Epilogo

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Io sono dentro di te

nel misterioso modo

che la vita è disciolta nel sangue

e mescolata al respiro.

(Antonia Pozzi)

* * *

«Sei sicura?»

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«Sei sicura?»

Rey rivolse a Ben uno sguardo scoraggiato. Stringeva fra le mani la tazza bollente di caf, mentre era appollaiata sulla sedia nella grande cucina. Eppure le sembrava di essere stata abbastanza chiara. «Ho solo detto che ho un ritardo. Non sono sicura di nulla» precisò seccata, sperando di essere più esaustiva, anche se non riusciva a mascherare la confusione e il turbamento.

«Ed è una cosa grave?» azzardò lui, teneramente ignorante. La fissava serio, con quel suo cipiglio cupo e penetrante, come se volesse leggerle dentro.

Rey sospirò. Poteva indagare nella sua mente quanto voleva, ne sapeva quanto lui.

«Dipende. Può vuol dire tutto e niente». In passato, su Jakku, le era già capitato di avere il ciclo sballato, soprattutto nei periodi in cui era più affaticata e non riusciva a mangiare abbastanza. Allora non rischiava certo una gravidanza. E nemmeno in quel momento, dato che si trovava ancora sotto l'effetto degli anticoncezionali.

Però era strano. E sospetto.

«Non c'è un modo per levarsi il dubbio?» Ben lo chiese con genuina apprensione.

Certo che c'era. Le sarebbe bastato rivolgersi all'unità medica GH-7 e lo avrebbe saputo in pochi minuti. Ma aveva paura. Paradossalmente temeva qualunque fosse stato il risultato. Se non era incinta sarebbe stata una forte delusione e avrebbe provato una sorta di velato senso di sconfitta. Ma se lo fosse stata... beh, il terrore si sarebbe impadronito totalmente dei suoi sensi. Non era ancora pronta ad affrontare psicologicamente un'altra gravidanza. Era fastidioso sentirsi così combattuta.

Quando era rimasta incinta di Han, non se ne era accorta se non dopo aver avuto le prime minacce d'aborto. Aveva iniziato a percepirlo solo quando stava per perderlo ed era stato atroce. In quel momento non sentiva nulla di particolare, stava perfettamente bene, anche troppo. Aveva soltanto un leggero indolenzimento al seno, ma questo le era capitato tantissime volte.

«GH-7 potrebbe fare un test su un campione di sangue» ammise, distogliendo lo sguardo dagli occhi scuri e indagatori di Ben, sentendosi a disagio.

«Ma...» la incalzò lui, rendendosi conto di quanto fosse in difficoltà.

Sospirò confusa. Bevve un sorso di caf, per prendersi il tempo di riflettere, e poi tornò a fissare la sua espressione tesa e corrucciata. «Ho paura». Non ebbe alcuna esitazione ad essere sincera. L'angoscia la divorava e l'inquietudine scuoteva i suoi sensi. «È da stupidi, lo so. Ma non mi aspetto che tu lo comprenda».

Qualcosa finisce. Qualcosa iniziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora