Capitolo 16

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5 anni dopo

Ormai tutto era stato compiuto da un pezzo. Ciò che di sbagliato o giusto si presentava, era senza detrazioni ultimato e dopo di quello si presentarono dinanzi ad Arthur e, tacitamente di conseguenza anche a Renée, centinaia se non mille altri propositi e linee d'arrivo, tutte, se non quasi, raggiunte con scomposto successo. Era così e per chi ne era contrario non poteva che esistere solo il risentimento e la profonda rabbia che si prova quando qualcosa è già accaduto e, anche con gli sforzi, quindi vani, di ogni singola persona, nulla avrebbe potuto più riparare questo passo falso, il passato è tale per sempre.

Renée era dovuta spesso sottostare a lui, il più grande e ormai impervio artista del crimine di Gotham, ma non passò mai, nemmeno un giorno, in cui Arthur non si ricordò di amarla, come ai vecchi tempi, come l'inizio di quella turbolenta e incontrollata relazione. Era stata complice, tante, troppe volte, ma in compenso nessuno l'avrebbe mai anche solo sfiorata, era la donna del più pericoloso e poco dilettevole clown di quella città così colma di sgradevoli e inquietanti stranezze.

Anche dopo tutto quel tempo e di seguito a ogni radicale mutamento delle loro vite, non era della giustizia che si preoccupavano, né di qualsiasi altra cosa legata a quel mondo di ineguaglianze, ma, per la medesima volta, l'unico pensiero che causava un qualche senso di turbamento, alcuni giorni più forte altri meno, erano sempre loro stessi. E non c'era niente al mondo che potesse distrarli dalla loro mente. Il tentativo di diventare qualcuno che non si è, solitamente può aiutare. Ma quella condizione in cui ora Arthur viveva era semplicemente il frutto della sua illogica razionalità, aveva soltanto tirato fuori se stesso. E non era uno stupido nomignolo a fare di lui il più temuto dei criminali. Arthur era sempre stato Joker.

"A che pensi?" chiese una tranquilla notte d'estate Renée, uscendo sul balcone del suo appartamento, ormai per Arthur familiare. Quest'ultimo era intento a fumare una sigaretta, con i gomiti adagiati sul parapetto. Innanzi a loro si estendeva il consueto panorama di una città troppo grande per non pretendere di perdercisi anche solo una volta. La luna splendeva alta e piena nel cielo più sentitamente oscuro e quel plenilunio così incantevole rischiarava entrambi i volti dei due.
"Difficile definirlo in parole, se sono pensieri ci sarà pur un motivo!" rispose lui con il solito tono basso, vicino all'isterismo e costantemente al limite di sfociare in un'enorme risata malinconica.

Lei restò impassible per qualche istante, per poi avvicinarsi ancora di più a lui. Arthur volse il viso verso di lei e la fissò così intimamente da spogliarla d'ogni insicurezza. Erano solo loro due, ora.
"Perché non hai paura di me?" domandò lui all'improvviso, con un'espressione crucciata. Lei si girò e penetrò fino nella sua più celata profondità lo sguardo di lui.
"Perchè siamo uguali."

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|𝑰𝒏𝒔𝒊𝒅𝒆 𝒐𝒖𝒓𝒔𝒆𝒍𝒗𝒆𝒔| ~JOKERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora