Senzapelle

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C'era una volta,

in un paese ormai dimenticato, una bambina molto particolare. Aveva un nome, ma nessuno lo usava perché, per tutti quanti la conoscessero, lei era Senzapelle.

Senzapelle era diversa dagli altri.

Quando nacque, urlando a pieni polmoni il suo disappunto, l'ostetrica, sconcertata dall'aspetto della creatura, riuscì ad atteggiare comunque il suo volto al sorriso, dicendo alla madre:

- Ecco la tua bambina! È ben formata e si muove vivacemente. C'è qualcosa di anomalo nella sua pelle, ma vedrai che si sistemerà!

Ma Senzapelle crebbe senza che nulla si sistemasse. Sua madre e suo padre, angosciati, la portarono dai migliori guaritori, rassicurandola ogni volta con un bel sorriso:

- Vedrai, piccina, che tutto andrà bene! Il guaritore ti aiuterà e ti renderà come gli altri!

- Sorridi anche tu, piccina! Non c'è nulla in te cui non si possa rimediare.

Senzapelle stringeva loro le mani, impaurita, tirata come un aquilone, i piedi a stento ancorati al suolo.

Era difficile la vita, soprattutto quando non c'erano adulti attorno: gli altri bambini la evitavano, quando erano buoni; altrimenti, la canzonavano, la spintonavano e la insultavano.

Gli adulti avevano imparato a sorriderle, nonostante la repulsione. Povera creatura sfortunata, non potevano far altro che compatirla! Una vecchia del paese la prese addirittura in simpatia, accettando di buon grado la sua compagnia e raccontandole delle storie. Tentava, a suo modo, di confortarla e darle consigli, era convinta che la situazione sarebbe migliorata.

- Forse puoi imparare a essere come gli altri, piccina! Perché non hai sorriso al signor Rinaldo, quando ti ha salutato?

- Nonnina, mi spiace ma non ce l'ho fatta! Ha gli occhi cattivi.

- Piccina, sarai sempre sola, se fai così!

Gli anni passarono, Senzapelle crebbe e rimase veramente sola. La vecchia signora non c'era più, restava solo il ricordo; i suoi genitori, dopo averle provate tutte, avevano costruito una casa nella foresta. Lì non sarebbe stata costretta a mescolarsi agli altri. Aveva ogni conforto e, una volta a settimana, percorreva la strada fino al paese e incontrava i suoi genitori. Arrivava sempre all'imbrunire, coperta da una mantella ampia, con il cappuccio tirato sul volto. Allo stesso modo, se ne andava sempre prima dell'alba. Qualche anno dopo, Senzapelle cominciò a coltivare il suo orticello, di fianco alla piccola casa, e diradò le sue visite in città.

Non sentiva particolarmente la mancanza della sua vita precedente. La foresta la faceva sentire accolta, non una delle bestie selvatiche le aveva mai dato disturbo e lei se ne prendeva cura.

Dopo un po' di tempo, la gente del paese cominciò a dimenticare Senzapelle.

Nella foresta, Senzapelle girava libera, il cupo cappuccio lasciato ricadere sulle spalle.

Giunse il tempo in cui il giovane principe di un regno lontano si recò in visita nel paese di Senzapelle. Conclusi i suoi doveri, decise di svagarsi, girando un po' a cavallo, ma si smarrì, entrando impulsivamente nella scura foresta. Era sera e la luce della luna non riusciva a penetrare tra i fitti rami. Stava già per cercare un riparo dove passare la notte quando ebbe una visione così strana che credette di sognare: una fanciulla vagava da sola, tra gli alberi; la accompagnavano le bestie selvatiche, senza mostrare alcun timore o aggressività. I capelli ricci ondeggiavano al vento e il suo volto riluceva di una pallida luce. Gli parve incantevole.

L'indomani, tornato in paese, provò a domandare se qualcuno sapesse mai chi potesse essere la fanciulla della foresta. Tutti quelli che interpellava, però, gli rispondevano che nessuno sano di mente sarebbe mai andato a vivere nel bosco, doveva essere dunque stato un sogno o un incantesimo. Un uomo vecchio e curvo, tuttavia, lo guardò con stupore e, appena poté, gli bisbigliò:

- Io credo, signore, che lei abbia visto la mia bambina. Senzapelle, la mia piccina. Lei vive sola nel bosco, perché è diversa.

- Spiegati, dunque, uomo! Che vuol dire che è diversa?

- È nata diversa, signore, lei è nata senza la pelle! Non la vedo da tanto, ormai! Ma da quando è nata, il suo volto, con tutte le espressioni facciali, è nudo, esposto al mondo, decifrabile anche a distanza, dal momento che la sua carne riluce. È una cosa tremenda signore! Qualunque cosa lei provi o pensi, lo conosce il mondo intero. Un mostro, povera creatura!

Il giovane principe rimase pensieroso: non aveva mai conosciuto qualcuno che mostrasse ogni suo sentimento! Ma la creatura che aveva visto nel bosco non gli era apparsa come un mostro, quanto come una visione, un miracolo.

Quella sera, decise dunque di tornare nella foresta.

Ci tornò ogni sera, per giorni e giorni, così tanti che ne perse il conto e il re suo padre cominciò a disperare nel suo ritorno. Ma il principe non diede a quest'attesa alcuna importanza: voleva farsi conoscere lentamente dalla fanciulla, avvicinarla senza intimorirla e farsi vedere da lei. Lui aveva la pelle, conosceva le maschere, ma aveva voglia di mostrarsi per quel che era. E la carne rilucente di Senzapelle brillò per lui, mostrando dapprima timore e diffidenza, poi cauta curiosità, poi sentimenti sempre più vividi, che tingevano le gote di un luminoso rossore.

Giunse poi la sera in cui il giovane decise di dichiarare il suo amore a Senzapelle.

- No, mi dispiace. No. Non verrò nel mondo, nemmeno per amor tuo! - esclamò lei - non voglio più essere guardata come un mostro, come qualcosa di strano da cui star lontani!

- Allora resterò io qui, nella foresta. Ma non voglio star lontano da te.

E fu così che il principe andò a vivere nella foresta, assieme a Senzapelle. Ogni giorno, qualche rappresentante del regno andava a parlare con lui. Inizialmente, per convincerlo a tornare; poi, sempre più spesso, per curiosità, infine per piacere.

Fu strano per la gente scoprire che Senzapelle poteva essere considerata una meraviglia e un miracolo; fu strano per Senzapelle scoprire che, anche fra la gente con la pelle, c'è chi si mostra senza maschere.

Il mondo non cambiò, tranne che sotto quella piccolissima fetta di cielo.

La Libraia del turno di notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora