Capitolo XV

411 26 76
                                    


Ed ho cercato te perché mancavi

ti ho ricercato dentro a un pensiero.

L'ho fatto in un sorriso.

Ti ho cercato in uno sguardo tra le righe del giorno.

Nel mio inferno e paradiso

nell'assoluto silenzio, tra gioia ed amarezza.

L'ho fatto in posti nuovi e su vecchie strade

tra le ombre dei giorni.

L'ho fatto facendomi male

con ogni forza e gran speranza.

Ti ho cercato... perché...

Mancavi.

(Elias Kimera)

* * *

* * *

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Cap. XV

Tre mesi dopo...

Il raggi del sole filtravano infuocati tra le fessure scure, proiettando strisce di luce nella stanza che pulsavano nella polvere sospesa, formando punti brillanti sul pavimento e sul tappeto prezioso che lo copriva. Poi si disperdevano in un forte bagliore sulla fibbia della sua cintura di cuoio, rigorosamente arrotolata sui suoi abiti perfettamente ripiegati su una poltrona.

Ben sbatté le palpebre e si guardò intorno perplesso: in quella stanza regnava il solito fastidioso disordine. La lunga fascia chiara di Rey pendeva aggrovigliata alla testiera ai piedi del letto, uno stivaletto si trovava per terra, sopra la camicia di lino bianca stropicciata, i bermuda color kaki giacevano in tutt'altra direzione, appesi alla lampada sul comò. Una calza grigia penzolava dallo schienale della poltrona. La seconda calza e il secondo stivaletto non si vedevano da nessuna parte.

Sospirò scoraggiato. A Rey piaceva spogliarsi in fretta e in modo istintivo e disordinato. Avrebbe dovuto abituarsi alla sua noncuranza. Non aveva altra scelta.

Si alzò dal letto e si diresse nudo verso la grande vetrata, aprì le imposte e guardò fuori. Dalla superficie del Mare D'Argento, piatta come uno specchio, si alzava un leggero velo di nebbia. Le foglie delle betulle e degli ontani del giardino, oltre la terrazza, brillavano nella rugiada mattutina.

Sentì Rey stiracchiarsi con un brontolio indistinto.

Sospirò di nuovo. «È una giornata meravigliosa oggi» non poté fare a meno di considerare, riparandosi dal sole le iridi sensibili, col palmo della mano.

«Eh? Cosa?» Sentì mugugnare da sotto la coperta.

«È una giornata davvero bellissima» ripeté tra sé, beandosi di quella visione quasi celestiale. Quanto tempo era passato da quando si era soffermato ad ammirare un magnifico paesaggio con il cuore leggero e la mente scevra da preoccupazioni? Non se lo ricordava neanche più. «Dovresti venire a vedere... » le suggerì sorridendo, sapendo che per lei, alzarsi così presto, sarebbe stato un dramma.

Qualcosa finisce. Qualcosa iniziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora