L'amore è composto da una sola anima che abita due corpi
(Aristotele)
* * *
Cap. IV
Rey si appoggiò con la spalla alla parete, sfinita e dolorante, mentre Ben strisciava il badge nella serratura magnetica.
«Perché mi hai portata qui?» chiese sospirando, sinceramente curiosa. Era convinta che non la volesse più avere tra i piedi e invece l'aveva invitata addirittura nel suo alloggio. Qualcosa si stava smuovendo, o forse voleva semplicemente liquidarla in modo meno traumatico.
Lui non le rispose, ma non appena la porta automatica si aprì le fece cenno, in modo molto garbato, di entrare per prima.
Lo scrutò titubante. Poi si fece coraggio e varcò la soglia molto lentamente, come se avesse un assurdo timore di quello che avrebbe trovato.
Si guardò intorno con interesse mentre le luci, calde e soffuse, delle applique si accendevano al suo passaggio. L'accolse un alloggio scarno, il Coronet non era certo un hotel di lusso, era economico ma decoroso e la maggior parte dei piloti che avevano partecipato al Gauntlet ci stava alloggiando. Quando era atterrata su Corellia, per prima cosa aveva cercato un posto per la notte, il più vicino possibile all'hangar di partenza, ma l'aveva trovato tutto esaurito.
Si voltò verso Ben e gli riservò un sorriso appena accennato, era il massimo che poteva concedergli con la mascella e lo zigomo indolenziti, simpatici regalini di uno degli energumeni con cui si era battuta allo Starkiller.
La stanza non era troppo grande ed era arredata in modo essenziale. C'era un'ampia finestra che prendeva quasi tutta la parete di fronte e affacciava sul suggestivo e variopinto gioco di luci dell'immensa città notturna; c'erano un letto a due piazze, un piccolo guardaroba e un angolo attrezzato per cucinare e mangiare. L'unica porta, al lato dell'armadio, doveva essere quella del bagno.
Si avvicinò alla vetrata, continuando a guardarsi intorno, studiando ogni particolare che potesse parlarle di Ben e della sua nuova vita così misteriosa. L'alloggio era pulito, fin troppo ordinato per essere quello di un giovane uomo, ma non se ne stupì più di tanto. Lui aveva subito un duro addestramento jedi, ed era stato comandante del Primo Ordine, non era certo abituato a vivere in modo intenso i suoi spazi intimi e privati come aveva fatto lei, per anni, su Jakku. Il rottame del suo vecchio AT-AT era stato la sua tana, il suo rifugio prezioso nelle notti gelide e ventose del deserto. Quando si era ritrovata nei suoi alloggi sul Destroyer Finalizer li aveva trovati estremamente freddi, quasi asettici.
Tolse lo zaino monospalla che portava a tracolla e lo lasciò cadere a terra. Si sedette sul letto e si sdraiò sulla schiena, un braccio abbandonato sopra la testa e l'altro poggiato sul grembo. Esausta e indolenzita, fissò il soffitto chiaro.
«Fai pure come se fossi a casa tua» la punzecchiò lui sarcastico.
«Non hai risposto alla mia domanda» gli ribadì caparbia senza voltarsi. Lo detestava quando evitava abilmente gli interrogativi scomodi.
«Hai un altro posto dove andare?» E lo detestava ancora di più quando rispondeva alle domande con altre dannate domande. Sospirò profondamente continuando a fissare il soffitto, incrociando le dita delle mani sul ventre, quel letto era straordinariamente comodo. Ovviamente non ce l'aveva, un posto dove andare. Modificare il caccia di Luke era stato più lungo e complicato del previsto, era atterrata su Corellia appena in tempo per iscriversi alla gara e non aveva trovato una sola camera libera nelle vicinanze.
«Come immaginavo» la redarguì, togliendosi con fatica la giacca e gettandola svogliatamente su una sedia, rimanendo in camicia. Poi si avvicinò, tenendosi l'addome dolorante con la mano. Si sedette accanto a lei, posando i gomiti sulle cosce e chinò il capo, pensieroso.
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Qualcosa finisce. Qualcosa inizia
FanfictionRey aveva ancora molto da metabolizzare di quello che era successo, e isolarsi da tutto le era sembrata l'unica alternativa per accettare l'inevitabile e per trovare un motivo per andare avanti, senza di lui. Ormai era una lotta continua con se stes...