattro anni>> afferma Ubbe appoggiando le mani sul tavolo, guardandomi.
Porto la coperta fin sotto al naso sentendo gli occhi farsi nuovamente lucidi.
<<potrebbe essersi nascosto nel bosco>> afferma Gunnhild, restando seduta accanto a Bjorn, ufficialmente nuovo re di Kattegat.
<<L'hanno portato via. Rebecca ha detto che sono stati gli uomini di Ivar, quelli che tu, Bjorn, hai esiliato qualche giorno fa>> la voce di Hvitserk è cupa, estremamente seria, mentre ripete per l'ennesima volta quella sentenza, ogni volta come se stesse cercando di fare cadere la colpa sul fratello. Lo guardo con la coda dell'occhio piegando le ginocchia contro il petto. Lui porta ancora il calice alle labbra, passandoci sopra la lingua per levare i residui di birra.
<<smettila di bere. Stai esagerando>> lo rimprovero con la voce bassa, ancora strozzata dal pianto, stanca e moralmente a pezzi. Hvitserk si alza facendo cadere la sedia su cui era seduto, lanciando cadere a terra il calice con nonchalance. <<non dirmi cosa devo fare Martha>> afferma a denti stretti prima di lasciare la stanza, sbattendo la porta.
Chiudo gli occhi. Il labbro inferiore mi trema incontrollato e la testa sembra poter esplodere da un momento all'altro. Gunnhild si siede accanto a me, appoggia una mano sul mio ginocchio cercando di darmi un minimo di conforto.
<<lo troveremo Martha>> dice guardandomi come si guarda un cucciolo bastonato. <<la notte è fredda e il bosco pieno di lupi. E se è davvero con quei banditi..>> non riesco a terminare la frase che Ubbe è subito in ginocchio davanti a me, la mani a racchiudere il mio viso freddo e bagnato di lacrime. <<non pensarlo Martha, lui starà bene e lo troveremo. È sveglio ed è tuo figlio. Sta bene vedrai>>.
Prendo un lungo respiro cercando di calmarmi. Hvitserk non è più in se, sta perdendo la testa. E' costantemente ossessionato da Ivar e lo reputa la causa del rapimento di Johannes.
Poi c'è Rebecca. Durante la riconquista della città è riuscita a scappare e a nascondersi nel bosco, ma anche lei ha Ivar fisso nella testa. Potrebbe averle fatto del male ma lei non vuole parlare con nessuno. Nemmeno con me.
<<Ubbe. So che hai incontrato Kietil Flatnose, hai notizie di Floki?>> gli chiedo, giusto per tenere la mente occupata con altro. Lui si siede sulla panca, al posto di Gunnhild. <<Diceva che Floki è rimasto deluso della loro nuova vita in islanda e che è sparito senza avvertire nessuno>> spiega. Sospiro. <<speravo in qualche buona notizia>>. Raddrizzo la schiena, lasciando cadere dalle spalle la coperta. <<Lui non è morto. Non può morire quel pazzo. Non ci crederò finche non vedrò il suo corpo sul suo scudo>>.
Mi alzo in piedi sistemandomi la cintura intorno ai fianchi. <<non posso restare qui a piangere in un angolo>> dico. Gunnhild mi stringe la mano. <<ho voglia di uscire da questa oscurità>> continuo. <<potrei portarti da Lagertha, potresti distrarti un po'>> afferma Ubbe appoggiando una mano sulla mia spalla. Annuisco. Vederla, mi aiuterà a mantenere la mente lucida. <<va bene, ma prima vorrei parlare con Rebecca>>.

Dopo averla cercata per tutta la città trovo la mia migliore amica nella sua vecchia casa. Uno strato di polvere è su tutti i mobili e nell'aria si respira odore di chiuso.
<<Martha, sei tu?>> chiede una voce dall'oscurità. <<Rebecca dove sei?>> chiedo levando alcune ragnatele con le mani. <<qui>> risponde.
Trovo la ragazza seduta contro il letto, lo sguardo perso nel vuoto, illuminato da uno spiraglio di luce che penetra dalle assi delle serrande.
Mi siedo accanto a lei, facendo scricchiolare le assi del pavimento. Rimaniamo spalla contro spalla, in silenzio. <<Rebecca. Sei la mia migliore amica e sono qui per ascoltarti, qualunque cosa tu mi voglia dire, io ascolterò>> dico intrecciando le nostre mani. Lei respira profondamente. <<Ci eravamo riusciti. Io e Ivar ci eravamo riusciti>> dice stringendo le labbra in una linea sottile, giocando con i lacci dei miei stivali. <<a fare cosa?>> chiedo. <<ad avere un bambino>> risponde guardandomi sorridente. <<e cosa è successo?>> <<è nato prematuro. Era troppo piccolo, storpio. Ivar l'ha portato nel bosco>> risponde fissando a terra. <<mi dispiace amica mia>> le stringo la mano dopo alcuni minuti di silenzio interminabile.
<<Rebecca, perchè sei scappata nel bosco quando abbiamo ripreso la città?>> chiedo girando il viso verso di lei. <<avevo paura>> risponde stringendosi nelle spalle. <<della battaglia?>> lei scuote la testa <<di Ivar>>. Mi giro maggiormente nella sua direzione. <<di Ivar?>> lei annuisce. <<iniziava a dare di matto, era sempre più violento e credeva di essere un dio>> le parole le muoiono in gola e scoppia a piangere, stringendosi a me. <<Sai dove sia andato? È scappato aiutato da qualcuno? Sai dov'era diretto?>> Le chiedo ma lei scuote la testa. Prendo un profondo respiro. <<Sai dove sia Johannes?>> Le chiedo ma anche questa volta non ricevo risposta. <<Lo troverai Martha. Tu ritrovi sempre le persone che ami>> dice guardando dritta davanti a sé. Mi alzo e, afferrandole le mani, sollevo anche lei <<Andrò con Ubbe da Lagertha, vuoi venire con noi?>> Le chiedo ma lei scuote la testa. <<Devo sistemare questa casa. Se mia madre fosse qui, mi darebbe un calcio>> afferma per sdrammatizzare mentre mi accompagna alla porta. La stringo in un abbraccio e chiudo gli occhi. <<Mi sei mancata Rebe>> affermo mentre ricambia la stretta.

***

Verso tardo pomeriggio siamo in vista della spiaggia. Lagertha ha costruito una casetta sulla spiaggia, non troppo lontano da Kattegat ne da alcuni villaggi vicini.
La barca si ferma sulla riva e scendo con un balzo dal parapetto. Torvi mi viene incontro e mi abbraccia. <<Ho saputo quello che è successo. Sarò ben felice di aiutarti se ne avessi bisogno>> afferma accarezzandomi le spalle. La ringrazio con un sorriso tirato. Delle risate mi distraggono. I figli di torvi, Ali e Asa, ci corrono incontro. <<Zia Martha>> grida Asa abbracciandomi le gambe. Gli scompiglio i capelli e saluto la piccola Ali con una carezza. Mi inginocchio e guardo la piccola, bionda come la madre. <<Dov'è la nonna Lagertha?>> Le chiedo. Lei alza un braccio e indica verso la casetta. Sulla porta, ad aspettarmi, c'è la donna guerriera. La raggiungo e mi abbraccia, facendomi sentire ancora bambina. Entrando nella sua casa mi tornano alla mente i racconti sulla sua vecchia vita, quando ancora era sposata con Ragnar e vivevano insieme in una casa come questa. La piccola Ali mi mostra alcuni giocattoli di legno che ha costruito insieme al fratello e alla nonna, chiedendomi di giocare un pò con lei. In alcuni giorni di sole Johannes e Asa si divertivano a giocare con spade di legno, combattendo a suon di risate e scherzi. Una parte di me vorrebbe cercarlo giorno e notte, l'altra parte mi ripete che la speranza di stringerlo nuovamente al mio petto sia vana. <<verrà anche lo zio Hvitserk?>> chiede Ali appoggiando la volpe di legno sul tavolo illuminato da una decina di candele. <<No, non si sente molto bene e penso che starà a casa a dormire>> rispondo accarezzando la testa bionda della bambina.
Hvitserk vuole davvero trovare nostro figlio, ma la continua ricerca gli sta facendo perdere la testa. Inizio a chiedermi come faccio io a restare lucida e cosciente.

come il sole e la luna 2  ||vikings fanfiction ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora