15.

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Hvitserk si lascia cadere di peso sul nostro letto, facendolo scricchiolare. Gli levo gli stivali e gli slaccio la cintura mentre continua a guardare il soffitto impassibile. Gli afferro le braccia e lo tiro su, facendolo sedere. Mi guarda assente mentre gli accarezzo il viso. <<guarda come ti stai riducendo amore mio>> affermo osservando il suo viso sciupato, le occhiaie scure rese più marcate dal rossore dei suoi occhi e la barbetta incolta che si sta facendo crescere sul mento e sulla mandibola. Stringe le mani intorno ai miei fianchi e appoggia la testa contro il mio petto, stringendomi a se. Lo allontano da me sospirando. <<ti preparo un bagno>> lo informo staccandomi da lui per portare dentro casa la tinozza. <<non voglio lasciarti andare>> dice stringendomi la mano prima che io possa lasciare la stanza. Mi volto. <<non ti lascio>> gli sorrido e sciolgo la nostra stretta.

Trascino la tinozza al centro della stanza e ci verso dentro l'acqua contenuta in quattro grandi secchi, messi precedentemente a scaldare sul braciere. Tiro su le maniche del vestito e tiro indietro i capelli con un pezzo di stoffa. <<vieni Hvitserk o l'acqua diventerà fredda>> lo chiamo vedendolo un istante dopo camminare verso di me. Lo aiuto a spogliarsi ed entra nella tinozza. L'acqua gli arriva fino alla pancia ed è obbligato a stare con le ginocchia piegate, per mancanza di spazio. Mentre si lava il corpo mi inginocchio alle sue spalle e gli sciolgo la lunga treccia, compista a sua volta da altre piccole treccine. Con una spazzola glieli pettino e glieli lavo con acqua e sapone. Lui chiude gli occhi, rilassandosi. Faccio scorrere le mani sul suo collo e sulle spalle, iniziando a massaggiarle lentamente. Hvitserk appoggia la testa contro la mia spalla, iniziando a respirare lentamente.

Afferra le mia mani con le sue, tirandomi di lato. Mi siedo sul pavimento accanto alla tinozza e appoggio le braccia sul bordo, accarezzandogli il viso con una mano. La luce soffusa proveniente dal braciere e da qualche candele ci illuminano con un bagliore arancione, simile a quello del tramonto o dell'alba. <<raccontami una delle tue storie amore mio>> mi chiede girando il viso verso di me, giocando con una ciocca dei miei capelli. <<all'inizio dei tempi non c'era la terra. In alto non si vedeva il cielo, non c'erano il mare e le spiagge. Non c'erano piante, né erba, né altre creature viventi. Ovunque si spalancava il Ginnungagap>> racconto continuando ad accarezzargli il viso e il collo. <<a nord dell'abisso degli abissi si estende Niflheim, la casa della nebbia, la regione dei ghiacci eterni>> continuo facendo scorrere la mano sul suo petto, segnato da anni di cicatrici e da una parte del tatuaggio che gli circonda la spalla destra, facendolo irrigidire. << A sud dell'abisso si trova Muspellheim, la casa dei distruttori del mondo, da dove arriva il calore provocato da altissime fiamme che lo divorano incessantemente>> dico mentre la mia mano scorre più in basso, sulla sua pancia. Lui allunga le gambe, per quanto gli sia possibile, e mi sorride. <<continua>> sussurra.

Mi sollevo, restando in ginocchio e sporgendomi più verso di lui. <<dall'unione del ghiaccio e del fuoco nacque il gigane Ymir, padre di tutti i giganti>> ormai la mia mano era già scesa tra le sue gambe. Lo sento gemere e mi afferra il polso con violenza, tirandomi poi con se nella vasca. <<Hvitserk, ma che fai?>> chiedo stringendo le braccia dietro il suo collo. Lui mi tiene stretta a se e mi guarda negli occhi. <<ti ho recato così tanto dolore Martha>> affermacon tristezza. Prendo il suo viso tra le mani e faccio incontrare le nostre fronti. <<noi siamo il sole e la luna, ricordi?>> sussurro vicina alle sue labbra. <<sempre insieme anche se separati>> aggiunge prima di baciarmi. Quanto mi erano mancare le sue labbra, le sue mani su di me e la vicinanza dei nostri corpi. <<promettimi che smetterai di bere e non mangerai più quella roba che da le visioni>> gli chiedo diventando seria. Lui mi sorride leggermente prima di tornare a baciarmi.

Solleva la mia gonna con fatica, e fa scorrere le mani sulle mie gambe. <<non ti deluderò Martha>> afferma sulle mie labbra. Muovo i fianchi contro i suoi e spingo la testa indietro quando, sentendolo gemere, inizia a baciarmi il collo. Sento la sua eccitazione contro la mia coscia e gli strongo alcune ciocche di capelli tra le mani. <<non dovremmo farlo. Non sei lucido Hvitserk>> affermo mentre le sue dita si muovono contro di me, portandomi a mordere il mio labbro inferiore. <<mai stato più in me>> afferma prima di sentrilo entrare dentro di me.

****

La mattina seguente mi sveglio con il cinguettio degli uccelli. Mi rigiro nelle coperte fino a mettermi a pancia in giù. Allungo il braccio sinistro sul letto ma sento solo vuoto e freddo. Alzo la testa guardando la stnaza con gli occhi ancora assonnati. Mi metto seduta coprendomi con la coperta. <<Hvitserk?>> dico con voce assonnata ma non ricevo risposta, solo silenzio. Il cane di Johannes entra scodinzolando nella camera e si siede ai piedi del letto. <<se ne è andoto vero?>> chiedo e in risposta l'animale abbaia. Metto i piedi per terra e mi vesto infretta, infilandomi un paio di pantaloni e una camiciona bianca; fermo intorno ai fianchi una cintura di cuoio e infilo una casacca di pelle per proteggermi dal freddo; infilo gli stivali e, prendendo il mantello dalla cassapanca.

Prima di poter aprire la porta il mio falcone richiama la mia attenzione. Legato intorno ad una zampa ha un rotolo di carta. Slego la cordicella e il falco riprende il volo, uscendo dalla finestra. E' un messaggio di Ubbe e riguarda mio figlio.

Esco di casa seguita dal cane.
Appena raggiunta la città non ho neanche bisogno di chiedere dove si trovi Hvitserk, so già dove andarlo a cercare.
Mi sento richiamare tra la folla e, voltandomi, trovo lo sguardo di Ubbe che si sta avvicinando a me. <<non dirmelo, è sparito di nuovo>> dice mentre restiamo fuori da quel sudicio capanno. <<non so che fare con lui>> dico afflitta scostando le tende per entrare nel capanno. Subito un odore di muffa e vomito mi invade le narici facendomi venire il voltastomaco.

Nella baracca diverse persone sono appoggiate alle pareti o sdraiate sul pavimento sporco; tutte con lo sguardo spento come se la loro mente fosse in un altro luogo. Un uomo appoggia la mano sulla mia spalla ma lo spingo contro il muro puntandogli un coltello alla gola. <<lui dovè?>> chiedo a denti stretti, arrabbiata e preoccupata. Con lo sguardo indica un angolo nascosto da teli logori appesi al soffitto. Allontano le tende e trovo Hvitserk rannicchiato nell'angolo. Ubbe manda via tutte le altre persone e si avvicina al fratello. <<Fratello, è da un po che volevo parlarti. Ho delle notizie per te>> dice Ubbe guardando serio il fratello. <<che notizie?>> chiede guardandosi intorno agitato.

<<voglio affidarti delle responsabilità>> dice Ubbe e lo guardo confusa. <<ti affido il comando di una spedizione lungo l'antica via della seta; farai affari e entrerai in contatto con persone importanti>> conclude Ubbe evitando il mio sguardo. Questa è una notizia anche per me. Hvitserk cerca di mettersi in piedi a fatica, riuscendoci solo agrappandosi a me. <<non ti deluderò>> afferma cercando di raccogliere in se tutta la sua poca lucidità rimasta. Ubbe abbassa la testa e si schiarisce la voce. <<un ultima cosa fratello>> dice guardando entrambi. <<vostro figlio è stato avvistato con un gruppo di banditi, probabilmente i suoi rapitori>> afferma Ubbe. Prendo un lungo respiro e stringo la mano di Hvitserk. <<è vivo?>> chiedo con la voce spezzata. Ubbe annuisce.

Inizio a pinagere dalla felicità e Hvitserk mi stringe a se, accarezzandomi la testa. Il suo petto si muove velocemente, segno che anche lui ha iniziato a pingere.

Con l'aiuto di Ubbe riporto Hvitserk a casa. <<sei sicura di volerlo fare?>> mi chiede Ubbe e annuisco. <<meglio imprigionato che morto>> affermo allungando il passo verso il ragazzo che, stanco cammina affiancato dal cane. Intreccio il mio braccio destro al suo sinistro e gli sorrido. <<Ubbe diche che appena troveranno l'accampamento dei banditi, riavremo in nostro bambino>> lo informo facendolo sorridere. Mi manca così tanto stringerlo a me nelle notti di temporale, cercando di consolarlo.

Arrivati a casa lascio entrare Hvitserk per primo e, appena superata la soglia, chiudo la porta con forza. Ubbe la blocca con delle assi e mi allontano portando le mani tra i capelli. <<che state facendo?>> grida lui oltre la porta di legno. Inizia a tirare dei forti colpi e ad urlare di tirarlo fuori, facendo abbaiare anche il cane. Mi avvicino alla finestra precedentemente serrata. Oltre le intercapedini del legno vedo il suo viso contratto in una smorfia di sofferenza. Lo sento vomitare e butto la testa all'indietro, mordendomi il labbro. <<non cedere alla tentazione di aiutarlo>> afferma Ubbe appoggiando una mano sulla mia spalla. <<si deve disintossicare>> continua ma sentirlo star male è una sofferenza anche per me.
Hvitserk si alza barcollando e si avvicina alla finestra. <<Martha, amore mio ti prego, fammi uscire>> ripete ma scuoto la testa sentendo le lacrime minacciare di uscire.

Da sofferente il suo sguardo si fa rabbioso e inizia a gridare e a ribaltare oggetti in casa. Qualcosa va in frantumi e sono costretta ad allontanarmi dalle pareti.

come il sole e la luna 2  ||vikings fanfiction ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora