7.

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<<dov'è Lagertha?>> chiedo a nessuno in particolare quando tutto il resto dell'esercito mi passa accanto. <<non sappiamo dove sia>> risponde Ubbe <<tu stai bene?>> chiede. Annuisco. <<che vuoi dire che non sapete dove sia? È morta?>> al solo pensiero mi si gela il sangue. Lui scuote la testa e alza le spalle <<non abbiamo trovato il suo corpo>> risponde. Prendo un lungo sospiro e alzo la testa, raddrizzando le spalle. <<perché sei ricoperta di sangue?>> chiede e passo la mano sul viso, sporcandolo <<non è mio. Ho... aiutato la regina madre a fare una cosa>> rispondo in fretta. I suoi occhi chiari non sanno dove guardarmi. <<Sto bene, davvero>> lo rassicuro, accarezzandogli la guancia coperta di barba. Lui stinge il mio polso, proprio sotto al bracciale di Ragnar e allontana la mano da se. Mi sorpassa, camminando con la schiena curva all'interno del palazzo, sorpassando il piccolo mercato e i portoni dell'ingresso. La pioggia inizia a battere più forte, bagnandomi i capelli e i vestiti. Alzo il viso al cielo, chiudendo le palpebre. Le goccioline mi accarezzano il viso come tante piccole dita, scivolando poi verso il collo e portandosi via parte della sostanza rosso scuro.

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<<Alfred ci ha concesso finalmente le terre dell'Anglia orientale>> afferma Ubbe, entrando come un tornado nel salotto comune. Il falco, che fino a pochi secondi fa dormiva tranquillo sul bracciolo della mia sedia, si agita, allargando le grandi ali e scuotendo la testa. Gli accarezzo le morbide piume sotto al collo e sul petto, facendogli chiudere gli occhi. <<Finalmente>> afferma Torvi alzandosi ed abbracciando il compagno. Sorrido, vedendoli così felici e insieme, ma sento alche l'invidia scorrere nel mio cuore. Passo la mano sul ventre, facendo scalciare la creaturina al suo interno <<avremo una casa finalmente. Tutta nostra, solo per me e per te>> sussurro. Il rapace si struscia contro il mio braccio e accarezzo anche lui. Sarà difficile ricominciare da zero, dire definitivamente addio a Kattegat.
<<Re Alfred ci scorterà personalmente. Ci presenterà al piccolo villaggio in cui vivremo e non dovremo più scappare>> continua il figlio di Ragnar stringendo Torvi tra le braccia. Guardo Bjorn, come se potessi leggergli nella testa. <<Tu che farai?>> gli chiedo. In risposta, si passa la mano sulla testa. Si alza dalla panca e cammina verso di me, appoggia il calice sul tavolo e si posiziona alle mie spalle. Stringe le mani su di esse, muovendole lentamente. <<Tornerò a Kattegat>> alla sua risposta mi volto per quel che posso, guardandolo con gli occhi sgranati. <<Sono il primo genito di Ragnar e, anche se l'idea non mi attrae, sono il legittimo erede al trono. Lo devo a mia madre>> dandomi la spinta con le braccia mi alzo, trovandomi faccia a faccia con la corazza. <<e cos'hai intenzione di fare? Entrare nella città come se nulla fosse? Uccidere Ivar e le sue guardie come se fossi uno spirito? È un suicidio Bjorn>> alle mie parole le guance mi si tingono di rosso e il respiro mi manca. Non solo perché è una pazzia, ma anche perché non voglio che lui uccida il mio migliore amico. Ne Hvitserk. E non voglio neanche che gli uomini del re senz'ossa uccidano lui.
Mi prendo il viso tra le mani e il figlio di Lagertha mi stringe a sé <<ti chiederei di venire con me se le circostanze non fossero a sfavore>> sussurra, beccandosi un pugno sul petto. <<non tentarmi, Bjorn la corazza. Potrei tranquillamente partorire sul campo di battaglia>> affermo duramente, facendolo ghignare <<come Nora; che ti ha partorita in mezzo al bosco durante la battaglia contro Re Erik?>>

<<si, esatto>> affermo incrociando le braccia. Lui afferra il mio viso, sollevandolo per guardarmi negli occhi <<tu non sei tua madre, Martha. Lei aveva Adrian, tuo padre, tu saresti sola>> detto questo, si allontana e esce dalla stanza.

<<Bjorn ha ragione. Potreste morire tutti e due>> dice Torvi, venendomi incontro. <<Ci sarò io con te Martha. Non lo farai partorirai da sola>> continua sorridendomi.
Per la prima volta inizio ad avere paura. Ricordo ancora le urla disperate di mia madre quando il mio fratellino Eirick doveva nascere. Ricordo il sangue e il sudore. Avevo chiesto a mio padre se facesse davvero così male, e la sua risposta era stata: "No tesoro. La mamma grida per darsi forza, come in battaglia. Non fa male".
Avevo annuito, ma, anche se avevo solo tre anni, sapevo che era una bugia.

La porta si spalanca e due soldati entrano nella stanza. <<Il re vi sta aspettando>> dice uno di loro, portando la mano sul fodero della spada senza rendersene conto. Ubbe e Torvi sono i primi ad uscire. Con un fischio richiamo il falco, che si appoggia sulla mia spalla, e seguo l'ultimo soldato lungo il corridoio fino al portone di legno che conduce allo spiazzo. I cavalli sono già sellati, un carro trasporta alimenti, botti di acqua e vino e bauli con diversi vestiti. Con l'aiuto di Ubbe salgo sul cavallo e impugno le redini. Alfred da segno di muoversi e tutta questa piccola carovana lo segue lungo la strada che attraversa il regno del Wessex. Raddrizzo la schiena quando un forte calcio mi fa sobbalzare. Appoggio la mano sulla pancia e respiro profondamente.
Qualcosa non va, me lo sento.

come il sole e la luna 2  ||vikings fanfiction ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora