Ai gomiti e ai piedi avranno stelle
Benché impazziscano saranno sani di mente
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla
Benché gli amanti si perdano l'amore sarà salvo
E la morte non avrà più dominio
(Dylan Thomas)
* * *
Cap. XIII
Lo sguardo serio e cupo di Ben era fisso sulla figura immobile di Rey.
La morettina intraprendente capì al volo che era più saggio eseguire il suo consiglio alla lettera, e lasciò la camera senza fiatare, portandosi appresso l'unità medica GH-7, che invece si ostinava a protestare.
Quando rimase finalmente da solo con lei, una sensazione di inquietudine lo pervase. Si respirava un'atmosfera strana tutt'attorno. Aveva la certezza che si fosse consumato qualcosa di grave fra quelle mura, ma il suo cervello era in modalità autodifesa e si ostinava a non volerlo accettare. Si avvicinò al corpo di Rey lentamente, quasi ne avesse paura, divorato dal timore di conoscere la verità atroce che aleggiava nell'aria, e la studiò angosciato.
Il corpo della jedi era sdraiato sul fianco sinistro, sotto una coperta leggera dal quale fuoriuscivano solo la testa, le spalle e le mani, posate sul cuscino, accanto al viso esangue.
Aveva gli occhi aperti, ma il suo sguardo era perso nel vuoto, le labbra erano pallide e disidratate. Il suo respiro era debole, appena percettibile. Di tanto in tanto sbatteva le palpebre, ma sembrava più un movimento riflesso che volontario. Non si era nemmeno accorta della sua presenza, sembrava ipnotizzata, completamente estraniata dalla realtà. Ben si rese conto che era sotto choc.
Deglutì a vuoto e si fece coraggio, la raggiunse e, con cautela, si sedette sul letto accanto a lei, come se avesse timore di farle del male, ma nemmeno in quel momento Rey reagì alla sua vicinanza. Gli sembrò di rivivere la scena agghiacciante di Exegol, quando l'aveva vista a terra, poco lontano da lui, dopo essere riemerso da quel maledetto burrone senza fondo.
Rey gli restituiva solo sensazioni negative. Non erano solo le loro anime ad essere legate, ma anche i loro corpi, in modo indelebile. Percepiva tutta la sua sofferenza come se fosse lui stesso a provarla. Sollevò la mano e sfiorò, con la punta delle dita, la sua fronte cerea, in cui spiccava una piccola ferita suturata di fresco; la sua pelle era fredda e sudata, scese delicato sulla guancia, ed un brivido gelido gli attraversò tutto il corpo.
«Rey» la chiamò in tono fermo, anche se dentro di sé era terrorizzato, sperando che lo sentisse, ma lei si limitò a sbattere lentamente le palpebre e a sussultare appena, senza voltarsi a guardarlo.
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Qualcosa finisce. Qualcosa inizia
FanfictionRey aveva ancora molto da metabolizzare di quello che era successo, e isolarsi da tutto le era sembrata l'unica alternativa per accettare l'inevitabile e per trovare un motivo per andare avanti, senza di lui. Ormai era una lotta continua con se stes...