10.

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Ormai sono passati due anni e la vita a Kattegat va avanti tranquilla.

Dopo la battaglia che ha visto battersi due fazioni separate da orgoglio maschile, di Ivar non abbiamo più avuto notizie. Come un ombra nella nebbia e scomparso, senza che nessuno se ne accorgesse.
Per quanto ne so, il mio migliore amico potrebbe essere morto.

"Gli uomini combattono per orgoglio. Combattono per dimostrarsi superiori ad altri, per vedere chi ha il pisello più grande. Anche le donne combattono per orgoglio. Combattono per chi amano, per dimostrare che sono capaci di tagliare il pisello a un uomo che minaccia la sua famiglia"

Ripenso alle parole di mia madre e sorrido.
Due braccia si stringono intorno ai miei fianchi e una serie di dolci baci vengono lasciati sulla mia guancia, giù sul collo e poi verso l'angolo della bocca. Giro la testa e guardo Hvitserk sorridendo. Giro su me stessa, ritrovandoci faccia a faccia. Gli accarezzo il viso, ruvido sotto i miei polpastrelli a causa della barbetta che si sta facendo crescere.
Fa scorrere la mani sui miei fianchi e mi abbraccia, stringendomi forte.
Da quando ci siamo ritrovati sembra quasi che abbia il terrore di potermi perdere di nuovo, così da un momento all'altro.
Alzo il viso e lo bacio. Dischiude le labbra e fa incontrare le nostre lingue. Gli stringo le braccia intorno al collo, mi stringe il sedere e mi solleva, facendomi sedere sul tavolo. Afferro la sua treccia e gliela tiro leggermente, iniziando a baciargli il collo e la mandibola. Con le mani cerca di sollevarmi la gonna ma un frastuono dalla stanza accanto ci fa allontanare. <<Perché gliel'ho portato>> afferma arricciando il naso e strizzando gli occhi. Gli lascio un ultimo bacio e mi allontano.
<<Che combini Johannes?>> Chiedo spostando la tenda. Il bambino alza la testa dalle armi cadute dai loro sostegni.
Scuote la testa e i capelli biondo gli ricadono leggermente sulla fronte <<è stato Hati mamma>> dice con la sua vocina stringendosi nelle spalle e arrossendo indicando il suo fedele amico. Il cane che Hvitserk gli ha portato scodinzola nascosto dietro di lui.
Piego le ginocchia e Johannes corre da me. Lo prendo in braccio sollevandolo da sotto le braccia e tenendolo stretto a me <<ti ho detto tante volte di non giocare con le armi di papà>> gli ricordo. Lui appoggia la testa contro la mia spalla e si succhia il pollice <<Ma io voglio essere come papà>> ribatte. Torniamo nella stanza accanto e Hvitserk prende il figlio tra le braccia <<ma tu sei già come papà>> dico riferendomi al fatto che sono uno la copia dell'altro.
Il piccolo scuote la testa <<no mamma. Papà è forte e alto>> dice. <<Anche tu sei forte, ma ancora troppo basso>> gli dice il padre sollevandolo sulle sue spalle. Johannes appoggia la testa contro quella del padre e sorride <<ora sono più alto di te>> dice guardandolo.
Il piccolo richiama l'attenzione del padre. <<Andiamo vicino all'acqua a giocare?>> Gli chiede dolcemente. Hvitserk mi guarda e annuisco. <<Il capo ha detto di sì>> dice prendendo il figlio e caricandolo su una spalla, come se fosse un sacco, facendolo dondolare a testa in giù.
Tra le risate i due escono seguiti da Hati che abbaia tutto felice.

Inizio a riordinare le armi e tra di esse trovo la vecchia spada di mio padre. Qualche volta mi chiedo se sarebbe fiero di me.
Passo la mani sulla lama e la ripongo con cura sulla mensola.
Ora che Johannes ha tre anni inizio a sentire la mancanza dell'adrenalina data dalla battaglia.
Sono pur sempre una shieldmaiden.

Un movimento nel bosco accanto alla casa mi fa alzare la testa sui vestiti che sto piegando. Sembra esserci qualcuno in mezzo agli alberi. Questo punta un arco verso casa e istintivamente mi abbasso. Una freccia entra dalla finestra e va a conficcarsi nella colonna alle mie spalle.
Poco dopo, Johannes rientra in casa di corsa piangendo. Hvitserk lo segue appoggiandosi al muro. <<Che è successo?>> Chiedo alzandomi e raggiungendoli. Hvitserk si siede sulla panca e noto solo ora la manica bianca della sua camicia sporca di sangue con una freccia a lunga gittata conficcata nella spalla sinistra. Johannes allunga le mani verso il padre continuando a piangere a pieni polmoni. Si stringe intorno alla sua gambe e Hvitserk gli accarezza la testolina, appoggiando la testa contro il muro alle sue spalle.
Immergo un pezzo di stoffa in un secchio pieno d'acqua e spacco l'estremità della freccia dove c'è la punta. Lui geme. Estraggo lentamente il resto della freccia e lo aiuti a levarsi la camicia.
Passo lo straccio intorno alla ferita e mi ringhia contro per il dolore.
<<Hvitserk che è successo?>> Chiedo ancora ma lui ha il viso pallido e i muscoli contratti. Lo richiamo e sembra risvegliarsi.
<<Non lo so. Stavamo lanciando sassi nell'acqua e ho sentito qualcosa verso il bosco>> si ferma per imprecare e mi guarda mentre finisco di pulirgli la ferita. <<Ho fatto nascondere Johannes dietro di me e mi hanno colpito>> conclude.
Scaldo la punta di freccia e con quella cauterizzo la ferita che lei stessa ha provocato. Gli fascio la spalla con un pezzo della sua camicia e lo aiuti a rivestirsi.
Subito Johannes si arrampica sulle sue gambe e lo abbraccia.
Mi sposto nella camera da letto e tolgo la freccia dalla colonna per poi nasconderla nel mio baule.
Può essere una casualità?

come il sole e la luna 2  ||vikings fanfiction ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora