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Felix pov's
Parto col dirvi di non cantar vittoria mai, non perché non dobbiate avere i vostri momenti di gioia ma solo perché si sa, una volta averlo fatto la ragione della vostra 'vincita' si rifarà viva.
Anche prima di quanto immaginate.

E così è accaduto a me, ma chissà a quante altre persone si saranno ritrovate in questa situazione magari anche impreparate.

Come dicevo, cantai vittoria troppo presto, dicendo che stavo bene ora che mio padre non c'era più eccetera eccetera, ma come stabilito dal karma, ritornato a casa lo ritrovai seduto a gambe incrociate con in mano una tazza di caffè molto probabilmente amaro, senza neanche un granello di zucchero.

Lo prendeva sempre così, diceva che 'le cose amare vanno prese con il loro sapore naturale' quindi a meno che non gli abbiano fatto il lavaggio del cervello, starà bevendo quel liquido acido.
Come il suo carattere d'altronde.

"Ciao. Figlio." quelle parole uscivano dalla sua bocca come fossero insulti, come se mi stesse facendo un favore, con il suo sguardo tagliente, in grado di percepire ogni tuo pensiero, come se conoscesse già le tue mosse, come se sapesse perfettamente tutto di te.

Era il nemico che non riuscirei a sconfiggere perché, esattamente, colma ogni parola precedentemente formata da un 'come se'.
Perché sì, sa tutto di me senza neanche aver avuto un minimo di interesse.

Avrò passato mattinate intere a provare ad avere un buon rapporto con lui, e faceva male guardare quelle famiglie nelle serie TV che si volevano bene, che passavano pomeriggi insieme, che viaggiavano insieme, e faceva ancor più male  vedere come queste famiglie al di là dello schermo si tramutavano in realtà mentre tu... tu eri lì a cercare di immaginarti come sarebbe abbracciare quel tuo genitore che non vedi mai o che semplicemente non c'è più.

Sentirsi feriti è dir niente, non posso provare le stesse emozioni che prova chiunque abbia un solo genitore ma io, io posso provare lo stesso sentimento di chi ha un padre e una madre sotto lo stesso tetto, sotto lo stesso tetto ma non sotto la stessa ala, e se parlo di ali non pensate a quella formata da splendide piume, no, pensate a quell'ala che a volte viene accomunata alla maternità o alla paternità.

Quell'ala aveva smesso di proteggermi nel preciso momento in cui hanno scordato cosa volesse dire avere una famiglia.

"Ciao." anche avergli rivolto quella comune parola voleva dire aver perso tempo ma ormai, il tempo, per me era più che contato.

"Non mi fai la classica domanda del tipo: che ci fai qui? Eh?" Come dicevo prima, le sue parole uscivano fuori come lame.

"Sarai qui per creare ulteriori danni fisici e morali quindi non vedo perché dovrei interessarmi della tua presenza." Mi accorsi autonomamente del tono stanco che la mia voce faceva percepire,  d'altronde come non biasimarla, era notte e alla vista di quell'uomo si potrebbe provare solo delusione e malinconia.

"Non far sembrare tutto un mortorio figlio, sono tornato per darti un regalo e i miei più sinceri auguri." gli donai tutta la mia fiducia nel momento in cui la ripudió malamente davanti gli occhi di centinaia di persone che seppur capirono la situazione non fecero altro che sparlare della debolezza che provavamo verso di lui.

"Mi dispiace, non volevo renderti l'attimo 'sepolcrale' e comunque non voglio niente che sia passato per le tue mani sopratutto se quest'ultime avranno toccato oggetti e persone vogliosi di esser trattate come giocattoli." sarebbe stato davvero bello avere una famiglia che si vuole bene e senza problemi. Sarebbe altrettanto bello essere senza problemi.
Di alcun tipo.

Mi piacerebbe condividere con voi tutto quello avvenuto a seguire ma la mia sfortuna aveva voluto darmi il fatidico colpo di grazia.
La perdita dei sensi.

Sarei stato molto felice se con i sensi avessi perso anche la memoria, così da dimenticarmi di lui.

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