Capitolo VII

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Ti sei innamorato di una tempesta.

Ti aspettavi davvero di andartene illeso?

(Nikita Gill)

* * *

Cap. VII

Pianeta Theron, Sistema di Theron. Otto settimane standard dopo...

Ben entrò nella stanza buia con in mano una bottiglia di Champagne garwilliano mezza vuota, trascinandosi dietro una Rey zoppicante, poco sobria ed eccitata. Avevano passato l'intera serata a festeggiare la seconda vittoria consecutiva del loro Dark Squadron e, a stento, erano riusciti a trovare la via del ritorno.

Avevano primeggiato anche sugli sprint orbitali, che erano sempre stati la sua specialità, ed ora li attendevano le prove più lunghe e impegnative. Avevano mangiato a crepapelle, ballato (ma forse era più appropriato dire che si erano scatenati e dimenati come Ewoks ubriachi) e, soprattutto, avevano bevuto senza ritegno.

Mosse alcuni passi all'interno del piccolo appartamento, che Otkiis aveva messo loro a disposizione, barcollando e cercando di tenere a bada le mani della jedi che lo tastavano dappertutto cercando di spogliarlo.

«Sta' buona» le intimò sogghignando, anche se la sua impazienza e intraprendenza non potevano che fargli piacere.

Rey si fermò giusto il tempo di liberarsi delle décolleté, di cui una col tacco spezzato, calciandole via dai piedi doloranti in modo molto poco sensuale. Poi tornò all'attacco infilando le mani minute e calde sotto la sua maglia nera sbrindellata, seguendo la curvatura e la consistenza dei suoi muscoli, le infinite incrinature della pelle.

L'aveva ammirata per tutta la sera, avvolta in quel vestitino nero, aderente e succinto, che le aveva prestato quel diavolo tentatore di Dana. Non l'aveva mai vista con indosso una gonna e, ben più di una volta, gli era salita la voglia urgente di trascinarla in un luogo appartato e farla sua contro un muro, fregandosene di chiunque avrebbe potuto beccarli in flagrante. Si era trattenuto solo per evitare alla jedi una magra figura che avrebbe disintegrato la sua casta reputazione per sempre.

Di solito reggeva bene la birra corelliana, ma quella sera si era dato alla pazza gioia, scolandosi di tutto di più col preciso intento di prendersi una sbronza colossale, alla faccia di chi gli aveva sempre imposto uno stile di vita da monaco.

Si attaccò al collo della bottiglia ma Rey gli afferrò la mano con prepotenza, fermandolo prima che potesse bere. «Ehi, basta con quella roba. Mi servi sobrio ancora per un po'» gli intimò con un sorrisino ebete e gli occhi lucidi per l'ebrezza.

Sobrio non era proprio l'aggettivo più adatto alla sua attuale condizione. «Un po' d'alcool non mi ha mai fermato» la tranquillizzò, scolandosi il resto dello Champagne e gettando con noncuranza la bottiglia alle sue spalle. L'afferrò con prepotenza e la tenne stretta a sé, poi cercò famelico le sue labbra tumide, così morbide ed invitanti.

Rey si lasciò trasportare dalla sua irruenza abbandonandosi a quel bacio con tutta la sua passione. Schiuse la bocca e cercò bramosa la sua lingua.

Un desiderio rovente gli invase le vene. Se era del sesso sfrenato, quello che la jedi stava cercando, lo avrebbe avuto.

Nessuna dolcezza.

Nessuna riserva.

Le lambì con la punta delle dita le cosce nude, accarezzandole sensualmente, sentendola gemere e fremere sotto il suo tocco.

Rey chiuse gli occhi, piegò leggermente la testa all'indietro e si lasciò toccare, esplorare, lasciando che i suoi gesti divenissero sempre più arditi ed eccitanti.

Qualcosa finisce. Qualcosa iniziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora