Capitolo X

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Sai che cosa penso?
Che non dovrei pensare
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un'anima
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te
E lo so, non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga

Torno sempre a te

Che fai rumore qui
E non lo so se mi fa bene
Se il tuo rumore mi conviene
Ma fai rumore, sì
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te

(Diodato, Fai rumore)

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Pianeta Chandrila, Settore Bormea, Hanna City

Rey udiva delle voci in lontananza, ma erano confuse e non riusciva a capire a chi appartenevano. Qualcuno stava parlando di lei, ne era sicura, anche se non distingueva le parole, nonostante si sforzasse di comprenderle. Era ancora avvolta dalle tenebre.

Riaprì gli occhi a fatica. Si costrinse a sollevare le palpebre pesanti, si sentiva spossata come se l'avessero presa a bastonate. Una lama di luce le ferì le pupille sensibili. Girò la testa da un lato per proteggersi e si portò una mano alla fronte.

Lentamente riprese coscienza di sé. Si rese conto di essere sdraiata sul letto della sua camera ma, per quanto si concentrasse, non riusciva a ricordare come ci fosse finita.

«Si sta riprendendo, meno male.» Finalmente le voci le giunsero più chiare, riconobbe quella di Rose ed aveva un tono sollevato.

«Deve stare a riposo assoluto» sentenziò qualcun altro, dalla cadenza chiaramente artificiale e che non aveva mai sentito prima.

«Che è successo?» mormorò confusa, infilando le dita tra i capelli scompigliati, sbattendo velocemente le palpebre e cercando di mettere a fuoco quello che la circondava. Rose era china su di lei e la scrutava con un'espressione preoccupata, dietro le sue spalle lampeggiavano gli occhi tondi, azzurrini e luminosi di un droide, incastonati in una stretta testa scatolare.

Cercò di sollevarsi, facendo leva sui gomiti, ma l'amica le mise una mano sulla spalla trattenendola e spingendola indietro. «Ferma. Non devi sforzarti» le intimò, con un'aria estremamente seria. A malincuore si sdraiò di nuovo, e sbuffò infastidita, voleva solo capire cosa le stava accadendo. «Ho sete» si lamentò sofferente. Aveva la gola secca ed in bocca le era rimasto un fastidioso sapore metallico.

Rose prese da sopra il comodino una piccola borraccia, da cui fuoriusciva una cannuccia e gliela porse. Si dissetò avidamente come se non avesse bevuto da secoli.

«Sei svenuta in cucina e hai sbattuto la faccia sullo spigolo del tavolo, prima di finire sul pavimento» le spiegò, mentre lo strano droide si spostò piano al suo fianco.

Qualcosa finisce. Qualcosa iniziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora